Categorie: Road To Draft

Road to Draft 2015: Willie Cauley-Stein

Altra annata, altra delusione per John Calipari e i suoi Kentucky Wildcats: dopo una stagione passata nel segno dei successi, la truppa del coach italoamericano ha nuovamente fallito il bersaglio grosso cadendo fragorosamente dopo essere arrivati alla Final Four di Indianapolis senza sconfitte. E dire che la squadra quest’anno era di livello assoluto, forse addirittura più del solito, tanto da essere spesso definita la trentunesima franchigia NBA per il talento dei propri interpreti e il livello generale, in particolare nel settore lunghi, dove Calipari poteva contare addirittura su tre giocatori oltre i 7 piedi, uno per ogni anno di college: il quotatissimo freshman Karl-Anthony Towns, ultimo erede di una dinastia che negli ultimi anni ha visto i migliori lunghi liceali fare tappa per un annetto a Lexington, il sophomore Dakari Johnson e un junior che è stato la chiave difensiva della stagione: stiamo parlando di Willie Cauley-Stein, protagonista di questa puntata della nostra rubrica Road to Draft.

I “ragazzini” di Kentucky: da sinistra, Cauley-Stein, Johnson e Towns

WILLIE CAULEY-STEIN

Quando uno nasce portato per un qualche sport non c’è niente da fare, se la caverà più o meno bene in qualsiasi disciplina. Come molte altre attuali star NBA, negli anni del liceo alla Olathe Northern High School della nativa Olathe, in Kansas (dove vede la luce nell’agosto del 1993), anche il buon Cauley-Stein si diletta con la palla spicchi così come con la palla ovale: 57 passaggi ricevuti e 14 touchdowns nell’anno da senior, ma la stazza che ormai supera i 2.10 presagisce un ben più radioso futuro sul parquet.

Diplomatosi nel 2012, anche Willie cade nella tela intessuta da Varys/Calipari, snobbando la nativa Kansas per scegliere i Wildcats freschi vincitori di titolo NCAA. Inizia l’annata da freshman come cambio extra lusso del golden boy Nerlens Noel, ma quando l’attuale Sixers ci rimette un crociato tocca a Willie partire in quintetto, chiudendo con cifre più che ragguardevoli (8.3 punti e 6.2 rimbalzi con oltre il 60% dal campo). La stagione successiva il copione più o meno si ripete, ma il sesto uomo diventa sempre più uno specialista difensivo: i numeri offensivi peggiorano, ma dà via qualcosa come 106 stoppate stagionali (circa 3 di media), con due partite da 9 tiri cancellati (!!!). Sarebbe pronto per provare il grande salto nella Lega, ma un infortunio contro Louisville durante il Torneo NCAA 2014 lo spinge, evento più unico che raro di questi tempi, a restare un terzo anno a Lexington. Arriva così la definitiva consacrazione a muro difensivo, col titolo di Difensore dell’anno della Southeastern Conference nonché l’inclusione del primo quintetto divisionale: manca però ancora una volta l’assalto all’agognato titolo NCAA, visto che i suoi Wildcats perdono la prima gara stagionale con Wisconsin in semifinale.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Come accennato in precedenza, Cauley-Stein è un sette piedi tondi (2.13 metri per le misure europee) che gioca ovviamente nel ruolo di centro. Non pensate però alla classica montagna enorme e statica: fisico atletico e asciutto, il nativo del Kansas è dotato di grande atletismo ed esplosività, e corre per il campo come un giocatore di stazza molto inferiore (non a caso negli anni ruggenti in cui giocava anche a football era un wide receiver): rapido anche negli spazi stretti, in generale si può dire che sia ben più veloce di quasi tutti i pariruolo, specie se dotati di quei centimetri. Quest’atletismo e questa reattività lo rendono un lungo in grado di correre benissimo in contropiede e gli permettono concludere efficacemente nei pressi del ferro, soprattutto chiudendo gli alley oop (pericolosissimo in particolare sugli aiuti dei lunghi, in cui si fa trovare pronto in area per lo scarico): non a caso ha chiuso le stagioni al college sempre attorno a un irreale 60% dal campo, frutto ovviamente di conclusioni ad altissime percentuali.

