Charlotte Hornets Season Preview: è (ancora) un anno zero

Gli Hornets si presentano alla stagione NBA 2015/2016 totalmente rinnovati, oramai una consuetudine in questi ultimi anni. Il perchè? Finora ogni tentativo di reset non è andato a buon fine: nella mente di tutti c’è ancora la delusione derivante dalle brutte prestazioni di Lance Stephenson, eretto lo scorso anno a star, e salvatore assoluto, in grado di cambiare le sorti di una franchigia in trend negativo dalla propria fondazione. Eppure il “core” c’era, le fondamenta erano solide, ma la mancanza di amalgama ha portato all’ennesima stagione inconcludente, a un record di 33 vittorie e 49 sconfitte… Nella Eastern Conference, oltretutto.

IL MERCATO 

IN: Nicolas Batum, Troy Daniels, Tyler Hansbrough, Aaron Harrison, Spencer Hawes, Elliot Williams, Jeremy Lin, Frank Kaminsky, Jeremy Lamb, Sam Thompson, Jason Washburn
OUT: Lance Stephenson, Bismack Biyombo, Jannero Pargo, Mo Williams, Gerald Henderson, Gary Neal, Vonleh

Come già esposto gli Hornets ripartono da un mercato rivoluzionario e, così si augura la dirigenza del North Carolina, impattante. Giovani come Kaminsky e Zeller potranno fare bene e apprendere molto accanto ad Al Jefferson, mentre l’addizione di Nicolas Batum porterà valore aggiunto su entrambi i lati del campo e un talento superiore rispetto a quello di Gerald Henderson. I dubbi invece sono tanti, a partire da Jeremy Lin (non lo riconoscono nemmeno gli addetti della sicurezza dell’arena) che non ha mai più dimostrato il talento sfornato in periodo “Linsanity”, fino ad arrivare a Spencer Hawes, una delle delusioni dei Clippers dello scorso anno. L’aggiunta di Tyler Hansbrough può essere inserita nella categoria “figliol prodigo”: torna in quella North Carolina che ha vissuto nel periodo collegiale da protagonista, dal 2005 al 2009. Ultime parole da spendere per Lamb e Aaron Harrison: il primo arriva da OKC portando in dote un talento ancora da affinare e scoprire, talento insabbiato negli anni scorsi dal poco spazio concessogli (concause: Kevin Durant e Russell Westbrook). Il secondo invece è un giocatore undrafted (non draftato) che dalla sua ha delle caratteristiche fondamentali per avere successo nella NBA: mentalità vincente e voglia di lavorare.

QUINTETTO TITOLARE

SALARI SQUADRA

IL COACH

Steve Clifford è il leader di questa squadra e così è stato fin dal 29 maggio 2013, data di insediamento. Il coach è l’artefice dei (pochi) recenti successi della franchigia nell’era Michael Jordan, come i playoff del 2013-2014. Dal primo momento in cui è atterrato in North Carolina, Steve ha inculcato nei suoi giocatori un’idea di difesa di squadra sì efficace, ma ancora troppo ondivaga. Charlotte, per lui, rappresenta il primo e vero proprio incarico da head coach dopo le passate esperienze da assistant ai Lakers, Orlando, Knicks e Rockets. La prossima stagione sarà quella della verità: se farà bene rimarrà per continuare a dare respiro al progetto, ma in caso di fallimento potrebbe essergli dato il benservito.

GIOCATORE CHIAVE IN ATTACCO

Difficile scegliere tra Al Jefferson e Kemba Walker ma, costretti alla scelta, preopendiamo per il secondo. Il motivo è semplice: Kemba è e sarà il motore della squadra per quanto riguarda il lato offensivo, punto debole della scorsa stagione (28esimi per punti segnati e assist). Da playmaker sarà sua la responsabilità di aprire le difese, dare il via agli schemi di gioco e fornire assistenze ai propri compagni di squadra. Oltre a tutto ciò al natio del Bronx verrà richiesto un costante apporto in termini di punti realizzati, proprio come accadeva lo scorso anno, quando ha guidato la franchigia con i suoi 17.3 punti di media (davanti a Mo Williams e Al Jefferson). Dove migliorare? Sicuramente nella media-assist e nella fase di playmaking del gioco offensivo; ancora troppo pochi i 5 di media per un giocatore che ha tanto la palla in mano come lui. Da migliorare anche il pessimo 38% dal campo dello scorso anno.

