Trentotto vittorie e un rapido cammeo ai Playoffs: così s’è conclusa la passata stagione per i Brooklyn Nets. In estate la franchigia di Prokhorov s’è mossa parecchio, apportando cambiamenti significativi. Uno su tutti è stato la partenza di Deron Williams direzione Dallas Mavericks. Il viaggio in Texas del play ex-Jazz ha permesso ai Nets di risparmiare un bel pacco di dollari (27 milioni di buonuscita a Williams, a fronte dei 40 e spiccioli che gli spettavano per contratto) e di liberarsi di un giocatore, che sembra aver imboccato il Sunset Boulevard alla velocità della DeLorean di Ritorno al futuro.
I Nets si presentano pertanto ai nastri di partenza della stagione profondamente rinnovati nell’organico e nello spirito, con la speranza di spezzare la catena di underachievement che li ha intrappolati nel corso degli ultimi anni.
IL MERCATO
IN: Danthay Jones, Andrea Bargnani, Rondae Hollis-Jefferson, Shane Larkin, Quincy Miller, Chris McCullough, Thomas Robinson, Wayne Ellington, Willie Reed
OUT: Deron Williams, Andray Blatche, Andrei Kirilenko, Mirza Teletovic, Mason Plumlee, Alan Anderson, Earl Clark, Brandon Davies, Corey Jefferson, Jerome Jordan, Darius Morris
STARTING FIVE
LA PANCHINA
PAYROLL
Via www.basketballreference.com
IL COACH
Lionel Hollins rappresenta una delle poche sicurezze cui i Nets avranno la possibilità di aggrapparsi in questa stagione. Giocatore, prima, e allenatore, poi, dotato di una forte identità, il vecchio Lionel ha la personalità che serve per guidare una squadra fortemente rinnovata e ringiovanita in quel mondo di lupi che è l’NBA.
Hollins è una vecchia volpe e ha sempre le idee molto chiare su come far giocare le proprie squadre. É un allenatore che predilige un gioco solido, non sfavillante e in cui la difesa riveste un ruolo fondamentale (chiedere a Memphis); forse un po’ anacronistico dal punto di vista del ritmo, ma data la carenza di tiratori sugli esterni per i Nets quest’anno, forse è la miglior cosa che poteva capitare loro.
Oltretutto ha sempre dimostrato di essere un allenatore in grado di cavare il sangue dalle rape e di pretendere grande impegno dai propri uomini. Insomma, la panchina non dovrebbe essere un problema per Brooklyn.
GIOCATORE CHIAVE ATTACCO
Nonostante la media punti calata vistosamente rispetto alla stagione 2013-2014 (17.2, contro i quasi 20.7) e la mobilità di un bradipo artritico, Brook Lopez rimane comunque la migliore arma offensiva nell’arsenale, già povero, dei Nets. Il centro da Stanford non è un fenomeno, ma un giocatore molto solido sia spalle a canestro che fronte ad esso, possedendo mani educate e un ottimo tiro dalla media distanza. Se dovesse rimanere in salute e se Hollins tornasse a concedergli un maggior minutaggio (spesso ridotto nella scorsa stagione), non ci sarebbe motivo per non credere che il suo contributo alla fase offensiva della squadra tornerebbe ad essere di grande importanza; specialmente vista la perdita di Deron Williams e la carenza di grandi tiratori o scorer.
GIOCATORE CHIAVE DIFESA
Il compito di individuare nel roster dei Nets un giocatore in grado di pesare sugli equilibri difensivi della squadra non è certo semplice, data la pochezza di “difensori di ruolo” a disposizione. Detto questo, la scelta più sensata pare essere quella di Thaddeus Young. L’ex Philadelphia si è sempre distinto per essere un ottimo difensore sulla palla e, assieme a Lopez, potrebbe essere un fattore sotto le plance e a protezione del ferro. I limiti ci sono, specialmente per quanto riguarda la difesa su giocatori più piccoli e veloci di lui, che è sempre stata un problema; però in questo caso il buon Thaddeus vince per mancanza di reale concorrenza.
