Chicago Bulls Preview: get the ring or get injured tryin’

Mi perdoneranno gli amanti del genere per aver riadatto alla situazione dei Bulls il titolo del memorabile album di 50Cent, ma tant’è: i Chicago Bulls si trovano da qualche stagione in una situazione decisamente bizzarra, disponendo del talento per poter competere ai massimi livelli senza però – a causa di diversi fattori – essere mai arrivati a giocarsi le Finals. Primo fra tutti, e così si giustifica il titolo, per gli infortuni. Basti pensare che la scorsa stagione Tom Thibodeau ha potuto avere tutto il quintetto titolare a disposizione per sole venti partite sulle novanta disputate dalla squadra. Una quantità risibile, anche se per Thibs c’era sempre “more enough to win”. Ed è il motivo per cui ad una parte di tifosi non può che mancare. Ma d’altro canto i Bulls sono una squadra che sta cambiando ogni assetto del proprio sistema pur avendo mantenuto lo stesso roster dell’anno scorso. Merito di Fred Hoiberg che sta trascinando Chicago nella pallacanestro del nuovo corso, fatta di tempismo e spaziature.

E’ difficile quindi sentenziare quali saranno le dinamiche della squadra e molto più corretto attenersi ad una disamina del materiale a disposizione, aspettando che la stagione NBA inizi e che i pezzi del puzzle vadano al proprio posto (o si scombinino definitivamente, perché nella Città del Vento sono soliti non amare le mezze misure). Questo pezzo nasce – e qui concludiamo la serie di considerazioni preliminari per addentrarci nei meandri dell’universo Bulls – anche da una serie di consultazioni con il mio amico Cosimo, uno che mangia e vive con i Chicago Bulls. Giusto per darvi l’idea, una delle nostre ultime conversazioni si è conclusa con queste sue parole: “In questo momento non so come Hoiberg inizierà la stagione, credo non lo sappia neanche lui. E visto che la persona ad essere meglio informata sui Bulls dopo di lui sono io, se non lo sappiamo noi non può saperlo nessun altro”. 

MERCATO

RINNOVI: Jimmy Butler, Mike Dunleavy, Aaron Brooks.
ARRIVI: Marcus Simmons, Jordan Crawford, Bobby Portis, Cristiano Feliciano.

 

Il front office dei Chicago Bulls quest’estate aveva una sola, grande missione: riportare nella Windy City Jimmy Butler dopo la sorprendente stagione scorsa, quando la guardia texana divenne il trascinatore della squadra insieme a Pau Gasol, segnando cifre come 20 punti e quasi sei rimbalzi di media in 65 partite. Butler ha strappato alla dirigenza dei Bulls un quinquennale da 94 milioni di dollari che di fatto ha impedito altri grandi acquisti durante la free-agency, se non quello di Bobby Portis al draft e delle guardie Marcus Simmons e Jordan Crawford, quest’ultimo di rientro dalla Cina. Sono stati rinnovati anche i contratti di Mike Dunleavy – out per infortunio alla schiena – e Aaron Brooks, backup di Derrick Rose nello spot di playmaker. Roster confermato, esili aggiunte e la scommessa sui miglioramenti di chi l’anno scorso non ha fatto vedere ciò di cui può essere capace.

 

STARTING FIVE
Ad oggi, il primo, vero punto di domanda riguarda proprio il quintetto base. Chi partirà titolare il 27 ottobre, contro Cleveland? Al momento, non si sa. Hoiberg continua a mischiare le carte in tavola durante ogni partita di pre-season, passando dal quintetto piccolo a quello pesante (con Mirotic ala piccola e Gasol-Noah), tenendo presente che ha a disposizione Gibson a mezzo servizio (primi minuti giocati solo nell’ultima partita, contro i Pistons) e i sopracitati Rose e Dunleavy fuori per infortunio. Il punto fermo della squadra sarà quindi Jimmy Butler, attorno a cui ruoteranno uomini e schemi. Se – una volta ristabilito – Rose è certo del suo posto in quintetto, non si può dire lo stesso di Dunleavy: l’ormai trentacinquenne ha problemi alla schiena, in per cui potrebbe essere risparmiato anche una volta riassestatosi, dando così spazio a Tony Snell in quel ruolo, visto che Doug McDermott verrà usato prevalentemente in uscita dalla panchina. Con un solo compito: segnare, segnare e ancora segnare. Per quanto riguarda i lunghi, tiene banco ancora il discorso della scorsa stagione: Gasol e Noah possono giocare insieme? La risposta sembra tendere verso il no, soprattutto per il modo di giocare di Hoiberg. Ecco quindi che bisognerà trovare il giusto assetto, in base anche all’avversario. Noah non può rincorrere sempre l’avversario sul perimetro con Gasol che staziona al centro dell’area, così come non ha le capacità per impensierire una difesa lontano da canestro. Ecco che Nikola Mirotic potrebbe essere fondamentale nelle dinamiche offensive e difensive, ma c’è bisogno di un salto di qualità a livello mentale.
PAYROLL