GIOCATORE CHIAVE IN DIFESA

Steve Clifford, come già detto, ha saputo impostare una difesa di squadra efficace e molto solida, indipendente dalle grandi capacità dei singoli. Con Kemba Walker eletto “giocatore chiave in attacco” e MKG “Rivelazione dell’anno” la scelta per la difesa ricade su Al Jefferson. Le doti offensive, come già anticipato, non si discutono, e allora perchè non applicarsi per migliorare nell’intimidazione sotto canestro? Il “centrone” ex-Utah ha le capacità e l’intelligenza cestistica per fungere da leader anche aiutando i propri compagni di squadra da “dietro le quinte”. A pari-merito inseriamo anche Nicolas Batum, il neo-arrivato da Portland, che con la sua energia e intensità potrà essere una delle sorprese dell’anno: mettiamola così, le speranze di assistere ad un “Lance Stephenson 2” sono poche. Il francese è professionista serio e giocatore oramai consolidato, ci sentiamo di scommettere su di lui.

RIVELAZIONE DELL’ANNO

Nessun dubbio: Michael Kidd-Gilchrist è stata la sorpresa dello scorso anno. Approdato in NBA tre anni fa (a 19 anni!), da lui ci si aspettava fin da subito un impatto memorabile. Il primo anno ha fatto fatica, il secondo anno ha preso le misure e nel terzo ha dimostrato di essere giocatore vero in tutto e per tutto. Ora, a 22 anni, è ancora in fase di crescita: certamente i 10.9 punti e 7.6 rimbalzi dello scorso anno sono un’ottima base, soprattutto per un ragazzo considerato grande lavoratore. Statisticamente parlando ha migliorato quasi tutte le voci presenti a referto ma il suo vero punto di forza è il carattere. Non sorprendetevi se nella stagione che viene sarà lui uno dei trascinatori di Charlotte. Energia straripante.

MIGLIOR INNESTO

Con tutto il rispetto per Frank Kaminsky e in attesa di capire quale sarà l’impatto del lungo con l’NBA, puntiamo tutto su Nicolas Batum. Difensore eccelso e attaccante “usato sicuro”, ha ancora margini di crescita e la continuità è uno dei suoi punti di forza. Negli ultimi Europei è stato uno dei trascinatori della Francia (eliminata in semifinale contro la Spagna) e siamo sicuri che in un gruppo che ha già dei leader definiti – Walker e Jefferson – potrà dare ancora di più, migliorando i non esaltanti 9 punti, 5 rimbalzi e 5 assist fatti registrare la scorsa stagione in Oregon.

PUNTI DI FORZA 

Lo avete già sentito e l’idea non cambia: difesa, difesa e ancora difesa. Siamo sicuri si confermeranno ai vertici del rating difensivo di squadra (settimi lo scorso anno) e hanno tutte le carte in regola per migliorare ulteriormente. L’attacco, dal canto suo, è affidato a buonissime mani e i nuovi innesti (Kaminsky soprattutto) hanno grandi capacità nell’apertura del campo che porteranno dividendi. Complessivamente la qualità dell’intero team sembra essere stata innalzata, ma il segreto, secondo noi, è l’aver composto un roster di uomini veri e professionisti affamati. Lance Stephenson, ti dice qualcosa?

PUNTI DEBOLI

In una squadra rinnovata per l’80% è molto difficile immaginare i punti deboli. Azzardando, proviamo a beneficiare del dubbio di un’intesa totalmente da affinare. Se Kemba Walker non si fossilizzerà in continui attacchi 1-vs-1 ne vedremo nelle belle; in caso contrario il vero punto debole della squadra potrebbe essere l’egoismo. Batum, Walker, Jefferson e la voglia di MKG di dimostrare di essere migliorato potrebbero fare del male ai risultati di squadra. Siamo cautamente ottimisti, in ogni caso.

MIGLIOR SCENARIO

I giocatori si mettono l’uno al servizio dell’altro, la difesa si conferma al top come lo scorso anno, mentre l’attacco finalmente gira a meraviglia. Il record finale recita 49-33, gli Hornets disputano la miglior stagione dell’era MJ ed entrano ai playoff con il coltello tra i denti. Difficile, è poi così impossibile da immaginare?

PEGGIOR SCENARIO

Aver cambiato tanti giocatori potrebbe creare problemi anche ai meccanismi difensivi  di squadra che così bene hanno funzionato lo scorso anno. Scenario negativo: la difesa peggiora, l’attacco risponde male confermando quanto detto tra i “punti deboli”, altro anno di totale fallimento e addio a Clifford.  Record da 30 – 52. 

SCENARIO REALISTICO

Come avrete ben inteso, gli Hornets hanno tutte le carte in regola per fare molto meglio del pessimo 33-49 dello scorso anno. I playoff sono decisamente alla portata della squadra di Clifford. Gli acquisti non fanno rumore, è vero, ma rappresentano “operai specializzati” che non tutte le franchigie NBA possono contare tra le proprie fila. Clifford assicurerà la stessa qualità difensiva e, per noi, l’attacco crescerà di livello. Record conclusivo? 44-38 e Playoff NBA in saccoccia. Buzz City vuole smettere di avere incubi.

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Pubblicato da
Michele Ipprio

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