Categorie: L.A. Clippers

Intervista a Chandler Parsons: “Abbiamo fatto il massimo per DeAndre”

La scelta controversa di DeAndre Jordan sta infiammando tutti i discorsi di mercato NBA negli ultimi giorni. Il clamoroso voltafaccia del prodotto di Texas A&M ha avuto un contraccolpo catastrofico sul mercato dei Dallas Mavericks, sedotti e abbandonati dal #6, e costretti a correre ai ripari, vista anche la partenza di Tyson Chandler in direzione Suns. Tra i più coinvolti nell’episodio c’è certamente Chandler Parsons, l’ala piccola dei Mavs che aveva giocato un ruolo chiave nel processo di “reclutamento” di Jordan. All’indomani delle firme, in una intervista a ESPN, l’ex Houston Rockets ha voluto dire la sua su questa decisione che pone in serio pericoli i piani a breve e a lungo termine della franchigia di Dallas:

D: “Qual’è la tua reazione alla decisione di DeAndre Jordan di tirarsi indietro dal suo impegno e ritornare con i Clippers?”

R: “Sono sotto shock, davvero deluso, frustrato, mi sento trattato con mancanza di rispetto. Si tratta di qualcosa che non ho mai visto in tutta la mia carriera, e so che non succede molto spesso. Quando un uomo da a te e a una organizzazione la sua parola, specialmente quando quell’organizzazione ha fatto così tanti sforzi e io l’ho accompagnato attraverso questo processo e sono stato davvero, davvero aperto e desideroso di lavorare con lui, è soltanto immorale e irrispettoso

D: “Quando hai capito per la prima volta che Jordan stava prendendo in considerazione l’idea di tornare ai Clippers?”

R: “Parlavo con lui ogni giorno… Non ne avevo idea finché Mark [Cuban] mi ha chiamato lunedì e mi ha detto che pensava che DeAndre stesse avendo un ripensamento, il che è normale in questo processo. Del resto è una grossa decisione. Avrai sempre una seconda idea e ti chiederai se hai preso la decisione giusta. Ho avuto gli stessi pensieri l’anno scorso quando sono dovuto andare avanti e di firmare con Dallas e ho avuto la possibilità di lasciare Houston, ma mai una volta nella mia vita avrei considerato di voltare le spalle a una intera organizzazione e una città e ritornare sui miei passi. Non lo sapevo e alla fine mi sono sentito dire da lui che li avrebbe incontrati [i Clippers] di nuovo.”

D: “C’è qualcosa di diverso che tu o i Mavs avreste potuto fare durante questo processo?”

R: “Assolutamente no. Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. Abbiamo dato tutto di fronte a lui. Non c’è nulla che avremmo potuto fare di più fisicamente o emozionalmente per farlo sentire più a suo agio e per fare in modo che rimanesse e firmasse con Dallas. Forse avrei potuto stare con lui a L.A. o a Houston e tenergli la mano per tutto il processo, ma non ho pensato che avrei dovuto fare una cosa del genere.”

D: “Perché pensi che abbia cambiato idea?”

R: “C’è un sacco di pressione. Forse ha sentito il peso di dover essere un franchise player e la pressione di essere il leader della squadra. Lui è a suo agio a Los Angeles. Può giocare dietro a Chris Paul, dietro a Blake Griffin. Questo è ciò che pensavo non volesse. Durante tutto il processo, questo è quello che lui mi ha detto di non volere. Voleva fare il passo successivo nella sua carriera. Voleva essere l’uomo chiave della sua squadra e costruire qualcosa di speciale. Questo è il motivo per cui ero entrato così dentro alla situazione, perché è la stessa cosa che voglio io. Lo stesso preciso motivo per cui ho lasciato Houston. Per questo pensavo che avrebbe lasciato L.A. Era stanco di rimanere nell’ombra. Voleva un ruolo migliore. Voleva le attenzioni che merita, ecco perché è così allucinante, perché sta tornando verso quella stessa cosa esatta che voleva lasciarsi alle spalle nell’ultimo paio di settimane.”

D: “La tua amicizia con Jordan sopravviverà a questo?”

R: “Ehm, sai, è… Lui è un bravo ragazzo e sono suo amico. Abbiamo sviluppato un buon rapporto e ci siamo avvicinati nelle scorse settimane. Penso solo che la decisione fosse solo molto più grande di questo. Qualcosa che non era pronto a gestire. Lui è gratificato a Los Angeles, e penso che fosse una scommessa più sicura per lui piuttosto che prendere una grossa decisione e staccarsi e andare a fare da solo. Probabilmente era nervoso. Probabilmente era spaventato. Non lo so perché non ne ho parlato con lui. Ma è un bravo ragazzo. Non penso che sia una cattiva persona per questo. Penso solo che sia confuso. Questa decisione era troppo grossa per lui e non era pronto a essere un franchise player.”

