Ottima scelta dei Pacers che portano a casa un lungo molto giovane e di ampia prospettiva: la convivenza con Hibbert è possibile in ambedue le metà campo, anzi, forse il ruolo di 4 piuttosto che di 5 potrebbe essere l’opzione migliore per sviluppare una carriera soddisfacente per l’ormai ex Texas Longhorns; dotato di un buonissimo tiro dalla media, passibile di ulteriori sviluppi positivi, Turner ben si adatterà alla dinamica di una squadra che, avendo un lungo “vecchio stampo” qual è Hibbert, necessita di spaziature in attacco. Ci troviamo quindi di fronte ad un ragazzo che potrà sì interpretare il ruolo di 5 in un Nba che va sviluppandosi verso lo Small Ball, ma che altrettanto bene potrà indossare le vesti di quello “Stretch Four” ormai molto in voga, avendo già, in quel del contesto di Division I NCAA, messo in mostra, oltre alla discreta meccanica di tiro, l’attitudine allo sviluppo di situazioni di Pick & Pop, vero mantra tecnico del gioco NBA odierno. Bird ha più volte speso parole al miele per Cauley-Stein ma, vedendosi privato di quest’occasione, ha puntato deciso su un giocatore futuribile e sin da oggi in grado di poter dare un contributo ad Indianapolis, a mio modesto parere anche più del già citato Cauley-Stein.
Myles Turner contento per la chiamata
Paradossale come negli USA questo ragazzo sia stato spesso paragonato a Carlos Boozer e poi sia stato scelto, in sede di Draft, proprio dalla squadra in cui Boozer ha reso al meglio durante la sua carriera: terzo giocatore di Kentucky ad essere scelto in questo Draft, è forse quello ad aver subito maggiormente il Platoon System di Calipari, mostrando solo parzialmente le proprie abilità, tali però da guadagnarsi una chiamata per andare a giocare a Salt Lake City. Ala Grande dalle spiccate doti offensive, ricorda per certi versi il sopra citato Turner, anche se meno mobile e con un potenziale inespresso minore probabilmente; nei Jazz va ad infoltire una batteria di lunghi che vede al momento in Gobert e Favors le due certezze, anche se, visto il tipo di gioco di Lyles, offensivamente eccelso e con un raggio di azione abbastanza ampio, non è del tutto peregrino immaginarlo come principale opzione al fianco di Gobert, mostro difensivo in grado di coprire le eventuali pecche dell’ex Wildcats. Spostare Favors dalle gerarchie di Snyder può essere complesso ma Lyles potrebbe rivelarsi una buona alternativa dalla panchina, specialmente nel suo anno da Rookie.
Con ogni probabilità il giocatore più giovane di questa Draft Class e quarto ex Kentucky ad essere scelto in questo primo giro, Booker è un tiratore eccellente, dotato di un elevato Q.I. cestistico che ne fanno un attaccante sublime: poche palle parse, mai una forzatura, arrivati alla scelta numero 13 sarebbe stato un crimine non spendere il suo nome, anche per una franchigia come i Suns abbastanza coperta nel ruolo. Forse non il tipo di giocatore di cui necessitava Phoenix per completare il roster, appunto, ma un ragazzo dal sicuro avvenire che potrà facilmente scalzare i titolari del ruolo in quel dell’Arizona: se il paragone, speso da molti, con Klay Thompson regge poco, quello con il primo JJ Reddick sembra essere più calzante, vista la poca attitudine difensiva di un ragazzo che, al pari della guardia dei Clippers, potrà migliorarsi in questo fondamentale fino a divenire una solida realtà per una franchigia che, a questo punto, dovrà necessariamente muoversi nel mercato per colmare un roster abbastanza deficitario nel settore lunghi.