 

IL COACH 
E’ senza dubbio la novità più importante della stagione di Chicago. Fred Hoiberg proporrà nella Windy City un sistema di gioco che rispetta a pieno i canoni della NBA moderna, il cui perno è il pick’n roll in transizione, su cui verranno adattati i vari script offensivi dell’attacco di Rose e compagni. L’obiettivo finale sarà quello di avere tiri da tre in campo aperto e layup al ferro, pane per i denti dell’Assassino. Un dato che può evidenziare quanta mano ci sia dell’allenatore nel gioco della squadra, basta vedere come nelle prime quattro partite di preseason, i Bulls hanno tirato trenta o più volte dall’arco in tre occasioni. Tuttavia non bisogna dimenticare la profondità dei big men dei Bulls, il cui arsenale tecnico e tattico è pressoché illimitato e variabile: ecco perché ad un gioco veloce si potrà anche proporre qualche schema Gasol-centrico come l’Horns Slam: il catalano, messo in questa condizione di gioco, è in grado di scegliere tra tre soluzioni. Trovare l’altro lungo con un alto-basso grazie alle sue capacità di passatore, concludere con il suo affidabile piazzato, oppure consegnare la palla a D-Rose e giocare un pick’n’pop. Si cercherà di esaltare soprattutto l’estro dei tiratori, con schemi come l’elevator doors, reso famoso da quel mattacchione di Stephen Curry. Il tutto senza trascurare la difesa, visto che se si vuol partire in contropiede e muovere velocemente la palla, non si può subire su ogni possesso avversario. Ecco quindi che sarà fondamentale il pressing sul portatore e l’otturazione delle linee di passaggio.
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GIOCATORE CHIAVE ATTACCO 
Derrick Rose: al di là delle pessime battute sui suoi infortuni e sull’ironia dilagante (fino a risultare noiosa) sul fatto che ci siano più possibilità di incontrare Godot rispetto al fatto di rivederlo sano al 100%, Derrick Rose rimane senza ombra di dubbio l’elemento che può far saltare il banco della Eastern Conference. D-Rose è alle prese con un problema all’occhio, frutto di uno scontro molto duro con un lungo durante uno dei primi scrimmage diretti da Fred Hoiberg. Al di là delle beghe mediche, per cui Rose è stato sottoposto ad un intervento chirurgico, questo vuol dire che l’MVP 2011 ha ricominciato a passare sui blocchi con la stessa intensità di prima, senza avere più paura dei contatti, con il ginocchio che regge. Negli ultimi playoff si sono rivisti sprazzi del vecchio Derrick, quello che tutta Chicago aspetta come il Messia la notte di Natale. E nelle teorie di gioco di Hoiberg, Rose può essere a dir poco letale, combinando le proprie caratteristiche per il pick’n pop con Mirotic e Gasol o con le devastanti accelerazioni all’interno dell’area, per poi lo scarico sugli esterni, pronti a fare fuoco. Il fatto che Jimmy Butler abbia elevato il proprio rango a quello di SuperStar ha di fatto tolto molta pressione sulle spalle di Rose, visto che adesso gli avversari devono essere vigili anche sul numero 21, invece che decidere di collassare difensivamente solo su Poohdini. Il mix di questo back-court, anche a livello difensivo, potrebbe essere la chiave di volta della stagione dei Bulls.

 

GIOCATORE CHIAVE DIFESA 
L’evoluzione di Jimmy Butler l’ha portato ad essere considerato da semplice specialista difensivo un giocatore in grado di fare la differenza anche quando si tratta di far canestro, come si diceva poco sopra. Eppure tutto nasce nella propria metà campo, lì dove Jimmy è chiamato a ripetersi. Visto che la presenza di Noah in quintetto è in dubbio, il miglior difensore della squadra sarà proprio il prodotto di Marquette, l’uomo da cui dovrà partire il sistema difensivo che Hoiberg sta architettando per spezzare le trame di gioco avversarie e ripartire in campo aperto. Dopo tanti anni è difficile immaginare una difesa non orchestrata dal 13 franco-americano, ma la possibilità che Noah venga dosato c’è e di conseguenza nasce l’apprensione all’idea di vedere la squadra subire tanti, troppi canestri rispetto a quanto si era abituati. Va detto che anche l’anno scorso, soprattutto a causa di una poca propensione di Gasol a difendere di gruppo, si è sofferto parecchio, anche se dall’altra parte si segnava con maggior continuità e questo non ha intaccato il percorso verso le cinquanta vittorie stagionali della squadra. Quest’anno sarà lo stesso?