D: “Cosa ne sarà dei Mavs ora?”

R: “Questa è la cosa peggiore. Ha messo tutta la nostra franchigia e la nostra squadra in una posizione davvero, davvero dura. Avevamo messo tutte le nostre uova nel cestino di DeAndre Jordan e avevamo un accordo da parte sua. Avevamo la sua parola che sarebbe venuto qui. Allora abbiamo ingaggiato Wes Matthews, e ci sono io, e avevamo tre pietre miliari per il futuro, giovani pronti ad andare avanti. Ogni giorno da quando ha trovato l’accordo e prima che lo trovasse i ragazzi venivano fuori. Ci sono poche possibilità di scelta ora. Questa è la parte più difficile. Posso mettere da parte la mia amicizia con lui per un minuto, ma è la mia carriera quella di cui stiamo parlando. La mia organizzazione, la mia squadra, la mia città, di questo stiamo parlando e lui le ha messe in pericolo facendo così.

D: “Quanto spesso hai parlato con Jordan da quando ha trovato l’accordo [con i Mavs] fino al momento in cui ha firmato con i Clippers?”

R: “Ogni giorno. Questo è ciò che faccio. Ho cercato di arruolarlo in tutti i modi, ma non sono stato duro. Tutto quello che gli ho detto era vero – che sarebbe stato un candidato all’MVP, che sarebbe stato continuamente un All Star, che sarebbe stato il miglior centro della NBA. Tutto questo sarebbe stato possibile con lui a Dallas con l’opportunità che noi gli avremmo dato, ho continuato a dirgli tutto questo ogni singolo giorno. Posso dire che stesse diventando un po’ silenzioso. Stava diventando un po’ scostante. Non avevamo più lo stesso tipo di conversazioni da quando i media e Cuban avevano sentito che stava avendo un ripensamento. Ovviamente adesso sappiamo che era vero e che che tornerà a L.A., ma sicuramente sono stato preso alla sprovvista. Non avrei mai pensato, nemmeno in un milione di anni, che sarebbe successa una cosa simile.

D: “Per quanto tempo non ti ha risposto mercoledì? Cosa ti passava per la testa in quei momenti?”

R: “Sì, mi stava rispondendo a caso, ma non rispondeva affatto a Mark [Cuban], che per quanto mi riguarda è veramente poco professionale. Un proprietario che si è fatto in quattro, ha fatto tutto quello che gli hai detto durante tutto il processo e che ti stava dando l’opportunità di essere un grande, non so come tu non possa rispondergli al telefono e chiudergli la porta in faccia quando è nella tua città e vuole soltanto incontrarti per avere un faccia a faccia al quale hai detto che saresti andato e poi l’hai completamente ignorato, non so come l’abbia fatto. Il tipo di persona che è, il tipo di persona che pensavo fosse, non lo avrebbe mai fatto. Questa è dura per me da accettare, anche solo per il fatto che so quanto fosse eccitato Mark. So quanto Mark fosse stato coinvolto durante tutto il processo. Questo è quello che non capisco. Sii un professionista. Prendi il telefono. Se non andrai a incontrarlo, prendi il telefono e dì alla persona con la quale ti sei impegnato che cosa provi, attraverso cosa stai passando e forse potrà parlarti e aiutarti. Ma non ignorarlo. Non farlo sedere lì a sudare. Questo è veramente poco professionale. Non posso passarci sopra.

D: “Sei più deluso dal punto di vista personale o professionale?”

R: “Ascolta, non c’è nulla di personale tra me e lui. Stavo cercando di arruolare DeAndre Jordan nella mia squadra solo perché penso che sia davvero un buon giocatore e penso che avrebbe potuto essere il miglior centro della NBA a Dallas, con i giocatori e il sistema che abbiamo. Penso che avrebbe potuto essere grande. Personalmente sono a posto. Non è questo il problema. Il problema è la prossima stagione. Avevamo la possibilità di essere veramente forti. Siamo andati con DeAndre Jordan e adesso siamo rimasti senza nessun’altra opzione perché ha deciso di cambiare idea all’ultimo momento. Questo non ha nulla a che fare con il mio essere ferito dal fatto che abbia deciso di tornare ai Clippers. Si tratta di una cosa più grande di questo. Ha messo la nostra squadra in difficoltà. Tutto quello che abbiamo fatto quest’estate è stato fatto per lui, e poi, all’ultimo secondo, ci ha fatto questo. Questo è ciò per cui sto male.

D: “Jordan ha fatto un errore? Questa è stata la scelta sbagliata per lui?”

