Accade spesso nella vita, che sia quella di uno sportivo professionista o di un “comune mortale” che per un attimo si ferma e si confronta con se stesso, di imbattersi in attimi di riflessione volti alla cosiddetta operazione del “tirare le somme” su quanto si è ottenuto fino a quel preciso istante. Le scelte fatte sono sempre state le migliori? Rimorsi o rimpianti trovano spazio nei pensieri quotidiani? Le opportunità sono sempre state colte nel modo più fruttuoso possibile?
Klay Thompson, stella dei Golden State Warriors freschi di titolo NBA, a quanto pare ha attraversato uno di questi momenti di analisi interiore e senza mezzi termini ha dato un responso decisamente degno di essere ascoltato. Torniamo un attimo al Draft del 2011, quello che ha permesso a Klay-T di entrare in NBA: Klay Thompson non viene chiamato alle prime posizioni e la preoccupazione inizia a salire. Settima chiamata, ottava, nona, ancora nessuna franchigia è pronta a scommettere su di lui. Poi si arriva alla chiamata numero 10, riservata ai Milwaukee Bucks: la società del Wisconsin potrebbe draftarlo, ma anche lei lo snobba cedendo la propria “pick” a New Orleans in cambio di Beno Udrih e Tobias Harris, mentre i Pelicans selezionano Jimmer Fredette. KT viene allora chiamato dai Golden State Warriors, il resto è storia.
Klay Thompson è voluto ritornare sull’argomento, come ci riporta il portale sportivo “The Score“, in particolare sul fatto che una franchigia come Milwaukee abbia voluto rinunciare ai suoi diritti. E sul fatto che i Bucks non l’abbiano chiamato al draft di 4 anni fa, Klay risponde così:
“Ringrazio Dio ogni giorno per questo”.
Brevi ma intense le parole di Klay Thompson, riportate anche dal giornalista sportivo Diamond Leung via Twitter. Molte probabilmente le ragioni che portano uno degli Splash Brothers a reagire così nonostante ne sia passata di acqua sotto i ponti: in primis c’è l’orgoglio, a seguire il fattore clima da non sottovalutare (Thompson è originario di L.A. ed il passaggio ai freddi inverni di Milwauekee non è così facile da affrontare) ed infine il motivo più importante, ovvero difficilmente Klay Thompson avrebbe l’anello al dito se non fossero stati i Warriors a decidere di selezionarlo.
In mezzo a tutti questi dubbi e riflessioni, ce ne sorge un’ultima in maniera spontanea: come sarà accolto Thompson quando affronterà i Bucks in trasferta?
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