14) OKLAHOMA CITY THUNDER: Cameron Payne
Una bella storia di Draft: quasi sconosciuto ai più fino allo scorso anno, si è reso protagonista di una stagione strepitosa in cui ha trascinato Murray State quasi alle porte del torneo NCAA, porte sbattute in faccia a lui ed al suo College da una Commissione, per questo criticata da più parti negli USA, maggiormente favorevole all’inserimento nel torneo di atenei più blasonati ma decisamente meno meritevoli di Payne e compagni. Payne si è preso quindi la sua rivincita personale crescendo pian piano nella considerazione degli Scout Nba, fino a sentire pronunciato il suo nome da OKC alla numero 14 che hanno quindi optato per un buonissimo giocatore, passatore eccellente, Payne ha già ampiamente dimostrato di avere un istinto per il gioco molto sviluppato e di saper coinvolgere tutti i compagni nella manovra offensiva; OKC nel ruolo ha già un certo Russel Westbrook, Dj Augustin ( che ha ben figurato nell’annata appena trascorsa ) e l’appena arrivato, ma destinato al taglio, Ridnour, ciononostante Payne rappresenterà una buona alternativa ad Augustin e non è detto che non possa scalzarlo anche dal ruolo di playmaker nei momenti in cui Westbrook scala nel ruolo di guardia.
15) WASHINGTON WIZARDS ( via ATLANTA HAWKS ): Kelly Oubre Jr.
Una delle possibili “Steal of the Draft” viene scelta da Atlanta che ne gira subito i diritti ai Wizards nell’ambito della trade che porterà poi la scelta numero 19 ( Jerian Grant ) ai Knicks e Tim Hardaway Jr. agli Hawks. Mossa molto intelligente dei Wizards che si assicurano un ragazzo di buona prospettiva nel ruolo lasciato vacante da Paul Pierce, destinato a non cercare nuova sistemazione a Washington: Otto Porter sembrava poter avanzare la candidatura a titolare nel ruolo di Ala Piccola, ma l’arrivo di Oubre spariglia un po’ le carte sul tavolo, portando i due, probabilmente, a giocarsi le possibilità di partire in quintetto nell’immediato futuro; Oubre, vista anche la scadente stagione di Kansas non è riuscito ad emergere con tutto il potenziale di cui tanto bene si parlava prima dell’esperienza collegiale con Coach Self, tuttavia potrà fiorire in una franchigia sì giovane ma che ha già dimostrato lo scorso anno di poter rendere con continuità. Vederlo affiancato ad un backcourt che vanta i nomi di Wall e Beal sarà molto interessante, così come sarà interessante seguire il ragazzo anche fuori dal campo: attenzione, forse non ci troviamo di fronte ad un futuro All-Star, ma il ragazzo ha tutto il cattivo gusto necessario e l’attitudine swag per rivaleggiare in “tamarragine” con mostri sacri del settore come Nick Young e gli altri pseudo modaioli del mondo NBA.
Le improbabile scarpe con cui si è presentato Kelly Oubre Jr.
16) BOSTON CELTICS: Terry Rozier
Una delle scelte, a mio modo di vedere, più sorprendenti: volendo prescindere dal fatto che molti Mock Draft non inserivano il prodotto da Louisville nemmeno nel primo giro ( figurarsi alla 16 ), risulta particolare la decisione di Boston, che a questo punto da via a diverse speculazioni. Di Point Guard migliori, almeno offensivamente, e con più prospettiva di Rozier ve n’erano ancora da scegliere, l’ex Cardinals rispetto a queste può forse vantare un miglior gioco difensivo ed il sentore che sia tutto sommato già pronto per una rotazione NBA, per quale motivo, però, andare a completare un reparto che vede stabilmente in rotazione Smart, Bradley e Thomas? La risposta può essere cercata a questo punto, forse, nel gran quantitativo di rumors riguardanti i Celtics in questi ultimi giorni, che vogliono la franchigia più titolata in Nba sulle tracce di un lungo di spessore ( Cousins e Noel su tutti ) e pronta a sacrificare la sesta scelta dello scorso anno Marcus Smart. Il mercato ci darà tutte le risposte, allo stato attuale comunque Rozier rimane una buona scelta, ma, qualora i Celtics non dovessero muoversi pesantemente sul mercato, potrebbe rivelarsi un’occasione sprecata per selezionare qualche giocatore maggiormente funzionale al roster ed al progetto.
