Di certo Roy Hibbert non è mai stato considerato il giocatore mentalmente più “duro” della lega. Il suo atteggiamento nei momenti di difficoltà, tanto personale quanto sportiva, è stato molto criticato da alcuni colleghi, che sono arrivati a vere e proprie vette di cattiveria anche sui social durante gara-1 delle Eastern Conference Semifinals del 2014 tra i Pacers e i Wizards, quando Gilbert Arenas lo accusò su Twitter di essere soltanto capace di bere del Gatorade, affiancato in questo da Tracy McGrady. Hibbert, però ha sempre sostenuto di essere “il più duro dei suoi critici“.
Dopo la trade che lo ha portato ai Los Angeles Lakers in questa off-season, Roy Hibbert potrebbe scoprire che questa situazione è cambiata. A L.A. infatti, il centro ex Pacers, troverà Kobe Bryant che, oltre a tutti gli altri ovvi motivi, è noto per essere un atleta estremamente competitivo e di pretendere lo stesso livello di impegno da tutti coloro che lo circondano. Giocare al fianco del Black Mamba non è impresa da tutti, e anche altre superstar della lega hanno trovato difficoltà di ambientamento. Tra di loro l’ultimo centro di alto profilo che abbia vestito la maglia gialloviola, Dwight Howard, che ha lasciato i Lakers, e Kobe, dopo una sola stagione, trasferendosi agli Houston Rockets.
Sarà in grado Roy Hibbert, più volte tacciato di essere soft, di reggere a questo tipo di pressione? Stando a quanto da lui stesso dichiarato a Baxter Holmes, di ESPN, sì:
“Poter giocare con un grande [e] essere spinto da qualcuno che ce l’ha fatta, e ha vinto cinque campionati. Sono pronto per una sfida. La gente mi dice un sacco di cose diverse, di come lui mi rispetti, e io ho la sensazione che se mi faccio i fatti miei, posso farcela.
Sì, sarà una sfida. Ma sono pronto per questa. Non starò a pensare alle altre persone e a come interagiscono con lui e alle loro relazioni, ma sento che se metto il mio massimo impegno negli allenamenti e in partita, non penso che ci sarà alcuna tensione. E sono il tipo di persona che dirà ‘Hey, se ho fatto qualcosa, parliamone’ invece di andare soltanto avanti e indietro ogni giorno.“
Hibbert ha poi parlato del suo approccio alle partite, e di come debba essere in grado di modificare il suo atteggiamento, soprattutto riguardo ai suoi errori:
“Ho la sensazione di non aver fatto del mio meglio in ambienti che non mi conducessero a fare bene, e devo farlo, perché i giochi si faranno duri, e dovrò imparare a lasciare che le cose mi scivolino addosso. Non segnerò ogni tiro. Non piazzerò ogni stoppata. Non posso lasciare che una sola azione mi perseguiti per le successive due o tre volte che scendo in campo. Mi è già successo prima.“
Di certo i Lakers cercheranno di aiutare Hibbert in questo processo, parola del GM, Mitch Kupchack, che ha dichiarato che il piano della franchigia è quello di mantenersi focalizzati sui punti di forza del prodotto di Georgetown, soprattutto sulla difesa. Un aspetto di fondamentale importanza per i Lakers, che hanno chiuso la scorsa stagione al penultimo posto per efficienza difensiva. Magari il punto di partenza sarà il cosiddetto “principio di verticalità“, reso famoso proprio da Hibbert. [Il principio di verticalità è la regola secondo cui un difensore può assorbire un contatto senza vedersi fischiato il fallo finché prende posizione e salta verticalmente rispetto alla posizione stessa.] Hibbert è cosciente di essere bravo in questo tipo di azione, anche solo per aver visto altri centri che tentavano di emularlo.
“Sento che è la mia azione. Sono il Padrino di quella roba.“
Kareem Abdul-Jabbar, che ha lavorato con Hibbert in passato, ha dato ai Lakers qualche prezioso consiglio su come ottenere il meglio dal loro nuovo centro:
“Ciò che funziona meglio con Roy è avere un’idea chiara di quello che ci si aspetta da lui in situazioni specifiche. Una volta che gli dai chiarezza su qualcosa lui può portarla a termine senza alcun difetto.“