Portland Trail Blazers Preview: Lillard solo sull’isola

Partiamo subito da questo: 5 dei 6 migliori giocatori del team che lo scorso anno ha raggiunto i playoff, con ben 51 vittorie conquistate in stagione, hanno lasciato l’Oregon durante il periodo estivo dedicato al mercato. Può già bastare? Già, perché analizzare una squadra totalmente rinnovata (in peggio) sembra essere una impresa, in mente appare Damian Lillard rimasto solo sull’isola come il miglior Tom Hanks in Cast Away. L’obiettivo di stagione, seppur non sarà mai dichiarato ufficialmente, è quello di conquistare la più alta posizione al draft del prossimo anno e per farlo Portland punterà molto forte sul motto “perdere, e perderemo” tanto caro alle squadre che puntano al tanking. Le possibili sorprese non mancano, da un Allen Crabbe a pieno regime in questa pre-season, fino ad arrivare a Vonleh, 20enne approdato a Portland dopo aver deluso in quel di Charlotte, passando dal promettentissimo CJ McCollum. Il tempo per crescere c’è, Lillard anche, ma non aspettiamoci niente di folle per questa stagione: cari tifosi Blazers, il consiglio è quello di rilassarvi e godervi la stagione in modo quasi disinteressato. Dopotutto, in caso di delusioni troppo forti o noia mortale, ci sono altre 29 squadre da seguire.

MERCATO

Come già anticipato il mercato dei Blazers è stato molto scoppiettante in senso negativo. La partenza di Aldridge era praticamente certa, ed essa ha solamente accelerato una ricostruzione che sarebbe stata molto più lenta se nella mente di Batum, Lopez, Afflalo, Matthews non ci fosse stata quella convinzione di partire che è scaturita dalla scelta di LmA. In entrata i “nomi importanti” sono quelli di Henderson (un Batum meno prolifico e costante) e Al-Farouq Aminu, in grado di essere un jolly importante nei momenti in cui la partita chiederà energie da spendere.

IN: Gerald Henderson, Al-Farouq Aminu, Ed Davis, Noah Vonleh, Mason Plumlee, Moe Harkless, Ed Davis, Phil Pressey, Pat Connaughton, Daniel Diez, Luis Montero
OUT: LaMarcus Aldridge, Robin Lopez, Arron Afflalo, Wes Matthews, Nicolas Batum, Steve Blake, Victor Claver, Joel Freeland, Alonzo Gee, Dorrell Wright

QUINTETTO BASE

PAYROLL

COACH

Provate ad immaginare. State facendo un sogno fantastico. Il migliore della vostra vita. Tutto è perfetto. Siete al caldo e rilassati sotto le coperte e vorreste che questo momento non finisse mai. Di colpo però vi svegliate. Capite di esservi addormentati in mezzo alla savana e notate che una tigre sta per sbranarvi. Non riuscite a immaginarlo? Beh, allora chiedete informazioni a Terry Stotts. Il Coach di Portland nelle ultime due stagioni ha condotto la squadra ai seguenti record:  54-28 il primo anno (e semifinale di conference raggiunta dopo 14 anni) e 51-31 (eliminazione al primo turno per colpa di Memphis) al secondo anno. Ringraziamento della società per l’ottimo lavoro svolto? Ricostruzione. Quest’anno il povero Terry Stotts, rispetto allo starting five della scorsa stagione, si trova per le mani un solo titolare: Damian Lillard. Gli altri quattro svaniti nel nulla. Insomma, il lavoro che Terry Stotts può fare sulla squadra è abbastanza relativo. I nuovi innesti non sono comparabili con i giocatori che aveva a disposizione lo scorso anno. Siamo abbastanza convinti che Stotts introdurrà due nuovi giochi nel Playbook 2015-2016 dei Blazers: “Palla a Damian e ci abbracciamo” e “Tanking fino alla morte.

GIOCATORE CHIAVE IN ATTACCO

A maggior ragione dopo la dipartita di Lamarcus Aldridge, il giocatore da cui dipenderanno le sorti dei Trail Blazers nella metà campo offensiva sarà Damian Lillard. Al suo quarto anno nella Lega, il vincitore del Rookie of the Year 2013 è chiamato a confermarsi agli alti livelli a cui ci ha abituati. Si troverà di fianco 4 giocatori diversi rispetto alla passata stagione, con una chimica tutta da ricostruire, ma ha già dimostrato di avere enormi potenzialità offensive (i 21 punti di media dell’anno scorso, nonostante avesse al suo fianco Aldridge, ne sono la prova). Avrà molte più responsabilità essendo il terminale offensivo numero uno, ma questo comporterà anche difese più attente alla sua marcatura; in linea generale dovrà dimostrarsi un leader a tutto tondo proprio come aveva dimostrato nelle serie Playoff degli scorsi anni.

GIOCATORE CHIAVE IN DIFESA

Con l’addio di Robin Lopez il giocatore più importante nella metà campo difensiva di Portland è destinato a diventare Mason Plumlee, arrivato in estate dai Brooklyn Nets. Il centro statunitense avrà per la prima volta in carriera un minutaggio che potrebbe superare i 30 giri di orologio a serata e dovrà essere bravo ad imporsi nel pitturato, difendendo il canestro e raccogliendo rimbalzi. Un compito assolutamente non semplice considerando che non stiamo parlando di un difensore espertissimo, ma viste le sue qualità fisiche può diventare un ottimo rim protector.

