MVP della Regular Season, protagonista indiscusso ai Playoff, vincitore del primo Titolo NBA alla prima finale giocata. 9 mesi da incorniciare per Steph Curry, consacratosi definitivamente come giocatore di primissimo livello in una Lega stracolma di talento.
Suonata l’ultima sirena e ammainate le bandiere in quel di Oakland dopo la parata, non restano che le cifre di questa stagione. Dopo aver posto la parola “fine”, è interessante andare a tirare le somme rispetto quanto il playmaker di Golden State è riuscito a produrre sul parquet in questi mesi.
Record di triple segnate in Regular Season (286), record di canestri dalla lunga distanza ai Playoff (98). Se la matematica non è un’opinione, essendo l’intera stagione composta dall’unione di questi 2 momenti di gioco, possiamo affermare che è anche il record di realizzazioni da 3 totali.
286 + 98 =384.
Numeri che nell’anormalità a cui Curry ci ha abituati suonano anche familiari. La varietà però è quello che più di ogni altra cosa lascia a bocca aperta.
I dati Synergy “perdono per strada” 3 realizzazioni (evidentemente non rilevate come tali dallo Sport VU System), ma la sostanza non cambia. Non esiste un punto debole. Quando il numero 30 ha i piedi dietro la linea dei 3 punti può fare canestro in ogni modo mantenendo costante l’efficacia. Un tormento per chi deve preparare la partita contro di lui.
La situazione più frequente? Pick&Roll Ball Handler. Ossia, palla in mano a lui con il compagno che gli porta il blocco.
Mai essere così passivi nella marcatura. Se il piccolo non mette pressione e il lungo resta così dentro, non ha neanche senso guardare come va a finire. Tocca già prepararsi a fare la rimessa.
In questo caso invece Nenè è più vicino. Non deve permettergli di girare l’angolo in libertà, deve fare quel passo avanti e mettere il suo corpaccione dinanzi al playmaker avversario.
Il lungo brasiliano invece non lo fa. Resta dentro, nella terra di nessuno. In quel limbo in cui ti tocca voltar la testa e guardare la palla entrare docile nel canestro. Splash.
Questa la carrellata di tutte le sue realizzazioni in RS. (al minuto 0:23 e 1:16 le 2 azioni precedentemente esposte, ma guardare anche il resto è allo stesso modo molto piacevole).
Volevo inoltre soffermarmi su un paio di particolari, partendo dalle “mappe di tiro”.
A sinistra la stagione regolare, a destra i Playoff. L’angolo destro nella seconda carta. Quello l’unico punto in cui la produzione di Curry è stata leggermente inferiore alla media NBA. Per il resto è un trionfo di verde ed in generale di una produzione superiore alla media, nonostante i volumi di gioco. Steph infatti è il giocatore che più di ogni altro tira da 3. In un mondo normale questo dovrebbe abbassare la sua percentuale in favore di quelli che tentano meno conclusioni.
La normalità però in questa stagione è stata messa da parte. Anche perché altrimenti sarebbe stato difficile immaginare un dato. Left corner three, angolo sinistro. 38/56 in combinata, il 68% scarso. “Ma sono tiri da 3, mica liberi!”, verrebbe da esclamare. Talmente automatico da metterlo ad occhi chiusi.
Senza senso alcuno. Senza il dovuto rispetto per le leggi della fisica.
In definitiva, palla in mano sul p&r no. In transizione, no. In isolamento, no (è il dato “peggiore”, ma sempre prossimo al 40%). Lontano dalla palla, neanche a parlarne. Una sentenza sia in spot up che in uscita dai blocchi (46 e 47 per cento, rispettivamente).
La domanda finale che mi frullava per la testa però guardando la tabella Synergy era: ma se analizzano così nel dettaglio ogni tipologia di tiro, nella categoria “Others”, che tipo di canestri avranno catalogato" layout="responsive" width="560" height="315">
Trovatela voi una “tipologia” per questo canestro. Io forse la parola giusta ce l’ho. Arte.