New York Knicks Season Preview: Il triangolo no…

“Il triangolo, no! Non l’avevo considerato! D’accordo ci proverò, la geometria, non è un reato!”cantava Renato Zero, nell’ormai lontanissimo 1978. Ora, sappiamo benissimo che tale canzone non è neanche lontanamente correlata alla pallacanestro, così come dubitiamo fortemente del fatto che nel pre-partita Melo e compagni ascoltino a tutto volume il buon Renato Zero, però queste poche frasi riassumono alla perfezione la stagione 2014/15 dei New York Knicks dell’era Phil Jackson. L’avvento di coach Zen era stato accolto come l’arrivo del Messia dai tifosi dei Knickerbockers, ma la realtà spesso non equivale alle aspettative; quando ciò accade la speranza, che dovrebbe essere l’ultima a morire, è invece la prima a dire “grazie e arrivederci”. L’ex allenatore di Bulls e Lakers ha “imposto” a coach Derek Fisher la “triangle offense”, suo marchio di fabbrica da una vita ormai. Tuttavia, i giocatori hanno faticato enormemente ad assimilarne i concetti: spaziature orrende, circolazione della palla inesistente, letture delle situazioni pessime e, per dirla tutta, un roster non proprio adatto a tale gioco.
Questa è stata, in poche righe, la stagione vissuta dai tifosi blu e arancio: record, se così si può definire, di 17 vittorie e 65 (avete capito bene, sessantacinque) sconfitte, quinto posto nella Atlantic Division e stagione conclusa ufficiosamente più o meno ad inizio 2015. Peggio di così c’è solo da scavare.

 

IL MERCATO

IN: C Robin Lopez, G Arron Afflalo, F Kyle O’Quinn, F Derrick Williams, F Kristaps Porzingis, G Jerian Grant, G Sasha Vujacic, F Kevin Seraphin.
OUT: F Andrea Bargnani, F Jason Smith, G Shane Larkin, G Tim Hardaway Jr., F Quincy Acy, G Alexey Shved, C Cole Aldrich

Gli obiettivi dei New York Knicks erano ben definiti all’inizio della free agency: LaMarcus Aldridge e Greg Monroe. Il primo è finito in quel di San Antonio, Texas, mentre il secondo è ora alle dipendenze di Jason Kidd, ex giocatore dei Knicks e ora coach degli intriganti Milwaukee Bucks. La delusione, perciò, con tutto il rispetto nei confronti dei vari Robin Lopez, Arron Afflalo, Derrick Williams e via dicendo, è palpabile. Bisogna guardare in faccia la realtà: i Knicks sono allo stato attuale niente più che una nobile decaduta. Certo, possono offrire un palcoscenico che non ha eguali nel mondo (alla pari con quello dello Staples Center di Los Angeles), ma i giocatori di alto livello, nella scelta di una franchigia, prendono in considerazione altri fattori, quali il livello della squadra e le possibilità di vittoria nel breve periodo. I New York Knicks, in questo momento, sono molto, molto, mooolto indietro sotto questi aspetti. Metteteci anche la sfortuna di esser scesi fino alla quarta chiamata al draft, quando c’era un’altissima probabilità di scegliere almeno tra le prime tre, ed il quadro è completo. Tuttavia, non ci sentiamo di bocciare il mercato dei Knicks: sono arrivati giocatori solidi, che potranno sicuramente dire la loro. Robin Lopez è indubbiamente un buon centro, abile in fase difensiva e discreto rimbalzista; Afflalo ha dimostrato di avere punti nelle mani, tirando con il 54% di effective field goal ratio nelle sue ultime 4 stagioni a Denver; O’Quinn e Williams possono portare atletismo e fisicità, mentre Porzingis rappresenta la scommessa effettuata, non senza polemiche, dal frontoffice dei Knicks durante la scorsa estate.

QUINTETTO TITOLARE

SALARI SQUADRA

In verde le player option, in blu le team options. Credits to: basketball-reference

IL COACH

Dopo una carriera da giocatore costellata da successi (ben 5 anelli con i Los Angeles Lakers), Derek Fisher ha deciso di tuffarsi fin da subito nell’esperienza di head coach. Il nativo di Little Rock, Arkansas, è al suo secondo anno sulla panchina dei New York Knicks. La stagione d’esordio non è andata come si sperava; sicuramente parte della colpa va anche attribuita alla sua inesperienza, ma la panchina dell’ex giocatore dei Lakers non ha mai traballato seriamente. La comprensione della triangle offense richiede tempo (oltre ai giocatori giusti), perciò la decisione di continuare con Fisher sembrerebbe supportata da un processo logico. Quest’anno, inoltre, sono arrivati nella Grande Mela dei giocatori che meglio si adattano a questo tipo di gioco rispetto ai vari Shumpert e J.R. Smith; per cui avanti con Fisher, anche se un’altra stagione sulla falsariga dell’anno scorso non verrà tollerata.