GIOCATORE RIVELAZIONE
In un roster tutto sommato piuttosto nuovo le sorprese potrebbero essere più d’una. A mio parere i principali candidati a fregiarsi di questo titolo sono due: Andrea Bargnani e Thomas Robinson. Bargnani è un giocatore sicuramente rinato nello spirito grazie al bell’Eurobasket disputato con la maglia degli azzurri, dopo due stagioni da incubo coi Knicks. Oltretutto è all’ultima vera chiamata per rimanere nell’NBA che conta e potrà approfittare della possibilità di giocare al fianco di Brook Lopez e di essere guidato da un allenatore come Hollins, che ha dimostrato di nutrire grande fiducia in lui e che è stato in grado di valorizzare talenti che sembravano ormai perduti (citofonare a casa di Andray Blatche). Altro fattore che depone sicuramente a favore del Mago risiede nel fatto di essere uno dei pochi veri tiratori, con molti punti nelle mani, presenti in squadra; e questo potrebbe regalargli minuti e fiducia.
Per quanto riguarda Thomas Robinson, la situazione è più o meno analoga. Scelto con la 5^ assoluta al Draft del 2012, Robinson fino ad ora ha faticato a trovare minuti e consistenza in NBA. Una cosa, però, la fa benissimo: catturare rimbalzi. Le sue medie, rapportate al minutaggio, sono spaventose (quasi 8 rimbalzi di media su 18 minuti, nelle 22 partite giocate con i Sixers lo scorso anno). Con questi numeri e con la proverbiale ferocia che dimostra nel concludere al ferro, il lungo ex-Kansas ha sicuramente la possibilità di dimostrarsi un “late bloomer“.
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PUNTI DI FORZA
Individuare dei veri e propri punti di forza in questa squadra è un po’ complicato. Compiendo un certo sforzo, tuttavia, si può dire che sicuramente i Nets non avranno problemi di “stazza”. Se Red Auerbach diceva che l’unica cosa che non può essere insegnata nel basket è l’altezza, allora il front office dei Nets parrebbe averlo preso alla lettera. Con Lopez, Bargnani, Young e Robinson destinati ad avere un minutaggio consistente, è facile prevedere che saranno i lunghi il perno dell’attacco di Hollins e i maggiori contribuenti alla causa.
Altro punto di forza rinvenibile risiede nell’abbassamento sostanzioso dell’età media della squadra. Fatta eccezione per Joe Johnson e Jarrett Jack (già scollinati oltre i 30), il resto della rosa si mantiene sotto la soglia dei 30 anni e questo potrebbe garantire a Brooklyn, anche negli anni a venire, un buon upside.
PUNTI DEBOLI
Se gli aspetti positivi sono abbastanza celati e difficili da individuare, quelli negativi sono invece palesi.
Anzitutto un punto debole si può rinvenire nella mancanza di un vero leader emotivo e tecnico della squadra. Lopez e Johnson (principali candidati a rivestire questo ruolo), nel corso delle loro carriere hanno dimostrato di essere giocatori in grado di eseguire (il primo) e di vincere anche partite (il secondo), senza però essere mai capaci di trascinare la squadra per una stagione intera.
Altro problema è rappresentato dalla mancanza di un playmaker consistente e collaudato. Il ruolo nello starting five sarà rivestito da Jarrett Jack, il quale però ha sempre svolto compiti di back-up, ed è sicuramente un miglior realizzatore, piuttosto che distributore di gioco.
Ultima, ma non meno importante è la questione legata alla mancanza di tiratori perimetrali. In tal senso la perdita di Alan Anderson e Deron Williams è molto significativa. Certo i Nets hanno preso Bargnani e possono schierare Bogdanovic, ma sono giocatori sicuramente poco costanti rispetto a quelli che sono andati via.
POSSIBILI SCENARI
La squadra potrebbe anche avere il talento per arrivare ai Playoffs, specialmente ad Est, ma non credo ne abbia la forza. L’anno scorso la post-season è arrivata con sole 38 vittorie, quest’anno 38 probabilmente non basteranno, specialmente considerando i ritorni sulle scene degli Heat e dei Pacers. I Nets potrebbero riuscire ad agguantare le 40 vittorie, ma difficilmente questo basterà per i playoffs. Nel caso in cui dovessero farcela, ad ogni modo, andare oltre ad un primo turno non sarebbe uno scenario plausibile. Previsione: 40-42
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