Pick oculata da parte dei Bucks che portano a casa le prestazioni di un ragazzo largamente sottovalutato: quanto a talento l’ex UNLV non ha nulla da invidiare a molti altri Freshmen di questa Draft Class, all’interno della quale le sue quotazioni sono state sempre altalenanti a causa soprattutto di un infortunio patito al menisco destro in Febbraio, cha lo ho a costretto a chiudere anticipatamente la stagione in quel di Las Vegas. Desta preoccupazione un po’ l’attitudine mentale di questo ragazzo che troverà, però, nei Bucks sotto la guida di Coach Kidd, un contesto giovane ma con un’impronta lavorativa ed etica ben definita che ne permetteranno un sano sviluppo. Ho definito questa scelta oculata in quanto il talento offensivo di Vaughn è davvero lampante e, in una squadra così votata alla difesa ma che ha mostrato delle difficoltà in fase di realizzazione, l’innesto di un giocatore in grado di portare sin da subito punti alla causa è decisamente azzeccato.
18) HOUSTON ROCKETS: Sam Dekker
Scelta per certi versi sorprendente: a destare scalpore non è tanto per i Rockets l’aver speso il nome di Dekker, unanimemente proiettato molto più in alto nel Draft e non più passabile alla posizione 18, quanto la decisione di non optare per un Playmaker, espressamente richiesto da Harden, stella e leader in quel di Houston; Point Guard di buon livello ve n’erano ancora da poter selezione ma probabilmente i Rockets hanno deciso di puntare le proprie fiche sull’ormai ex Wisconsin proprio per la possibilità di portare a casa un giocatore dal grande potenziale sceso inspiegabilmente fino alla diciottesima scelta. Dekker, inoltre, è ampiamente in grado di poter dare sin da subito il proprio contributo ad una franchigia che vede sempre più vicine le luci della ribalta, in cerca di quel quid in più in grado di farle compiere il salto necessario per il tanto agognato titolo. Dekker, sostanzialmente un Ala Piccola ma, nei momenti in cui si deciderà di aprire il campo, potrà passare senza difficoltà nel ruolo di 4, è un ottimo tiratore e si inserirà bene nel sistema di gioco di Coach McHale offrendo maggiori soluzioni, alla distanza, rispetto ad uno Josh Smith per esempio.
Sam Dekker: un pò di sobrietà in quel del Draft
19) NEW YORK KNICKS ( via WASHINGTON WIZARDS ): Jerian Grant
Per quanto mi riguarda l’operazione più bella del Draft, il Maestro Zen di talento ne sa e lo dimostra orchestrando questo scambio a tre squadre citato già per la scelta di Oubre alla 15: si disfà di Tim Hardaway Jr. che quest’anno, in un contesto povero come quello dei Knicks, non è riuscito ad emergere, e porta a casa un giocatore straordinario in un ruolo in cui NY accusava da tempo parecchie deficienze. Grant non sarà forse la Point Guard della redenzione per la franchigia della Grande Mela ma ha tutti i numeri per aiutare Fisher e Jackson nei loro propositi di ristrutturazione: reduce da una stagione straordinaria in cui ha trascinato in lungo e largo la sua Notre Dame, fino a quasi estromettere le corazzata di Calipari dal torneo NCAA, per il sottoscritto è stato il miglior giocatore collegiale della stagione passata; ha mostrato momenti di gioco esaltanti, creando sia per se stesso che per la squadra, orchestrando un gioco offensivo a tratti senza pari in Division I. In famiglia di giocatori NBA ne sono passati, con buoni risultati, e Jerian è destinato a fare altrettanto, andando ad implementare un sistema di gioco, la Triangle Offense, che con lui, Melo e la possibile esplosione di Porzingis potrà dare diverse gioie ai fan dei blu-arancio vestiti. Phil Jackson Mvp del Draft fino a questo punto.
Buona scelta per i Raptors che dopo aver ceduto il play di riserva Vasquez ai Bucks in cambio di due future scelte, portano in Canada un playmaker che ben s’integrerà come primo cambio di Kyle Lowry. Anche Wright viene da una stagione strepitosa in cui ha guidato Utah alla Sweet-16 del torneo NCAA ( qui eliminati da Duke ) ed essendo un Senior non soffrirà troppo il passaggio al piano di sopra, vista la maturità sviluppata negli ultimi anni; dotato di buon atletismo è il classico playmaker che predilige creare per gli altri quindi, come detto, supporterà alla perfezione il gioco dei Raptors nei minuti di riposo di Lowry, potendo anche vedersi concedere qualche minuto da play puro con lo spostamento di Lowry in posizione di guardia.