Ma la sua qualità più importante, come accennato in precedenza, è senza dubbio la presenza difensiva. Grazie al citato atletismo e rapidità di piedi, unito a una grande applicazione, Cauley-Stein è semplicemente un difensore mostruoso, estremamente versatile ed efficace su svariati tipi di giocatori. La dote più evidente è quella di non soffrire affatto avversari più piccoli e veloci sul perimetro: Calipari anzi l’ha utilizzato molto spesso come mastino sui più pericolosi esterni avversari, e non solo in situazioni d’emergenza, come un eventuale cambio difensivo. Ecco, immaginatevi un sette piedi che non va sotto in velocità sul perimetro cosa possa significare… Inutile di conseguenza specificare quanto sia efficace anche nella difesa sul pick ’n roll: bravo nell’aiuto e recupero, quasi illegale quando cambia, non andando sostanzialmente mai sotto. Paradossalmente, è quasi più vulnerabile in post, specie con lunghi fisici (è un po’ leggero fisicamente), ma tiene grazie all’altezza e alle braccia lunghe (perennemente alte in difesa); è bravissimo inoltre ad anticipare la ricezione in post, oltre a essere un eccezionale stoppatore, soprattutto in aiuto. La rapidità e la reattività lo rendono inoltre un ottimo rimbalzista offensivo, difficile da tagliare fuori e in grado di saltare più volte consecutivamente.

Se i rimbalzi in attacco non sono mai stati un problema, lo sono già di più quelli nella propria metà campo: l’ormai ex Wildcat infatti non dispone infatti di una strabordante forza fisica, è piuttosto magro per il ruolo che ricopre e tende quindi a faticare a tagliar fuori pariruolo più fisici. L’assenza di fisicità si ripercuote inoltre sul suo gioco offensivo (fatica a concludere nel traffico) ma anche difensivo, sempre contro avversari più grossi di lui (il nome di Frank Kaminsky probabilmente gli provoca ancora incubi notturni…). Ma se la difesa rimane comunque il suo punto forte, il problema principale sta nell’altra metà campo: eccezion fatta per schiacciate e lay up, Cauley-Stein non dispone infatti di alcun efficace movimento in attacco, né spalle né fronte a canestro. Nei pressi del ferro manca del tocco (non di rado sbaglia anche appoggi molto semplici) e fatica a punire anche avversari più piccoli di lui, agevolando le difese avversarie; anche il jumper dalla media, pur in netto miglioramento, non è ancora molto affidabile, rendendolo mediocre anche dalla lunetta (anche se le percentuali dalla linea sono sempre aumentate nei 3 anni di college, pur non superando un 61% come miglior risultato…). Anche il trattamento del pallone è rivedibilissimo, con un palleggio molto balbettante e una capacità di passaggio, specie sotto pressione, piuttosto precaria. Insomma, al momento il repertorio offensivo di Willie non va oltre qualche schiacciata al volo o in contropiede. Qualche problema anche da un punto di vista mentale: non brilla infatti per costanza, tende a perdere concentrazione e ad uscire dalla gara ed è piuttosto discontinuo nel rendimento.

Cauley-Stein in difesa sul perimetro su Frank Kaminsky di Wisconsin

PROSPETTIVE

Pur con tutti i limiti tecnici evidenziati, che si aggiungono all’età non verdissima (debutterà nella Lega a 22 anni compiuti), Cauley-Stein rimane un prospetto di più che discreto interesse: come dicono spesso gli americani infatti “l’altezza non si insegna” e un lungo in grado di presidiare efficacemente l’area fa parecchio gola nell’attuale NBA, specie se come prevedibile dovesse irrobustirsi una volta approdato tra i pro. Ecco perché potrebbe auspicare tranquillamente a finire in zona Lottery, forse addirittura tra le prime 10, difficilmente oltre la 15: anche con alcuni difetti su cui lavorare, il prodotto di Kentucky è un lungo difensivamente già pronto per la Lega, che potrebbe avere fin da subito un ruolo simile a quello dei vari Deandre Jordan, Tyson Chandler o Samuel Dalembert cui tanto somiglia. E scusate se è poco: in una NBA sempre più orientata alla filosofia dei 4 giocatori perimetrali e un solo lungo di ruolo a presidio del pitturato, un big man con queste caratteristiche, pur essendo difficilmente un potenziale All Star, potrebbe far comodo a parecchie squadre.

 


 

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Pubblicato da
Giacomo Sordo

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