Roy Hibbert è ad un bivio della carriera: dopo 7 anni trascorsi agli Indiana Pacers tra alti e bassi, il centrone da Georgetown è passato ai Los Angeles Lakers per cercare di rilanciarsi in un ambiente voglioso di tornare ai fasti di un tempo. Il clima attorno all’ex numero 55 ad Indianapolis non era dei migliori, soprattutto nelle ultime due stagioni quando il nativo del Queens, New York ha imboccato una parabola discendente da cui non si è tuttora risollevato.
Hibbert era ormai diventato un peso per i Pacers e viceversa, un rapporto tecnico ed extra-campo ormai logoro con la volontà di entrambe le parti di cambiare rotta. In particolare l’intento maggiore sembrava più da parte della franchigia che, nella persona di Larry Bird, ha più volte espresso durante l’offseason l’intenzione di voler giocare un basket più ad alto ritmo rispetto agli ultimi anni, segnati dalla presenza ingombrante sotto le plance proprio di Hibbert insieme a David West.
Qualche giorno fa Hibbert ha sottolineato come per lui sia molto importante il fatto di andare in una squadra allenata da un ex giocatore NBA come Byron Scott – che sa come funzionano certe dinamiche a parte invertite e che sa immedesimarsi al meglio nel comprendere le problematiche degli atleti – a differenza invece di Frank Vogel, quasi a voler tirare una stilettata al suo vecchio coach.
Ecco il passo incriminato dell’intervista rilasciata da Hibbert a David Aldridge di NBA.com.
Se avessi potuto scegliere di mio pugno, avrei scelto senza dubbio una squadra allenata da un ex giocatore NBA. Non che Frank (Vogel, ndr) non sia un grande allenatore, tutt’altro: con lui ho passato momenti bellissimi e ho giocato bene, però ho fatto presente al mio agente di voler giocare in futuro per un coach che abbia calcato i parquet NBA. Per fare un esempio, ho avuto sempre un ottimo rapporto con Brian Shaw (ex assistente di Vogel, ndr): andava molto nello specifico nei problemi che potevamo avere noi giocatori, riusciva a dare consigli davvero utili anche nelle piccole pause in panchina durante una partita. Essendo stato dall’altra parte in precedenza, ha quel qualcosa in più che i coach che non hanno giocato nella Lega non possono avere, è un dato di fatto.