Sono passati oramai tre anni da quando Dwight Howard ha lasciato gli Orlando Magic, squadra che lo selezionò come prima scelta assoluta al Draft del 2004. Nonostante ciò, la maggior parte dei tifosi della pallacanestro a stelle e strisce si ricorda molto bene del solido rapporto che intercorreva tra lo stesso Howard e la franchigia della Florida. La liaison tra le due parti, però, si incrinò nel corso della stagione 2011/2012, a causa della volontà di Dwight Howard di cambiare aria e giocare soprattutto per una squadra con reali ambizioni da titolo NBA.
L’ex-amministratore delegato degli Orlando Magic, Bob Vander Weide, ha rilasciato un’interessante intervista a George Diaz dell’Orlando Sentinel, raccontando un bizzarro aneddoto sull’attuale centro degli Houston Rockets:
“Sono stato il CEO dei Magic e ho avuto modo di lavorare con Howard per molto tempo. Sotto la mia gestione abbiamo raggiunto per una volta le Finals e Howard, durante quell’annata, era all’apice della sua carriera. Ma in questo sport conta vincere e l’essere arrivati per una sola volta a giocare per l’anello non fa di te un campione o un’icona mondiale. Tuttavia Dwight si riteneva come tale e indovinate un po’ ? Ha paragonato se stesso e la sua importanza a gente come Nelson Mandela, Muhammad Ali e Michael Jordan. Come potevo, di conseguenza, trattenere ad Orlando un giocatore che ha una tale considerazione di se stesso? Sapevo bene come sarebbe finita con lui…”
Howard, lungo dai mezzi fisici impressionanti e dotato di un atletismo al di fuori dalla norma, si è contraddistinto spesso e volentieri durante la sua carriera per comportamenti poco maturi, ma questo suo pensiero lascia a dir poco basiti. Oltre a ciò, ci si potrebbe anche chiedere perché Vander Weide ha raccontato solo ora di questo pittoresco tentativo da parte di Dwight Howard di allinearsi a icone culturali e sportive di tale grandezza. Sicuramente, al di là di questo, le parole dell’ex-CEO dei Magic non rimarranno inascoltate e saranno fonte di grandi discussioni.