GIOCATORE CHIAVE IN ATTACCO

Crediamo che nessuno dei nostri lettori salterà dalla sedia dalla sorpresa nel vedere il nome di Carmelo Anthony in questa sezione. Melo è indubbiamente tra i primi cinque attaccanti della lega e uno dei pochi a saper segnare in tutti i modi possibili. Quando è in giornata, il mal di testa per il malcapitato di turno che deve marcarlo è pressoché assicurato. In 13 stagioni disputate in NBA, Anthony viaggia alla fantascientifica media di 25.2 punti a partita (la media sale a 26.1 se si considerano esclusivamente gli anni ai Knicks), con anche 3.1 assist e 6.6 rimbalzi in 36.5 minuti: una macchina da punti, insomma. L’anno scorso Melo, in accordo con lo staff medico dei Knicks, ha scelto di chiudere in anticipo la stagione per sottoporsi a un intervento chirurgico al ginocchio sinistro, per potersi giocare al meglio le ultime cartucce rimaste. Nei giorni scorsi il prodotto di Syracuse ha dichiarato di sentirsi pronto come non mai: gran parte della stagione dei New York Knicks passerà per le sue mani, nel bene o nel male.

 GIOCATORE CHIAVE IN DIFESA

Per quanto riguarda il giocatore chiave in fase difensiva, la nostra scelta ricade su Robin Lopez. L’ex giocatore dei Portland Trail Blazers sa difendere il ferro, sa stoppare (1.6 blocks a partita nelle ultime due stagioni con i Blazers), sa prendere rimbalzi (7.8 a partita di media negli ultimi due anni a Portland) e soprattutto ha dimostrato di saperci mettere grinta e intensità, due qualità che lo scorso anno sono mancate paurosamente ai Knicks. In dote ai suoi nuovi compagni porterà inoltre una buona dose di fisicità (213 cm per 116 kg), la quale garantirà una più efficace protezione del pitturato (pitturato che, l’anno scorso, è stato quasi sempre territorio di conquista dell’avversario di turno).

RIVELAZIONE DELL’ANNO

Il nome più banale che potremmo fare è quello di Kristaps Porzingis, quarta scelta dell’ultimo draft. Tuttavia, il giocatore lettone ci sembra ancora troppo leggero e inesperto per poter competere ai massimi livelli in NBA; per cui ci sarà probabilmente da attendere qualche stagione prima di poterne apprezzare appieno le indubbie qualità.
La nostra scelta perciò ricade, un po’ a sorpresa, su Derrick Williams. La seconda scelta assoluta del Draft 2011 ha un potenziale atletico disumano ed è reduce da una buona seconda parte di stagione con i Sacramento Kings. Il nativo di La Mirada, California, non ha dimostrato al piano di sopra quello che era riuscito invece ad affermare con forza al college, dove ha chiuso la sua avventura con gli Arizona Wildcats con la strepitosa media di 17.8 punti, 7.8 rimbalzi e 0.7 stoppate a partita in 29.2 minuti. Williams rappresenta indubbiamente la scommessa dei New York Knicks versione 2015/16, fatta eccezione come detto per Porzingis; anche dal suo rendimento passerà una buona parte della stagione della franchigia newyorkese.

 MIGLIOR INNESTO

Qualsiasi tifoso dei Knicks avrebbe sperato di leggere il nome di LaMarcus Aldridge in questa sezione. Le cose, come ben sappiamo, sono andate molto diversamente; così Phil Jackson e Derek Fisher dovranno accontentarsi delle “seconde scelte”. La miglior aggiunta al roster di quest’anno è a nostro avviso Arron Afflalo. La guardia nativa di Los Angeles ha dimostrato, nel corso della sua carriera, di saperla mettere dentro con estrema facilità: true shooting percentage del 54%, career high di 43 punti (datato 3 Dicembre 2013) e record personale di 8 triple segnate in una partita. Afflalo, oltre a rappresentare la seconda opzione offensiva dei Knicks, potrà dire la sua anche dall’altro lato del campo: l’ex giocatore di UCLA è infatti un buon difensore, rapido negli spostamenti e con piedi molto attivi e veloci. I Knicks hanno dimostrato di credere fortemente in lui, offrendogli un biennale da 16 milioni di dollari che, per la verità, ha fatto storcere più di qualche naso. L’importanza di Afflalo si vedrà soprattutto nelle partite in cui Carmelo Anthony faticherà a prendere il ritmo: le capacità offensive di Arron dovranno essere, nei piani di coach Fisher, uno degli elementi chiave dei Knicks di quest’anno.

