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Road to Draft 2015: Cameron Payne

Divenire una lottery pick al Draft NBA è qualcosa di alquanto difficile, divenirlo dopo aver frequentato college appartenenti al mondo delle mid major è un’eventualità destinata solamente a talenti speciali, giocatori in grado di colpire gli occhi annoiati degli scout NBA con qualità capaci di andare oltre al contesto apparentemente mediocre in cui si manifestano. Elfrid Payton (Louisiana Lafayette), Damian Lillard (Weber State) o Steph Curry (Davidson) sono gli ultimi esempi di questa specie a sé stante di fenomeni che hanno saputo imporsi facendo la fortuna di programmi ben lontani dall’attenzione mediatica dedicata alle varie Duke o Kentucky di questo mondo. A questo gruppo di giocatori potrebbe unirsi domani Cameron Payne, play proveniente da Murray State che, dopo due anni tra i Racers, ha visto le sue quotazioni alzarsi ogni giorno di più, passando da giocatore fuori dal primo giro a scelta da lottery, presentandosi probabilmente come una delle più belle storie degli ultimi anni di Draft. Il ruolo dell’underdog Cameron lo ha rivestito con orgoglio sin dal salto high school-college quando, uscito dalla Lausanne Collegiate School da prospetto ben lontano dalla top 100 stilata annualmente da ESPN, era considerato la terza point-guard di una Murray State orfana di Isaiah Canaan: due anni dopo si presenta sempre come la terza point-guard, ma questa volta dell’intero Draft NBA, dietro a Mudiay e D’Angelo Russel. Lontano dal metro e novanta d’altezza, senza apparizioni al torneo NCAA (sebbene Murray State sia stata scippata dalla commissione nell’ultima stagione dopo un record di 29-6, il tutto in favore di programmi più blasonati) e fino a due anni fa nemmeno considerato tra i migliori cento giocatori della sua classe Cameron Payne è un “miracolo” che si dipana davanti ai nostri occhi, un qualcosa di eccezionale, ma non del tutto incomprensibile, anzi: andiamo allora a conoscerlo meglio.

Punti di forza

Mancino di 1.88, Payne non possiede i vantaggi fisici di un Mudiay, ma nonostante ciò non risulta nemmeno particolarmente deficitario da questo punto di vista, essendo ad esempio avvicinabile ad un ottimo play NBA come Jeff Teague e possedendo come lui un’ottima apertura di braccia di due metri abbondanti. Osservandolo giocare quello che sicuramente colpisce prima di tutto è la grande intelligenza cestistica del quasi ventunenne (è nato l’8 agosto 1994, ndr), probabilmente il miglior passatore del lotto insieme a Tyus Jones. Payne si trova particolarmente a suo agio in situazioni di pick’n’roll dove trova i compagni di squadra con passaggi millimetrici e dal tempismo perfetto, trovando sia il bloccante che i tiratori liberi sul perimetro, creando spesso situazioni di vantaggio per i propri compagni di squadra. Il suo buon cambio di passo unito ad una ottima varietà di movimenti dal palleggio lo rendono un avversario temibile per ogni difensore, in grado di superare i propri diretti avversari nonostante una velocità non abbacinante e di servire poi i compagni sul perimetro. La sua visione di gioco si esprime eccellentemente in transizione dove ha l’innato dono di vedere le azioni con mezzo secondo d’anticipo rispetto agli avversari, trovando i compagni di squadra liberi con grande immediatezza.

Le sue qualità offensive non sono però limitate alle doti di smistatore di gioco, dato che parliamo di un giocatore da oltre venti punti a partita nell’ultima stagione: il suo tiro è affidabile, come dimostrano il 37% da tre e il quasi 80% ai liberi, ma soprattutto efficace in una grande varietà di situazioni. Le sue braccia lunghe gli permettono un rilascio piuttosto alto e la sua forma è meccanica ma efficace, permettendogli di essere a suo agio tanto in transizione quanto in pick’n’roll, isolamento o uscita dai blocchi. Nell’attaccare l’area è intelligente nello sfruttare la sua superiorità tecnica, mantenendo il palleggio basso e mettendo in mostra un’invidiabile varietà di floater acrobatici, di cui ci gustiamo un assaggio:

ottimi anche i movimenti senza palla, qui lo vediamo in una situazione di loop conclusa intelligentemente leggendo la situazione di mismatch venutasi a creare in favore del compagno di squadra:

Difensivamente ci troviamo davanti ad un giocatore molto interessante, seppur da disciplinare: la sua capacità nel leggere le situazioni si traduce in buone doti d’anticipo che, unite alla lunghezza delle braccia e mani veloci, lo rendono un difensore piuttosto insidioso sulle linee di passaggio, come dimostrato dalle quasi due rubate a partita.

Punti deboli

Passando alle note dolenti indubbamente ci troviamo di fronte ad un giocatore che, nel momento del passaggio al professionismo, dovrà adattarsi al nuovo ruolo di comprimario aggiustando in primis delle scelte di tiro talvolta rivedibili: spesso a Murray State tentava triple in transizione preso dalla foga agonistica e dalla consapevolezza di avere una squadra pressoché totalmente sulle proprie spalle, concludendo con un piuttosto misero 30% in questo tipo di situazioni. Nell’attaccare il ferro la sua scarsa fisicità e doti atletiche non eccezionali lo portano a concludere con percentuali non particolarmente esaltanti (53% in una conference mediocre), solo parzialmente sopperite dalle sue conclusioni acrobatiche e dagli ottimi movimenti con e senza palla. Soffre difensori molto fisici ed il tiro tende ad andare un po’ a sprazzi, tra prestazioni eccellenti e momenti di black-out in cui le talvolta rivedibili scelte di tiro saltano maggiormente all’occhio, sebbene questa situazione ci appaia in gran parte dovuta al ruolo di tuttofare di Payne all’interno di Murray State ed in particolare della sua manovra offensiva, completamente nelle mani del giovane sophomore.

Difensivamente l’intensità non è ancora costante, troppo spesso perde il proprio uomo concentrandosi eccessivamente sulla palla o al contrario su ciò che accade intorno, facendosi trovare impreparato quando attaccato.

Prospettive

Giocatore intelligente e, da non sottovalutare, dimostratosi in grado alla sua giovane età di superare già molti apparenti limiti valicando costantemente le scarse aspettative e i dubbi posti davanti a sé, Cameron Payne si presenta non solo come una bella storia di rivalsa, ma anche e soprattutto come uno dei giocatori migliori di questo Draft: difficile trovare qualcun altro in grado di dare potenzialmente un contributo così solido a livello di playmaking quanto realizzativo, portando con sé due anni di esperienza collegiale che ne valgono quasi quattro dato il minutaggio costante e le grandi responsabilità affidategli a Murray State da coach Prohm. Ci sono voci su una possibile promessa dei Thunder alla 14, situazione che gli permetterebbe di essere fin da subito un contributore dalla panchina per una squadra con obiettivi ambiziosi. Senza dubbio la presenza di Westbrook è ingombrante, ma a OKC il giovane Payne potrebbe iniziare a mettersi in mostra su un palcoscenico importante e col tempo ritagliarsi un ruolo sempre più di rilievo, divenendo potenzialmente un sesto uomo di lusso o perché no il play titolare di qualche squadra: vista le sua grande resilienza e i pochi accorgimenti necessari per perfezionarsi saremmo stupiti del contrario.

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