Doccia fredda. Una di quelle che spengono le speranze ancora prima di iniziare un percorso, una cavalcata che dopo pochi minuti sembra già rivelarsi in realtà un velleitario trotto.
6:30 sul cronometro del secondo quarto, Turchia 40 – Italia 24. I ragazzi di Ataman tirano (ripetutamente) per andare sul +18. Prolungata, ininterrotta emorragia difensiva azzurra, in balia di un attacco che senza forzare il gioco, che eseguendo in maniera basilare, ci ha messo alle corde.
Il quintetto di partenza italiano è in parte inaspettato. Cinciarini a portarla su, Belinelli – Gentile – Gallinari a buttare l’arancia nel secchio, Cusin a fare legna.
La legnata però in partenza la prendiamo noi. Il lungo ex Cantù va a sedersi a causa dei 2 falli e non vedrà più il campo. Quasi come il Cincia che di minuti alla fine ne giocherà soltanto 9. Scelte dovute in parte alla mancanza di qualità (i maligni la chiamano “inadeguatezza”), ma soprattutto per le difficoltà a difendere il proprio canestro.
In realtà, con i vari Bargnani, Datome o Hackett sul parquet, le cose purtroppo non vanno meglio. “Basta un pick&roll centrale e siamo fritti”. Vediamo perché.
Breve introduzione. Nelle 2 esecuzioni precedenti di Guler avevamo puntualmente subito la tripla “del terzo uomo” (ossia del giocatore evidenziato dal rettangolino rosso), quello non coinvolto in maniera diretta nel p&r.
In ragione di questo Gentile preferisce non mettere un piede dentro l’area a protezione del ferro, ma restare più vicino al tiratore per evitare l’ennesimo canestro dalla lunga distanza.
Sull’uscita di Erden poi, Datome scivola verso il blocco mentre Melli è gia pronto alle spalle del lungo turco in attesa del playmaker avversario, pronto al cambio.
In realtà però Datome il cambio non lo fa. Non si accoppia con Erden, ma resta sulla palla. Proprio come Melli. Errore di comunicazione, di scarsa conoscenza. Errore grossolano.
A quel punto basta un pocket pass (ossia il passaggio schiacciato a terra tra i 2 difensori azzurri) di relativa difficoltà per lanciare il numero 9 in canotta rossa verso la prateria apertasi nella nostra area.
A fine gara Guler scriverà 9 nella casella assist, il giocatore che ne ha distribuiti di più nella prima giornata di Eurobasket. Un primo posto ex aequo con Dixon. Sì, l’altro play turco. Un rebus di 178 centimetri rimasto irrisolto per la difesa azzurra (nonostante il rivedibile 4/20 al tiro).
Il gioco chiamato anche da lui è sempre lo stesso. Pick and roll centrale.
Questa volta l’uscita è ancora più profonda. A 10 metri dal ferro. Bargnani difatti (come ha fatto spesso, troppo spesso) resta un passo indietro. Non potendo tenere a lungo lo scivolamento difensivo sul palleggio del giocatore di Chicago, preferisco restare dentro.
Alle sue spalle però, Ilyasova è già pronto con il blocco cieco. Uno di quelli che se non chiamati (come difatti accade) ti tagliano fuori dall’azione difensiva.
La frittata, anche in questo caso, ormai è fatta. Grazie soltanto ad un semplice p&r giocato a 10 metri da canestro. Hackett si ritrova ad inseguire Dixon. Bargnani è ormai dietro Erden lanciato al ferro. Gentile invece latita nella terra di nessuno.
Troppo lontano dal portatore di palla per contestare un tiro o evitare il passaggio, troppo distante dalla linea di penetrazione di Erden che corre in solitaria verso il ferro. Schiacciatona e +8 in un momento decisivo della gara per i turchi.
Il loro numero 9 alla fine metterà a referto 22 punti (tra cui gli ultimi 4 pesantissimi liberi) in soli 26 minuti. La giocata che decide la partita però la mette a segno Ilyasova, nel momento più delicato dell’incontro.
Il Beli ha appena realizzato una tripla senza senso che ci riporta a -1. 85-84. La chiamata di Ataman è più scontata dei fuochi d’artificio a Capodanno. Pick and roll centrale. Pianigiani decide di difendere con Gentile sulla palla. Il risultato?
Gallinari è troppo timido e resta ancora una volta troppo dentro, lasciando spazio, tempo e campo al palleggiatore, non riuscendo tuttavia a mettere il corpo sul roll dell’avversario diretto. Il nostro numero 5 resta stampato sul blocco, tagliato fuori dall’azione con troppa facilità.
Hackett invece deve prendere una decisione. Ruotare sulla linea di penetrazione e lasciare Mahmutoglu solo in angolo oppure restare vicino al proprio uomo e concedere 2 punti facili.
Daniel in questo caso riesce nella difficile operazione di fare peggio. Concede il comodo lay up con tanto di fallo. Tiro libero supplementare, di nuovo +4 e partita finita (anche perché non riesco ad avere il coraggio di incazzarmi per il libero sbagliato dal Gallo, non ci riesco).
A cosa hanno portato queste decine di p&r centrali giocati così lontano dal ferro? Ad un pessimo (e molto spesso assente) posizionamento a rimbalzo. Mai un corpo a contestare la palla sugli errori avversari, ogni sfera catturata una conquista titanica. Alla fine saranno 21 le seconde opportunità concesse ai turchi, che si sono potuti “permettere il lusso” di tirare col 43% complessivo dal campo.
Il differenziale figlio delle palle perse (14-8 in loro favore) e dei sopracitati rimbalzi d’attacco (21-9) si è rivelato un canyon troppo complesso da colmare. 72 i tentativi dei ragazzi di Ataman, soltanto 54 quelli degli azzurri.
A fronte di questo purtroppo non è bastato tirare col 56% scarso dal campo. Non bastano i 33 di Gallinari. Non bastano le tante realizzazioni pescate spesso dal nulla.
La speranza adesso è una sola: far si che i risultati delle prossime 4 gare bastino per superare il girone.