Joel Embiid e la poca voglia di guarire

La storia di Joel Embiid è ormai nota a tutti: nato e cresciuto a Yaoundè (Camerun), arriva negli U.S.A. in età adolescenziale. Inizia a giocare ad organized basketball (pallacanestro da palestra e non da campetto, in sostanza) solamente a fine 2011, a 17 anni compiuti. Nonostante sia tatticamente anni luce indietro rispetto ai suoi compagni e avversari, Embiid dimostra un potenziale atletico disumano per un ragazzo della sua età. Gli osservatori NBA ci mettono poco a notarlo, anche e soprattutto grazie alle prestazioni del camerunese nel suo anno al college con la maglia dei Jayhawks: chiuderà la sua prima e unica stagione nel Kansas viaggiando a una media di 11.2 punti, 8.1 rimbalzi e 2.6 stoppate in 23 minuti a partita. Embiid decide così di dichiararsi per il draft, venendo selezionato con la terza chiamata assoluta dai Philadelphia 76ers (probabilmente sarebbe stato la prima scelta assoluta se non fosse stato per i problemi fisici che già si portava dietro), che dimostrano di credere in lui nonostante le condizioni di salute non proprio rassicuranti.

Il resto è storia recente. Da quel 26 Giugno 2014, Joel Embiid non ha mai avuto l’occasione di calcare un palcoscenico NBA, neanche per pochi secondi. Il centro camerunese ha infatti avuto a che fare con una frattura da stress del piede destro, la quale ha richiesto ben due operazioni e che avrebbe dovuto richiedere il rispetto di un rigido protocollo riabilitativo.
Perché scriviamo dovrebbe? Perché a quanto pare Embiid tutta questa forza di volontà, questa voglia di guarire, non è che l’abbia proprio dimostrata, anzi. Secondo quanto riportato da Brian Geltzeiler di SI.com, Embiid si sarebbe più volte rifiutato di indossare un gesso protettivo dopo la prima operazione, andando invece in giro come se non fosse mai stato operato. Lo staff medico dei 76ers avrebbe condotto ogni giorno una battaglia con Embiid per convincerlo a indossare il gesso, ottenendo spesso in cambio un secco ‘no’ da parte del centro di Yaoundè, al punto che ci si chiede se la seconda operazione sia stata una naturale conseguenza di questa scelta scriteriata.

Lo staff medico avrebbe inoltre prescritto una rigida dieta, che Embiid si sarebbe rifiutato di rispettare. Sempre secondo Geltzeiler, ogni settimana un membro dello staff medico dei sixers si sarebbe recato nella stanza del residence dove alloggia Embiid, riempendogli il frigorifero di frutta, verdure e altri cibi salutari. Passata una settimana, l’incaricato avrebbe poi ripetuto tale gesto, riempendo nuovamente la cucina di Embiid con cibi indicati alla sua dieta. Facile direte voi, non devi neanche prenderti la briga di andare al supermercato, ti basta aprire il frigo, consultare la dieta prescritta e regolarti di conseguenza! Embiid però, neanche a dirlo, non è parso entusiasta di questa dieta: frutta e verdure sono spesso marcite o finite nel cestino dei rifiuti, mentre il totale del room service di Embiid cresceva a dismisura settimana dopo settimana. Il menù preferito dal buon Joel? Alette di pollo, hot dogs, hamburger e bibite gassate!

Joel Embiid con ogni probabilità salterà anche la stagione 2015/16. Non è chiaro fin dove arrivino le sue colpe e soprattutto se sarebbe cambiato qualcosa qualora il big man avesse rispettato alla lettera le direttive dello staff medico di Phila. Quel che è chiaro è che Embiid dovrà cambiare qualcosa dal punto di vista della professionalità se vorrà mantenere quanto di buono ci si aspetta da lui, altrimenti rischia di rivelarsi uno dei tanti “potrei ma non voglio” della storia di questa Lega.

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Pubblicato da
Federico Saltalamacchia

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