RIVELAZIONE DELL’ANNO

La scelta qui non può che ricadere su Meyers Leonard: giovane, atletico e con una buona mano da oltre l’arco, rappresenta il classico stretch four che tanto va di moda nella NBA dei giorni nostri. Esattamente come Plumlee quest’anno avrà per la prima volta un minutaggio elevato, partirà in quintetto e dovrà dimostrare di essere uno dei giocatori su cui puntare nella ricostruzione. Difensivamente parlando deve ancora migliorare, ma dal punto di vista offensivo siamo convinti che potrà dire la sua già da questa stagione. Nota di merito per il già citato (ad inizio articolo) CJ McCollum: tiratore da 48% dall’arco nella serie contro Memphis e “proprietario” del terzo PER (Player Rating Efficiency) migliore della squadra dello scorso anno (16.1), anche per lui può essere la stagione della svolta.

MIGLIOR COMPRIMARIO

Scegliere un comprimario in una squadra composta in gran parte da onesti mestieranti non è stato semplice. Alla fine però la nostra monetina è caduta su Al-Farouq Aminu. Il Nigeriano,  che pur essendo nato ad Atlanta ha scelto di giocare per la nazione dei genitori, è il giocatore che, in questo momento, pesa di più sul libro-paga dei Blazers. Guadagnerà ben 30 milioni di dollari in 4 anni. Come potete immaginare, questa operazione non è stata vista di buon occhio dalla maggior parte degli addetti ai lavori. In realtà, Aminu viene da una discreta stagione a Dallas. Dopo una regular season in cui ha viaggiato a medie rivedibili – 5.6 punti e 4.6 rimbalzi in 18 minuti a partita – , ha nettamente migliorato il suo gioco nei playoff (complici anche gli infortuni che gli hanno permesso di vedere il campo per più minuti) siglando ben 11 punti ad incontro e prendendo 7 rimbalzi di media.
Presumibilmente, Al-Farouq quest’anno riceverà grande fiducia da parte di Stotts e quindi, per la prima volta in carriera, avrà la possibilità di giocare con continuità. Il suo atletismo e la voglia di rivalsa, porteranno Aminu a rivestire un ruolo importante a Portland durante quest’anno di transizione.

PUNTI DI FORZA

Come si può pretendere di parlare di punti di forza dopo quello che abbiamo scritto fino ad ora: tanking, “perdere e perderemo”, bassa classifica, giocatori nuovi. I punti di forza di una squadra per 4/5 rinnovata tra i titolari possiamo solo immaginarli, ed è quello che faremo andando ad indicare l’unico (e certo) fattore importante quando si ha a che fare con un roster mediamente giovane: la freschezza. Portland sarà sicuramente un team che andrà di fronte a sconfitte clamorose ma non sorprendetevi se riuscirà a fare colpi grossi in case altrui, gli alti e bassi sono sinonimo di gioventù. La possibilità di giocare in modo moderno, leggasi small-ball, si sposa perfettamente con la già citata freschezza, tanto che sul parquet di gioco le possibilità di correre si amplificheranno. Corri e tira, si dice così?

PUNTI DI DEBOLEZZA

Ossimoro di freschezza e gioventù: inesperienza. Fosse solo questa la debolezza di una parte del roster di Portland. I Blazers sembrano una squadra composta da tanti giocatori “normali” + uno fuori categoria. Esageriamo nel dire che la debolezza principale possa essere proprio la mancanza di talento facilmente ed immediatamente fruibile ed utilizzabile? Facciamo un gioco prendendo in aiuto “zuccheri” (Carboidrati e Glucidi) e “lipidi”. Damian Lillard è forse l’unico, insieme a Henderson (seppur in maniera molto ridotta) e Kaman a poter essere etichettato come “zuccheri”. Tutto il resto del roster entra, di conseguenza, all’interno dei “lipidi”.

Gli zuccheri hanno la particolarità di fornire energia al corpo umano in maniera immediata, proprio come succederà in questa stagione con Damian Lillard: come già detto sarà lui a guidare il team a suon di punti, sarà lui il motore immediato dei Trail Blazers insieme a Henderson e Kaman, già ben rodati da anni di esperienza ed in grado di portare sostanza  fin dal primo passo in campo. E i lipidi? I grassi sono una fonte di energia concentrata a rilascio ritardato, come effettivamente potrebbero essere considerati i giovani in attesa di esplosione come Leonard, McCollum, Vonleh, lo stesso Plumlee. Ed ecco che, con un giro larghissimo, siamo arrivati a definire la debolezza di Portland: i lipidi, talento immediatamente fruibile.

MIGLIOR SCENARIO

Entrando nella testa del general manager di Portland il miglior scenario possibile è quello di vedere il proprio team nei bassifondi della classifica. Significherebbe avere alte probabilità di scegliere tra le prime posizioni del prossimo draft, anch’esso molto interessate se si parla di potenziali superstar. Il miglior scenario quindi? Un bel record di 15-67, ultima posizione, prima scelta al draft e spazio salariale per firmare un giocatore importante.

PEGGIOR SCENARIO

Sempre ragionando da general manager non potrebbe andarci peggio che osservare la propria squadra vincere partite in maniera quasi costante, senza raggiungere i playoff, e senza essere in posizioni di bassa classifica. Come per dire “oltre il danno, la beffa”. Il record di 33-49 non porta nessuna scelta importante al draft, i free-agent non vogliono venire in un team col solo Lillard come ancora di salvezza. Tutto da rifare.

SCENARIO REALISTICO

Siamo convinti che questa sarà una stagione molto particolare per i tifosi di Portland. Lo scenario realistico che tutti si aspettano si avvicina molto a ciò che abbiamo espresso nel “miglior scenario” appena sopra. Il record stagionale reciterà sicuramente 60 (e qualcosa di più) sconfitte. La top 3 scelte al draft sarà loro.

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Scritta in collaborazione con Andrea Falcetti e Alberto Calò

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Pubblicato da
Michele Ipprio

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