I Sacramento Kings sono ripartiti come le altre franchigie NBA col tradizionale training camp, dove coach George Karl potrà iniziare a modellare il nuovo roster il più possibile a sua immagine e somiglianza. Tanti i volti nuovi rispetto alla passata stagione: da Rajon Rondo a Marco Belinelli, da Caron Butler a James Anderson solo per citarne alcuni.
Karl ha un suo assetto iniziale in testa ben definito, ad eccezione della posizione da numero 4. Per quanto concerne il ruolo di ala grande in quintetto, ci sono diversi candidati tra le fila dei Kings. Il favorito pare essere Willie Cauley-Stein, rookie da Kentucky, sesta scelta assoluta nell’ultimo Draft, ma negli ultimi giorni sono in ascesa le quotazioni di Kosta Koufos, lungo greco già allenato da Karl ai Denver Nuggets diventato ormai un veterano della Lega.
In alternativa ci sarebbe anche l’opzione Rudy Gay, da impiegare come lungo atipico perimetrale che si adatterebbe anche bene al sistema offensivo di Karl. Le controindicazioni però vengono dalla metà campo difensiva, dove l’ex Memphis Grizzlies potrebbe soffrire la maggior fisicità nei confronti dei numeri 4 della Western Conference, gente del calibro di Blake Griffin, LaMarcus Aldridge e Zach Randolph per esempio.
Non mancano dunque le frecce nella faretra dell’allenatore dei Kings che ha parlato dell’argomento in un’intervista rilasciata a James Ham di CSNBayArea.com.
Abbiamo diverse opzioni per il ruolo di numero 4, abbiamo lunghi con caratteristiche differenti tra loro. Cauley-Stein è dotato di un grande atletismo, Koufos è più solido in difesa e l’ho trovato molto migliorato in attacco rispetto a quando l’ho avuto qualche anno fa a Denver. Certo, con Koufos che è più un centro, a giocare da ala grande sarebbe DeMarcus Cousins ma lui può ricoprire entrambe le posizioni senza problemi. C’è anche la possibilità di utilizzare Rudy Gay in specifici momenti della partita, ma non penso possa essere una soluzione sul lungo periodo. Di opzioni ne abbiamo, dipenderà poi in base alle situazioni ed agli avversari che incontreremo di volta in volta. Non c’è una soluzione migliore di un’altra.