Categorie: Editoriali NBA

Un pizzico di tattica NBA: lo “Shuffle” dei San Antonio Spurs

Inauguriamo oggi una nuova rubrica che porteremo avanti durante questa lunga (e calda) offseason NBA. Un modo per avvicinarci il più possibile a quelli che sono gli schemi, i movimenti e le tattiche più utilizzate dalle franchigie d’Oltreoceano. Un modo per provare a cogliere sfumature e particolari sui quali è difficile porre l’attenzione durante il continuo susseguirsi di partite di stagione regolare e Playoff.

Per iniziare partiamo da uno dei maestri, forse chi più di ogni altro è ritenuto il coach di riferimento dell’intera Lega. Gregg Popovich e i suoi San Antonio Spursmagnifici perdenti in uno dei primi turni di PO più belli della storia NBA.

Uno schema o meglio, un gioco che è sintomo di come la squadra texana faccia della semplicità e della pulizia d’esecuzione le sue vere armi, prima ancora di ricorrere ad arzigogolati e complessi disegni sulla lavagna in allenamento.

Partiamo dal nome. Shuffle. Un sostantivo, molti significati. Come è solita essere la lingua inglese. Il senso in realtà è da ricercare proprio nel mix di tutte le accezioni che il termine comprende.

Il verbo vuol dire “mescolare”, ed in parte in effetti si mischiano le pedine sul parquet. Ma il sostantivo ha tra le sue varie traduzioni un paio che sembrano fare proprio al caso nostro: una è riferita all’andatura. “Strascicata”, “strisciante”. E soprattutto, in senso figurato, shuffle è anche sinonimo di inganno, di trucco.

Mescolare. Andatura strascicata. Inganno. Andiamo a vedere in cosa consiste (che è meglio!).

L’attenzione su questo gioco è stata richiamata da un particolare. Dalle conclusioni prese negli ultimi mesi da Leonard (e non solo) al ferro a chiudere degli alley oop giocati solitamente con Duncan nelle ruolo di passatore. Una vera rarità fino ad un paio di anni fa all’interno delle opzioni d’attacco degli Spurs. Vedere per credere.

Questo infatti il numero di ally oop completati nel biennio 2011-2013 da parte delle varie squadre NBA. San Antonio non era ultima, di più. 5 sole conclusioni in 164 gare (50 volte in meno rispetto ai Clippers, leader indiscussi). Sì, in sostanza una possibilità praticamente assente dal playbook dei nero argento.

Le cose invece nelle ultime 2 annate sono in parte cambiate, grazie proprio all’introduzione di questo nuovo set d’ingresso nel flow offensivo.

Assetto di base molto semplice. Parker consegna a Duncan fuori dall’arco dei 3 punti e va a prendere posto in angolo. La guardia si muove sul lato opposto, sempre verso il perimetro.

La prima opzione che quest’entrata fornisce dipende da una semplice giocata. Il blocco cieco che l’altro lungo (in questo caso Splitter) porta per Leonard, già pronto a sprintare verso il canestro avversario.

Se i tempi e la qualità dell’esecuzione sono buoni, tutto è in mano alla gestione e alla capacità di lettura del difensore avversario in aiuto, in questo caso Griffin (cerchietto verde).

Cosa fare? Restare a protezione del ferro e cambiare sul penetratore oppure aspettare che il compagno passi sul blocco e insegua il proprio uomo?

In questo caso, la scelta peggiore. Resta in mezzo, nella terra di nessuno (riquadro verde). La palla è già in volo, così come Leonard, pronto a schiacciare indisturbato. Conclusione al ferro ripetuta più volte (come vedremo nella clip finale), anche con il passaggio direttamente nelle mani del tagliante che prende vantaggio sul blocco (giocata che spesso vede coinvolto anche il nostro Belinelli).

Le possibili variazioni sul tema sono diverse. Analizziamone un paio.

In questo caso il taglio di Leonard è ben coperto da Barnes (tondino rosso) e quindi Duncan al posto del passaggio per il suo numero 2, è pronto a giocare “di sponda” su Splitter (ovale verde).

Di sponda per chi? Per il tiratore sul lato debole, pronto a tagliare in back-door alle spalle del diretto marcatore che lo controlla “davanti” (giustamente, essendo Green un mortifero tiratore da 3) per evitare un passaggio diretto da parte del lungo brasiliano.

In questo caso la difesa è presa di infilata e il canestro è facile da realizzare (azione al minuto 1:20 del video alla fine dell’articolo).

Seconda variazione sul tema.

Duncan gioca sempre di sponda sull’altro lungo (in questo caso Diaw), ma Leonard, al posto di tagliare verso il ferro si muove a ricciolo e va a bloccare proprio per il caraibico. La grandezza della giocata in questo caso sta in un particolare però.

Come indicato dalla freccia nell’immagine, Duncan ha la possibilità di tagliare verso il canestro e Diaw potrebbe aspettare il suo movimento e servirlo. Per aprire ancora di più l’area però conviene ribaltare il lato, e quindi andare da Green, rendendo così a tutti gli effetti la zona di campo in cui agisce il numero 21 il lato debole.

Debole perché non c’è il pallone, ma soprattutto debole di attenzione.

Adesso quella che si apre dinanzi al pluricampione Spurs è una prateria. Facile come bere un bicchier d’acqua segnare i 2 punti. Questa (e tutte le altre situazioni) sono da vedere, adesso che abbiamo capito quali sono i concetti alla base, nel video riportato di seguito.

In definitiva basta poco. Una ricezione senza pressione di Duncan a 7 metri dal ferro e un blocco cieco sul lato debole. Tutto qui.

Da lì in poi è lettura, è flow, è basket. E’ Spurs, verrebbe da dire.

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Stefano Salerno

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