New Orleans Pelicans Season Preview: Run for the Brow

Due calcoli rapidi. Da quando Anthony Davis è stato scelto alla prima chiamata assoluta da New Orleans il record di squadra ha segnato questo andamento: 27-55, 34-48, e 45-37 (nell’ultima stagione). Minimo 7 vittorie in più ogni anno. Le costanti in queste tre annate sono state il coach e il core, rispettivamente Monty Williams e il nucleo di giocatori composto da Davis, Anderson ed Eric Gordon. Due indizi che fanno (quasi) la prova, la prova che il Monociglio sta facendo salire di livello la squadra di stagione in stagione.

Nella sua crescita non si è mai fermato, nemmeno per un secondo. Dopo aver sofferto la fisicità dei lunghi NBA nelle prime due stagioni Davis ha trascorso interminabili ore in sala pesi insieme a Carlos Daniel – uno degli assistenti allenatori dei Pelicans – aggiungendo nove chili – principalmente muscoli- per reggere i colpi nelle battaglie sotto canestro. Secondo nella votazione del rookie of the year (dietro a Damian Lillard), ha ottenuto la convocazione all’ ASG e diverse nomination al titolo di MVP della regular season; un traguardo per anno.

4-0 al primo turno di playoff, contro quelli che più avanti si sarebbero laureati Campioni NBA. Non è mai bello subire uno sweep, ma, nonostante la netta inferiorità sui Warriors, i Pelicans non hanno regalato niente. Gara 3 era univocamente indirizzata verso la vittoria dei Pelicans. Le hustle plays a rimbalzo difensivo, le stoppate della classe operaia inferte da Dante Cunningham, un clinic di Anthony Davis sui diversi modi per attaccare (senza forzare) e i diversi modi per proteggere il ferro o arrivare in soccorso sui pick and roll, tengono New Orleans ad un solido +10. Poi arrivano le distrazioni a rimbalzo offensivo (leggasi taglia fuori), sui tagli backdoor (leggasi rotazioni difensive) e lo zampino sempre caldo da dietro l’arco di Steph Curry, a strappare all’overtime la vittoria del 3-0 secco. In quella che non sarebbe comunque stata una pivotal game, una gara di svolta, perché le braccia di Unibrow non possono arrivare a coprire tutti i limiti dei Pelicans.

In regular season i Pelicans sono riusciti a stare al passo della conference più competitiva e sanguinosa, fregando l’8° spot ai Thunder e vincendo partite importanti proprio nell’ultima settimana di stagione regolare. L’ultimissima contro gli Spurs e, qualche giorno prima, il successo contro dei riposati Warriors. Progressi in difesa, 11° nella lega per defensive rating, tenendo gli avversari a 107 punti su 100 possessi. Progressi in attacco, dove alternano giochi in Iso tra Davis e l’esterno coinvolto sul lato forte a esecuzioni in velocità per entrare prima che la difesa si schieri.

ARENA

Interno dello Smoothie King Center, l’arena dei Pelicans

esterno dello Smoothie King Center

 

STARTING FIVE

second unit:

PG:Norris Cole
G:Alonzo Gee
SF:Ryan Anderson
PF:Omer Asik
C:Alexis Ajinca

*la second unit è stata formulata in base al minutaggio, più che al ruolo.

FREE AGENCY

Se si dovesse dare un voto alla free agency dei Pelicans, sarebbe 5+. Dell Demps, il GM di New Orleans, non si è quasi mosso sul mercato. Ha puntato il radar su alcuni three & d come DeMarre Carroll e Danny Grenn senza grandi risultati. Per il resto ha riconfermato Ajinca, Cunningham, Asik, Cole e Babbit, con le magrissime consolazioni di aver ingaggiato giocatori tappabuchi come Kendrick Perkins e Alonzo Gee e senza dimenticare il contratto faraonico firmato da Anthony Davis.