 

MIGLIOR COMPRIMARIO
Il miglior comprimario della squadra, tra icone come il Capitano Kirk Hinrich e i giramondo come Crawford, Felicio e Simmons, potrebbe rivelarsi Tony Snell. Il prodotto di New Mexico si è guadagnato poco a poco la fiducia di Tom Thibodeau e quest’anno potrebbe consacrarsi come pedina importante nello scacchiere di Hoiberg. Non eccelle in nessuna particolare specialità, ma può fare di tutto un po’ e adattarsi alle situazioni. Ha migliorato sensibilmente di anno in anno le proprie medie realizzative e che non sia l’anno buono – vista anche l’assenza di Dunleavy – per un contributo più solido e decisivo?

 

RIVELAZIONE DELL’ANNO 
I nomi papabili per questa categoria sono essenzialmente tre: Doug McDermott, Nikola Mirotic e Bobby Portis. McDougie si trova sostanzialmente nel sistema di gioco perfetto per lui: è chiamato ad uscire dalla panchina esclusivamente per fare ciò per cui è nato, ovvero fare canestro. Ha degli ottimi passatori come compagni e – superati i problemi al ginocchio – può vivere una stagione da protagonista, senza più i vincoli di Thibodeau riguardanti i rookies. Stesso discorso per Mirotic, che già l’anno scorso aveva fatto vedere ottime cose: basandosi sui dati della preseason – ok, è solo pre-season, ma… – il lungo spagnolo proiettato sui trentasei minuti fa registrare cifre da capogiro. 28.2 punti, 9.4 rimbalzi, 27 di PER e 50% dal campo. Insomma, un progetto per qualcosa di Grande e la sensazione è che all’ex Real Madrid basti un upgrade a livello mentale per poter arrivare a giocarsela con tutti. Cameo per il rookie Portis: primo arrivo dettato dalle esigenze tecniche di Hoiberg, il lungo in uscita da Arkansas porta atletismo sotto le plance e ha impressionato tutti durante il primo mese in casacca Bulls, tanto che il coach stesso sta pensando di inserire il giocatore nelle rotazioni. Portis potrebbe essere un’ottima arma extra per scardinare le difese avversarie, ma soprattutto potrebbe essere un ottimo cambio per gli anzianotti big men di Chicago che durante la stagione potrebbero dover tirare il fiato.

 

POSSIBILI SCENARI

Siamo nel campo delle ipotesi, a metà tra i sogni e i grandi incubi. Senza dubbio il miglior scenario per un tifoso dei Chicago Bulls è quello di vedere la squadra trionfare a fine anno, consci del fatto che il roster a disposizione è di quelli importanti. Al momento sembra però irrealistico che la squadra di Hoiberg riesca a condurre la sua cavalcata fino a giugno, a contendere il Larry O’Brien trophy a qualche corazzata dell’Ovest. Troppi se: gli infortuni, triste consuetudine, il rinnovamento del sistema di gioco, l’usura di certi pezzi pregiati del roster, Derrick Rose… Qualora tutti questi ‘’se’’ spingessero verso la stessa, positiva, direzione, allora sì che i Bulls potrebbero davvero insidiare i Cleveland Cavaliers di LeBron James e i Miami Heat di Dwayne Wade al trono della Eastern Conference. In caso contrario, ovvero con una squadra allo sbando fisicamente e che incespica nei progetti tattici di Hoiberg, si potrebbe ottenere un’annata altalenante, conclusasi con l’ennesima uscita ai primi turni dei playoff. Di ciò che è scritto nel destino dei Chicago Bulls, tuttavia, nessuno ne è a conoscenza. Quel che è certo è che nella Windy City si sono stufati di vedere gli altri vincere e anche quest’anno proveranno a dare tutto pur di arrivare più vicini alla meta. D’altronde è scritto: get the ring or dye tryin’.
Marco Lo Prato

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Marco Lo Prato

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