Categorie: Editoriali NBA

Aldridge e gli Spurs: come potrebbero cambiare nella prossima stagione i texani?

E’ stato certamente il colpo della free agency. Era il giocatore più ambito (visto che in molti casi la conferma per la propria franchigia era più che scontata) e se lo sono accaparrati gli Spurs80 milioni (abbondanti) di dollari per i prossimi 4 anni, a tutti gli effetti assieme a Kawhi Leonard il campione su cui puntare per il futuro.

Non a caso poco dopo l’annuncio ufficiale di LMA è arrivata anche la rassicurazione da parte di Popovich riguardo l’impegno preso con la dirigenza dei neroargento.

Rispetterò l’accordo che ho preso con gli Spurs fino in fondo, portando a termine tutti e 5 gli anni del contratto che ho firmato la scorsa stagione”, spazzando via di fatto la paventata ipotesi che questa potesse essere la sua ultima Regular Season in Texas (magari con tanto di passaggio di testimone in favore di coach Messina).

Certo è che di lavoro ce ne sarà molto da fare. Provare ad inserire nel migliore dei modi un All Star all’interno di un meccanismo già ben rodato è quanto di più stimolante si possa chiedere ad un coach. Anche perché l’Aldridge visto a Portland in questi anni ha caratteristiche ben precise (e spesse volte diverse) rispetto a quanto utilizzato dagli Spurs negli ultimi anni (senza offesa alcuna per i vari Splitter e Baynes).

Prima di tutto, Aldridge gioca un sacco di Pick&Roll. Vediamo un attimo un esempio.

Questa situazione è estratta da un gioco più articolato, il cosiddetto “C Down Clear”. Ci si ritrova in questo caso con Batum in punta e Aldridge pronto a portargli il blocco. Importante è la posizione del difensore “dietro”, il quale sceglie di anticipare il movimento di copertura su Batum e quindi di lasciare LMA.

Cosa fa in questi casi il nuovo lungo degli Spurs?

Semplice. Si apre per prendere il tiro dalla media. Il suo pane quotidiano. Ma andiamo con ordine. Prima di tutto il video del gioco dei Blazers (in cui sono proposte diverse varianti che vedono coinvolto il numero 12).

Questa quindi di certo potrebbe essere un’opzione. Coinvolgere il neo acquisto texano nel giocare un pick&roll in cui diventa difficile pensare di “staccarsi” da qualcuno. Sulla carta tutto molto affascinante, ma i numeri tendono a dire altro.

Nella tabella sono riportati i lunghi che hanno giocato più possessi come “bloccante”. Aldridge è settimo in termini assoluti con 263 possessi, West (anche lui da poco arrivato in Texas) nono e Duncan 12esimo. In pratica tanto, tantissimo materiale per Parker e Mills per cavalcare i loro pick&roll.

Non è tutto oro quel che luccica, però. Prima osserviamo un dato interessante. Le caselline in blu, quelle con la % di incidenza sul proprio gioco. L’ex lungo dei Blazers, nonostante ne abbia giocati una caterva, in realtà dedica solo il 15,5% dei suoi possessi al pick&roll, molto meno rispetto al 26,8% di West. Perché così “poco”? Perché è oggettivamente poco efficace!

Aldridge genera soltanto 0,83 punti per possesso, risultando essere nel 19,5 percentile (rettangolo rosso). Che vuol dire? Che l’80,5% dei giocatori NBA in quella situazione produce mediamente più punti di lui. E West non fa molto meglio (29,9 percentile). Chi è il migliore? Neanche a dirlo, Tim Duncan, con i suoi 1,05 punti per possesso.

Ciò che spesso fa il lungo caraibico, ma mai quanto il numero 12 texano è prendere il tiro dal mid range, il marchio di fabbrica di casa Aldridge.

Questi i dati sulla sua distribuzione al tiro. 788 tiri tentati dal Mid Range. SETTECENTOTTANTOTTO! Il 55,6% del suo attacco termina con quello. Per intenderci gli Spurs (che sono una squadra che sfrutta il tiro dalla media) hanno preso il 24,6% delle conclusioni da quella zona.

In ragione di questo dunque, il tiro più effettuato da LMA è il jump shot, nel 72,5% dei casi. Un tiratore in sospensione dunque, prima ancora di un lungo duttile e nel pieno della sua carriera.

Altre 2 considerazioni sparse.

Il gioco in post up. Aldridge è un campione in questa categoria. Solito parallelo con Duncan. Il primo ne ha giocati 618, il secondo la metà, 313. Il risultato? 0,96 punti per possesso per il 30enne, 0,81 per il veterano. Un upgrade in qualità (e forse in parte anche in quantità) non da poco per un attacco che aveva già così tante frecce all’interno della sua faretra;

Il tiro da tre. Solo il 7,4% dei tentativi della passato Regular Season sono stati effettuati con i piedi dietro l’arco. Un numero non ancora importante (per intenderci, Diaw ne prende il 26,7%), ma una possibilità in divenire visto che il valore è in costante crescita negli ultimi anni. Un’opzione in più che difficilmente gli Splitter o i Baynes avrebbero potuto offrire.

In definitiva, il balzo in avanti è innegabile. La mole e la tipologia di possessi, la capacità di apprendere ed adattarsi, la chimica e la sintonia saranno tutte cose che solo il campo potrà mettere in mostra.

A noi tocca solo aspettare. Ancora per un bel po’. Purtroppo.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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