Categorie: Editoriali NBA

Mercato NBA e Salary Cap, un po’ di chiarezza

Primo Luglio, che le danze abbiano inizio. 

L’NBA difatti è una Lega che non ti lascia mai rifiatare e, nonostante in molti pensino che durante la lunga off season ci sarà poco di cui leggere, in realtà nelle prossime settimane il mercato, le trade e i rinnovi contrattuali ci “costringeranno” a fare ancora più attenzione a quanto succede dall’altra parte dell’Oceano.

Le differenze e i distinguo rispetto a quanto siamo abituati a vedere nei campionati nostrani sono tante. Talmente tante che qualcuno della nostra redazione ha ben pensato di scriverci una tesi di laurea. Sì, mi sto riferendo all’arcano quanto inesplorato Salary Cap, un decalogo (anche se prevede ben più di 10 punti) che regolamenta in maniera dettagliata scambi, contratti, offerte, obblighi e oneri contrattuali.

Perché tutto questo? Perché leggendo i commenti fatti sulla pagina Facebook alle ultime notizie di mercato, la confusione sembra essere davvero tanta. Utile quindi chiarire alcuni aspetti (qualora non si abbia tempo e/o voglia di leggere tutto l’approfondimento sul Salary Cap), rifacendoci proprio alle notizie delle ultime ore.

MIDDLETON RIFIRMERÀ COI BUCKS (70 MILIONI IN 5 ANNI)

La promettente guardia sta per chiudere un contratto molto importante con la squadra del Wisconsin, lucrando molto sull’ottima annata fatta registrare. Cosa sottolineare riguardo al contratto? 2 aspetti:

La durata. Soltanto rifirmando per l’ultima squadra in cui si è militato si può sottoscrivere un contratto di 5 anni. Tutte le altre offerte provenienti da altre sarebbero state al massimo per 4 anni;

La “Player Option”. Middleton ha la possibilità l’ultimo anno di contratto di decidere se esercitare l’opportunità di incassare quanto garantitogli sin da oggi (un valore ottenuto partendo dal valore di quest’anno e contando degli aumenti percentuali progressivi), oppure di “uscire” da esso ed avere la libertà di sottoscrivere altri impegni.

Tutto chiaro e semplice (spero). Vediamo un’altra notizia che fornisce qualche altro spunto.

PORTLAND ESERCITA LA TEAM-OPTION PER CHRIS KAMAN

Prima di tutto, altra particolarità:

La Team Option. Stesso concetto visto prima, stavolta applicato alla squadra. Si fa firmare un contratto pluriennale ad un giocatore, garantendosi però la libertà nell’ultimo anno dello stesso di decidere se confermarlo o meno. Situazione speculare quindi, in cui il “potere” stava prima nelle mani del giocatore, mentre in questo caso è la franchigia a decidere.

Tale rinnovo per 5 milioni di euro inoltre ha una valenza ben specifica. In molti pensano infatti che Kaman in realtà non rientri nei progetti futuri dei Blazers e che tale rinnovo sia in realtà legato più che altro ad un possibile futuro utilizzo del lungo come pedina di scambio. Difatti la squadra dell’Oregon, data la molto probabile dipartita di Aldridge, necessità di “riempire” il proprio spazio salariale per poter avere materialmente la possibilità di effettuare delle trade.

Se Kaman sarà sacrificato, lo scopriremo nelle prossime settimane. Cosa invece che conosceremo tra poche righe è il concetto di “massimo salariale”. 2 news, prima di tutto.

ANTHONY DAVIS RINNOVA COI PELICANS: 145 MILIONI DI DOLLARI PER 5 ANNI

UFFICIALE: LEONARD TROVA L’ACCORDO DA 90MLN CON GLI SPURS

Davis e Leonard. Due protagonisti del presente e soprattutto del futuro della Lega, firmano entrambi al massimo salariale per le rispettive franchigie. La differenza? Davis 145 milioni, Leonard 90. A parità di anni (5). In molti è sorta spontanea la domanda: perché?

La risposta è semplice ed è legata ad una accezione presente all’interno del Salary Cap. Una norma scritta nel 2011 e di cui ha goduto primo fra tutti Derrick Rose, da cui ha di conseguenza preso il nome.

Per farla breve. Il meccanismo di distribuzione dei salari prevede che con l’aumentare dell’esperienza del giocatore all’interno della Lega (ossia gli anni di permanenza), esso abbia di volta in volta la possibilità di concorrere a sottoscrivere contratti via via sempre più onerosi, i quali incidono percentualmente sempre più sul totale.

La Derrick Rose Rule permette anche a chi deve firmare il suo primo contratto “importante” in NBA (ricordiamo che i primi anni da rookie prevedono delle cifre già stabilite), di concorrere per il 30% del Salary Cap, qualora abbia dimostrato già di essere un giocatore d’élite in NBA. Tale vantaggio è conseguibile quindi per coloro che:

– siano stati nominati 2 volte all’interno del primo, secondo o terzo quintetto All NBA;

– siano stati convocati almeno 2 volte come starter nel quintetto all’All Star Game;

– siano stati nominati MVP della Lega (ogni riferimento a DRose non è puramente casuale).

Questo ha fatto si che Davis potesse concorrere per un massimo contrattuale di gran lunga maggiore (in previsione del fatto che anche il prossimo anno sia un componente dei primi 3 quintetti All NBA) rispetto a quello di Leonard, il quale si è dovuto “accontentare” di cifre inferiori.

Perché così tanto inferiori? Il tutto è legato all’anno di contratto. Il “monociglio” è al quarto e quindi la sua “proiezione” è calcolata rispetto al cap del 2016/2017 (quello che prevede una crescita complessiva considerevole visto il nuovo accordo per i diritti TV), mentre quello del numero 2 Spurs è legato alle cifre di questa stagione (essendo arrivato a scadenza).

Magari chissà durante le prossime contrattazioni tra giocatori e proprietà si penserà ad inserire tra le condizioni anche quella di essere stato nominato MVP delle Finals. Così anche i Kawhi di questo mondo avranno i loro 150 milioni.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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