Kobe Bryant è tornato in campo a distanza di 9 mesi dall’ultima volta (Gennaio 2015), dando così ufficialmente il via alla sua 20esima stagione sui parquet NBA.
Dopo aver segnato il suo primo canestro (una tripla in faccia a Gordon Hayward, gli avversari erano gli Utah Jazz), Kobe ha giocato una partita tranquilla, cercando di non sforzare troppo il suo fisico e uscendo dal campo in ottime condizioni.
“E’ una questione di tempo”- ha dichiarato Kobe dopo la partita, finita con un 1/5 dal campo per 5 punti segnati in 12 minuti-“devo riacquistare i tempi di gioco, abituarmi nuovamente a tutto questo. Nei minuti in campo, però, mi sono trovato molto bene; il gruppo mi piace, credo che riusciremo a giocare un buon basket quest’anno.”
Certo a livello tecnico le giocate del #24 non hanno impressionato, ma non ci si poteva aspettare niente di più da un 37enne, seppure non certo un giocatore qualsiasi, al rientro in campo dopo una convalescenza di 9 mesi; c’è da ricordare infatti che l’infortunio alla spalla che ha messo fine alla stagione di Bryant a gennaio, dopo 35 partite di regular season, era arrivato dopo la frattura al ginocchio che aveva messo fine anche alla precedente stagione, solo 6 partite dopo la rottura del tendine di achille risalente all’Aprile 2013. Non proprio una passeggiata per un fisico che ha conosciuto ogni tipo di infortunio dal ’96 (anno di debutto in NBA) ad oggi.
Con ogni probabilità in questa stagione Kobe si vedrà catapultato nel ruolo di ala piccola, che si adatta molto meglio alle sue dimensioni nel basket moderno della ‘small ball’; cambio di ruolo che arriverà in concomitanza ad un importante taglio ai minuti in campo del Black Mamba, che non potrà certo permettersi i 40 minuti a partita di un tempo, specie con un roster giovane e discretamente lungo come quello dei Lakers di quest’anno.