No risk, no reward. Anche se la grande novità c’è stata…

ALLENATORE

Ed è avvenuta in panchina, più precisamente dove siede l’head coach. Il nuovo arrivato, che subentra a Monty Williams, è Alvin Gentry. Meglio noto come l’ex assistente allenatore dei Golden State Warriors campioni NBA. Meglio noto come l’ex-ex assistente allenatore dei Phoenix Suns di Mike D’antoni. Sì, quelli del 7 second or less. No, non trapianterà solo e soltanto giochi in transizione o semi transizione offensiva.

Il mucchio di schemi giocati dai Warriors la scorsa stagione – in cui molti dei blocchi portati arrivano sull’uomo senza palla o sull’uomo senza palla che taglia – verranno anch’essi assorbiti nel nuovo playbook dei Pelicans. Pensate un attimo ai danni che Davis potrebbe infliggere giocando a là Draymond Green, avendo più linee di penetrazione e con la possibilità di mettere il meno possibile palla per terra. Fatto? E’ arrivata anche a voi l’immagine del Big One?

GIOCATORE CHIAVE OFFENSIVO E DIFENSIVO

Attorno a Davis, ci sono discreti giocatori che completano il supporting cast. Omer Asik protegge il ferro come pochi altri international players in NBA, Tyreke Evans è un eccellente finisher (11.5 entrate a canestro a partita), Jrue Holiday è un playmaker di buon livello e Ryan Anderson è la stretch 4 ideale in ogni roster di pallacanestro moderna.

Ma Davis li oscura tutti quanti, su entrambi i lati del campo. Al punto che risulta difficile non classificarlo come giocatore chiave sia in difesa che in attacco. Se poi ha cominciato a lavorare sul tiro dalla lunga distanza…

LA RIVELAZIONE

Dalla panchina dei Pelicans, uno dei role player più solidi è Alexis Ajinca. Il centro francese è entrato stabilmente in rotazione a partire dal mese di marzo; coprendo parte del minutaggio di Anderson –  fuori per tre settimane da metà febbraio a fine marzo – ha fatto vedere egregi movimenti sotto canestro, oltre a una mano morbidissima ai liberi( oltre l’81%). Si presenta ai blocchi di partenza della stagione 2015-16 come uno degli assi nella manica di coach Alvin Gentry.

IL MIGLIOR INNESTO

Nessuna manovra di mercato (a parte una cascata di rinnovi), il miglior innesto non può che essere proprio Alvin Gentry. E non è una scelta casuale, dettata dall’evidenza che il roster sia rimasto sostanzialmente invariato. Gentry ha per le mani una formazione giovane, dove il più anziano è Kendrick Perkins (31 anni); con due guardie predisposte al contropiede come Evans e Holiday, la squadra può spingere a tutta birra e aprire il campo per le falcate di Davis (più di quanto i Pelicans – alquanto macchinosi nell’edizione 2014-2015 – abbiano fatto con Monty Williams). Tradotto: si corre (di più).

PUNTI DI FORZA

Il punto di forza della prossima stagione, se il sistema di Gentry verrà metabolizzato adeguatamente, potrebbe risiedere nell’aumento del pace. Assurdo che una squadra con Davis e Holiday a roster  abbia chiuso la passata stagione con un numero di possessi a partita così basso (93.7 per l’esattezza, il 27° in assoluto). L’equazione pace=punti, ritmo= vittorie, non è così automatica. La squadra sarà da rodare, ma questo è sicuramente un ottimo punto di partenza.

PUNTI DEBOLI

Anthony Davis ha saltato 14 partite a causa di un infortunio, Anderson 21, Holiday 42 e Gordon 21. I 4 giocatori più importanti dei Pelicans erano out contemporaneamente in un determinato momento della stagione scorse.  E le varie riserve in uscita dalla panchina non sono state all’altezza. I Pelicans sono poco profondi: Perkins, Babbit, Cole, Pondexter, Cunningham sono la second unit. Rotazioni corte, se non cortissime!

BEST CASE SCENARIO: 51-31. Playoff: semifinali di conference

WORST CASE SCENARIO: 43-39. Playoff: primo turno.

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Pubblicato da
Pietro Caddeo

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