PUNTI DI FORZA

Difficile parlare di punti di forza di una squadra che ha chiuso lo scorso anno con il tragicomico score di 17-65. Come detto in precedenza, gran parte della sorte dei Knicks passerà per le mani di Carmelo Anthony, che dev’essere considerato il punto di forza principale della franchigia newyorkese. Melo, nei giorni scorsi, si è detto impaziente di rientrare in campo, perciò non fatichiamo a immaginare un’altra brillante stagione dal punto di vista realizzativo per il numero 7.
Un altro punto di forza di questi Knicks è rappresentato dal giusto mix tra gioventù ed esperienza che si è creato quest’estate. Phil Jackson e co. hanno aggiunto al roster ben 4 giocatori sotto i 26 anni e, per sopperire alla mancanza di “malizia” che questi potrebbero avere, sono stati inseriti in squadra dei veterani di sicuro livello, quali Robin Lopez (ottavo anno da professionista) e Arron Afflalo (nona stagione in NBA), che si aggiungeranno agli altri “over” già presenti in rosa (Carmelo Anthony e Jose Calderon).

PUNTI DEBOLI

Il primo punto debole che ci viene in mente è rappresentato dalla mancanza di talento puro. Fatta eccezione per Melo, questi Knicks sembrano scarseggiare notevolmente dal punto di vista qualitativo. Un modo di bypassare questo limite potrebbe essere rappresentato dalla completa assimilazione del tipo di gioco che Fisher chiederà ai suoi, ma l’anno scorso le cose non sono andate come si sperava; per cui il punto di domanda rimane, ed è anche bello grosso. La squadra è cambiata radicalmente rispetto all’anno scorso, perciò potrebbe rendersi necessario un periodo di ambientamento, nel quale i giocatori dovranno provare a costruire una chimica di squadra solida e duratura.
La situazione non è buona neanche dall’altro lato del campo: la scorsa stagione i New York Knicks sono stati la terza peggior difesa della lega e la seconda peggior squadra in quanto a rimbalzi presi. Certo, rispetto all’anno scorso sono cambiati gli interpreti e vi è stato un miglioramento evidente del roster, ma la strada da percorrere sarà lunga e tortuosa.

MIGLIOR SCENARIO

La squadra assimila la triangle offense in breve tempo, Carmelo Anthony torna più forte, arrabbiato e in forma che mai e le scommesse fatte quest’estate dal frontoffice (in particolar modo Williams e Porzingis) si rivelano vincenti: questo sarebbe il best case scenario per i New York Knicks edizione 2015/16. Che siano ipotesi di difficile realizzazione nessuno lo mette in dubbio, ma allo stesso tempo non si sta parlando di fantascienza pura. Nella Eastern Conference vi è indubbiamente un buon numero di squadre molto più attrezzate dei Knicks, ma se tutto gira per il meglio i tifosi di New York potrebbero vedere nuovamente i propri beniamini ai playoff. Record di 40-42 e post-season catturata in extremis.

PEGGIOR SCENARIO

Carmelo Anthony continua ad avere problemi fisici, la chimica di squadra fatica ad arrivare e la triangle offense si rivela di difficile assimilazione anche quest’anno. Le scommesse fatte si rivelano perdenti, lo spogliatoio si spacca in due e coach Fisher viene esonerato. I Knicks chiudono la stagione con il record di 23-59, assicurandosi (si fa per dire) uno degli ultimi 5 posti della lega. Troppo pessimisti? Forse, ma, visto quanto successo l’anno scorso, la possibilità di un tale scenario catastrofico va quantomeno tenuta in considerazione.

SCENARIO REALISTICO

Partiamo subito con una premessa: fare peggio dell’anno scorso sarà impossibile, qualsiasi cosa accada. Il roster di quest’anno è dotato di maggiore profondità, è stata aggiunta una discreta componente di atletismo (che mancava) e Anthony sembra essere più arrabbiato e voglioso che mai. Sognare l’ottavo posto nella Eastern Conference, che garantirebbe come ben noto l’accesso alla post-season, non è una follia totale. Tuttavia, vi sono realisticamente almeno 7-8 squadre migliori dei Knicks, più qualche team che si attesta suppergiù sullo stesso livello di NY (mentre i 76ers dovrebbero essere la squadra materasso della Conference); quindi un approdo ai playoff starebbe a significare il fallimento di qualche franchigia più quotata. Crediamo tuttavia che i Knicks difficilmente arriveranno alla post-season: ci sbilanciamo quindi su un record di 36-46, che garantirebbe un 9°-10° posto nella Eastern Conference.

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Pubblicato da
Federico Saltalamacchia

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