La settimana dei Cleveland Cavaliers è stata piuttosto movimentata, e non sempre in senso positivo. Dopo la conferma di Timofey Mozgov (i Cavs hanno deciso di utilizzare la team option contenuta nel suo contratto), Kevin Love e J.R. Smith hanno deciso di rinunciare alle loro rispettive player options, rendendosi così free agent e mettendosi automaticamente sul mercato. Oggi il loro esempio è stato seguito anche da LeBron James, che ha rinunciato all’opzione che avrebbe portato nelle sue casse 21.6 milioni $.
C’è da dire che questa era una mossa ampiamente prevedibile da parte del Re e che non necessariamente prelude a un secondo, drammatico, addio alla franchigia dell’Ohio. Già all’atto della firma del contratto con i Cavs, lo scorso anno, infatti, si era ipotizzato che la scarsa durata (1 anno garantito più 1 di opzione) fosse dovuta alla volontà di LeBron di diventare free agent nell’estate del 2016, quando il tetto del Salary Cap si alzerà, permettendo ai top players del livello di James di strappare contratti molto più remunerativi.
In questo senso, uscire dal contratto in essere con i Cleveland Cavaliers quest’anno, per firmare un altro accordo della durata di un anno, porterebbe nelle tasche di LeBron una cifra che si aggira sui 22 milioni $ nella stagione 2015-16.
Ma ci sono anche altri motivi ce avrebbero spinto il Re a fare opt-out dal suo contratto attuale, e cioè la volontà di osservare i movimenti dei Cavaliers sul mercato, prima di firmare di nuovo. Come osservato da Chris Haynes, del Northeast Ohio Media Group:
“La sensazione è che James voglia tener d’occhio come il management si comporta nel mantenere o portare nuovi assets per mantenere l’organizzazione nella mentalità del “vincere subito” e migliorare il roster. Le possibilità che James scappi dalla città di Cleveland per la seconda volta sono minime, ma il suo atteggiamento gli permetterà di valutare i movimenti di Cleveland prima di rifirmare. Ciò fa anche pressione all’organizzazione perché faccia tutto ciò che è necessario per rafforzare la squadra.“
Questo porterebbe necessariamente la firma del contratto di James a slittare fino al momento in cui i Cavs non gli avranno garantito un roster degno dell’attacco al titolo, e questo particolare potrebbe tenere i tifosi dei Cavs con il fiato sospeso. L’agenda di Cleveland è quindi già piena di impegni a breve scadenza: per prima cosa l’accordo con Kevin Love, che è la priorità della franchigia, come da ammissione del GM David Griffin, poi gli accordi con J.R. Smith, Tristan Thompson, Iman Shumpert e Matthew Dellavedova. Quindi si cercherà di rafforzare il team, sia aggiungendo qualche tassello via trade (Brendan Haywood e il suo contratto saranno probabilmente i primi partenti), e magari anche nel mercato dei free agent. Tutto per convincere LeBron James della capacità dei Cavs di competere per il titolo anche l’anno prossimo.
Dopo aver mancato da poco il primo titolo in uno dei Major Sports dal 1964, Cleveland è già attesa da una (inusuale) estate bollente.