R: “Non lo sai mai. Noi dovremo giocarci sopra. Io credo che lui sia un buon giocatore e continuerà ad esserlo a L.A. e loro avranno davvero una buona squadra. Penso sia difficile dire che è un’errore, perché è stato in questa situazione. Ha giocato in quella squadra l’anno scorso e sta avendo una bella carriera lì. Non posso dire che abbia fatto un errore a tornare. Penso solo che ciò che vuole e ciò che ci ha detto durante tutto il processo non lo otterrà a L.A.

D: “Questo è stato un cattivo gioco d’azzardo per i Mavs o un rischio che è valsa la pena prendersi, vista la potenziale ricompensa?”

R: “Era un rischio che volevamo prenderci, e penso che sia valsa la pena prenderlo. Non è colpa nostra. Abbiamo fatto tutto ciò che abbiamo potuto. Avevamo un accordo verbale con un uomo fatto e finito. Non c’è nient’altro che avremmo potuto fare. Non c’è nient’altro che avremmo potuto dire. Questo era un rischio che non avremmo mai pensato sarebbe stato considerato un rischio guardandoci alle spalle. Ci siamo incontrati, lui ha cominciato il processo, ha incontrato le squadre, questo è tutto. S’è accordato con noi. Fine. Non ho mai pensato che potesse essere un rischio e finire così. Ovviamente adesso sembra così e allora stiamo qui a pensare ‘Oh bello avresti dovuto fare questo, avresti dovuto fare quello’. Era l’uomo del nostro salto [di qualità] e glielo abbiamo reso chiaro. Era un rischio che volevamo prendere.

D: “Quanto ci metteranno i Mavs a passare sopra a questa storia?”

R: “Sarà dura. Non sono sicuro di quali mosse faremo ora e nella prossima stagione. Ma guarda, ogni anni ci sono un sacco di buoni free agent lì fuori, e abbiamo il miglior proprietario che andrà lì fuori e li cercherà con decisione proprio come abbiamo fatto quest’anno. Preferisco avere un proprietario come questo che coglie le occasioni, che segue un DeAndre Jordan, che segue un Rajon Rondo e si prende dei rischi come questi per essere grande ed essere un pretendente al titolo. Soltanto non ha funzionato per noi stavolta. Penso che tutti sappiano il perché.

D: “Sentivi di star per dare inizio a una dinastia con un centro dominante con il quale avresti giocato per il resto della tua carriera…”

R: “Ti fermo qui. Quelle erano le sue parole. Erano le parole di DeAndre Jordan: ‘Ci ritireremo insieme. Il prossimo posto dove andrò, mi ritirerò lì’. Allora certo che l’ho pensato, perché queste erano le sue parole, non le mie.

D: “Ok, ma sicuramente avrai pensato che ci fosse l’inizio di una dinastia in atto, attraverso gli anni d’oro di Dirk e verso la prossima era per i Mavs. A questo punto senti ancora che il futuro sia luminoso e che tu sia parte di un progetto a lungo termine di questa franchigia?

R: “Certo che lo penso. Penso che questa sia la mia squadra. Penso che abbiamo il miglior proprietario. La supereremo. Andremo avanti. Se dovremo lottare il prossimo anno, sarà così, ma torneremo alla ribalta e abbiamo un bel po’ di ragazzi affamati che abbiamo messo sotto contratto. Vogliamo ragazzi come Wes Matthews in questa squadra. Lui è un uomo di parola. Lui è forte. Esattamente il tipo di carattere che vogliamo noi a Dallas, così magari sarà una benedizione nonostante sia arrivata in questo modo. Abbiamo un sacco di spazio nel Cap, e ne avremo tantissimo la prossima estate per cercare i migliori, quindi penso che il futuro sia luminoso. So che sto facendo tutto ciò che è in mio potere guarire. So che Wes farà tutto ciò che gli è possibile per guarire. Miglioreremo, questo è sicuro.

D: “Vuoi aggiungere qualcosa?”

R: “Non era pronto per essere un franchise player. Era spaventato. Era spaventato di fare il passo successivo nella sua carriera. Non c’è altra ragione a parte quella che sta bene e ha delle amicizie lì. Come tu possa prendere una decisione d’affari di quel tipo va oltre la mia comprensione. Come tu possa ignorare un proprietario come Mark che è nella tua città aspettando solo un’occasione per parlarti va oltre la mia comprensione. Non penso abbia fatto un’errore. Credo che starà bene a L.A. Ha una buona squadra, ha un grande playmaker, ha Blake, ma penso che avrebbe potuto essere una superstar a Dallas. Non avrei mai pensato nemmeno in un milione di anni che questa fosse anche solo una possibilità. Sarò ancora suo amico, ma non posso passare sopra al modo in cui ha messo la nostra intera organizzazione in pericolo. Normale avere dei ripensamenti. Normale cambiare idea, ma non ti tiri indietro da un accordo di questa portata così tardi lasciandoci soli e abbandonati.

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Pubblicato da
Simone Simeoni

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