Che un tipo come Metta World-Peace getti acqua sul fuoco è uno spettacolo quantomeno insolito, ma è proprio quello che sta succedendo negli ultimi giorni. Con le indiscrezioni su un suo possibile ritorno ai Los Angeles Lakers, almeno durante il training camp, che si rincorrono da giorni sul web, è stato infatti lo stesso “Panda’s Friend“, parlando a margine dell’incontro di boxe tra Floyd Mayweather e Andre Berto dello scorso sabato, a smentire le voci di un suo ritorno nella Città degli Angeli per la stagione NBA 2015/16:
“Io e Mitch abbiamo un buon rapporto, ma non abbiamo parlato di un mio ritorno ai Lakers. Ho chiamato Mitch per altre questioni. Abbiamo solo un buon rapporto.“
Dichiarazioni che smorzano ulteriormente gli entusiasmi dei tifosi gialloviola, dopo che Mitch Kupchack aveva ammesso, nel week end, che le due parti “non ci sono ancora“. Il GM dei Lakers aveva però aggiunto che ritiene che World-Peace, nonostante i 35 anni d’età e dopo più di una stagione passata fuori dalla NBA, possa ancora dare il suo apporto positivo ai Lakers. La franchigia losangelina ha già 12 contratti garantiti a libro paga per la prossima stagione, e sei contratti non garantiti presenti al training camp pronti a battagliare per i tre posti rimanenti.
World-Peace ha continuato dichiarando che non giocherà un’altra stagione al di fuori dagli Stati Uniti, e che, anche se non sa nulla di preciso sul suo futuro, è rimasto in forma in vista di un eventuale contratto:
“Sono ancora una delle migliori ali piccole del mondo… Sono pronto a qualsiasi scenario.“
Nella sua ultima stagione in NBA, nel 2013/14, Metta World-Peace ha fatto registrare medie non proprio esaltanti (4.8 pts e 2 rbd) nelle 29 gare giocate con i New York Knicks. Molto meglio sono andate invece le sue esperienze all’estero, nella scorsa stagione, prima in Cina e poi in Italia, a Cantù, esperienze durante le quali ha fatto registrare 16.4 pts e 5.1 rbd a partita. La sua carriera NBA parla di 931 gare di regular season giocate, con medie di tutto rispetto (13.8 pts, 4.7 rbd, 2.8 ass, 1.8 stl), di un All-Star Game, un titolo NBA vinto proprio con i Lakers e un titolo di Defensive Player of the Year (l’ultimo “non lungo” a vincerlo negli ultimi 20 anni, prima di Kawhi Leonard, che se lo è aggiudicato nella passata stagione). Ma al di là di questi numeri c’è la sua personalità debordante, la sua sregolatezza, la sua intensità in campo e il suo agonismo, che lo hanno spesso messo nei guai in passato (storica la squalifica di 73 partite dopo “the Brawl“) ma che lo hanno anche reso l’idolo incontrastato di migliaia di tifosi.