Poche persone possono fregiarsi di più di un titolo NBA. Di solito si ricordano le grandi star: Bill Russell, Michael Jordan, Kobe Bryant, Shaquille O’Neal. Passano di mente, invece, i grandi comprimari, gli uomini che agiscono dietro le quinte, in quella zona grigia al di fuori delle statistiche e della venerazione dei fans, che fanno quel lavoro sporco che alla fine quei titoli te li fa mettere in bacheca. L’alfiere principale di questa nutrita schiera di attori silenziosi è sicuramente Robert Horry, ala forte girovaga dal tiro pesante nelle corde che, a cavallo tra il decennio 1990 e il 2000 si è portato a casa 7 titoli, con tre franchigie diverse (Houston Rockets, Los Angeles Lakers e San Antonio Spurs), diventando il più ingioiellato della storia della lega (eccezion fatta per il signor Bill Russell).
Non è difficile capire quindi perché tale e tanto mostro sacro del basket si possa permettere dichiarazioni anche piuttosto “forti”, come quella di ieri, espressa in una intervista allo show “Boomer & Cartoon” dell’emittente radiofonica WFAN, dove Big Shot Bob ha voluto riflettere sulle straordinarie prestazioni di LeBron James in questi Playoffs, ma soprattutto in queste Finals:
“Il percorso che LeBron sta facendo è impressionante. Mi ricorda due ragazzi diversi: il LeBron del 2007, quando ha portato quella squadra alle Finals – le prime per i Cavs – e quello che fece Allen Iverson quando portò i suoi Sixers alle Finals. Quando hai un branco di signori nessuno, un branco di persone su cui non puoi contare – a parte Dikembe Mutombo per i Sixers – portarli alle Finals, caricarteli sulle spalle e fare tutto, offensivamente e difensivamente, per portarli lì, è speciale.”
Sicuramente LeBron si sta esprimendo a un livello superiore, mettendo in campo, nella postseason dei Cavs, 29.3 pts, 10.6 rbd e 8.3 ass in 37.2 minuti di utilizzo medio (questo il dato più alto dei Playoffs), numeri che salgono a un imbarazzante 41.5 pts, 12 rbd e 8.5 ass se si guarda solo alle due gare fin qui disputate delle Finals, eppure il giudizio di Horry nei confronti del supporting cast del “Prescelto” sembrerebbe essere troppo duro: J.R. Smith, Iman Shumpert, Timofey Mozgov, Tristan Thompson e, soprattutto un sorprendente Matthew Dellavedova (fenomenale e “commovente” in difesa su Steph Curry in Gara 2), non hanno fin qui sfigurato nel loro ruolo, e sono sempre pronti a vendere cara la pelle e a fare la loro parte nella difficile rincorsa al titolo.
I Cavs si augurano che i parallelismi di Horry si fermino qui. Soprattutto perché tanto i Cavs del 2007, quanto i Sixers di Iverson nel 2001, le Finals le persero.