Ci sono delle volte in cui il passato, e la nostalgia dello stesso, esercitano su alcune persone un fascino non comune, quasi inspiegabile.
È strano a dirsi, ma pare che sul versante giallo-viola della città degli Angeli si trovino proprio nel bel mezzo di una di quelle volte.
Yahoo Sports riporta infatti dei rumors che vorrebbero il front-office dei Lakers “seriamente interessato” a riportare alla base l’eclettico Metta World Peace, una volta noto al mondo con le generalità di Ron Artest.
Il ritorno di MWP non rappresenterebbe altro che un ulteriore tassello del viaggio su Memory Lane, che gli angeleni sembrerebbero aver intrapreso da qualche anno a questa parte.
Un viaggio iniziato con il ritorno di Byron Scott, nelle vesti di head coach, e proseguito con l’anacronistico, multimilionario rinnovo del contratto di Kobe Bryant, fulgido 37enne che rimane ancora l’emblema della franchigia dentro e fuori del parquet.
Sembra che il tempo si sia quasi fermato per i Lakers, i quali in realtà, più per pure casualità che per disegno manageriale, possono contare su giocatori di ottime prospettive e in grado di traghettarli verso la modernità. I vari Jordan Clarkson, D’Angelo Russell e Julius Randle ne sono la prova.
Ed è proprio considerando questo che le mosse del front-office guidato da Kupchak, non ultima appunto la presa in considerazione di un ritorno di World Peace, cominciano ad assumere dei tratti grotteschi e che lasciano intravedere i contorni di un progetto confuso e dotato, sicuramente, di poco appeal.
Non fraintendiamoci, Metta World Peace è stato un signor giocatore in NBA per molti anni. All-Star e Difensore dell’anno nel 2004, campione con gli stessi Lakers nel 2010. Una carriera di tutto rispetto, che, tuttavia, da qualche anno a questa parte parrebbe aver imboccato il caro vecchio Sunset Boulevard. E gli ultimi 6 mesi, giocati a Cantù e conditi da circa 13 di media con il 31% da 3 punti, ne sono la conferma e, personalmente, non credo che l’ala da Queensbridge sia ancora, a 35 primavere scoccate, in grado di reggere l’impatto di una stagione NBA da 82-partite-82.
Paulo Coelho nell’Alchimista diceva che gli uomini sognano più il ritorno che la partenza. E forse è così anche per i Lakers e World Peace.
A me però viene in mente un passaggio de “Il curioso caso di Benjamin Button”, in cui un Brad Pitt miracolosamente ringiovanito afferma: «É strano tornare a casa. É tutto uguale…gli stessi odori, le stesse sensazioni, le stesse cose…ti rendi conto che l’unico ad essere cambiato sei tu». E il buon Metta non ha più nemmeno lo stesso nome.
E allora forse, a volte, cari Lakers quando non si può tornare indietro, bisognerebbe solo preoccuparsi di trovare il modo migliore per andare avanti.