“Il ragazzo è diventato uomo, tra passato e presente ha cambiato due squadre, ha partecipato a due finali NBA e vinto l’anello con i Boston Celtics. Esiste un altro giocatore che abbia dato così tanto in termini di Leadership, che abbia dato così tanto in termini di dedizione al lavoro, che abbia dato così tanto in termini di intensità? Fate un caloroso applauso a Kevin Garnett, bentornato nel branco Big Ticket”.
L’annuncio del telecronista suona più o meno così. Il ritorno di KG in quella che è stata casa sua per i primi 12 anni della carriera. L’entusiasmo in quel match del 25 febbraio contro i Washington Wizards, che sulla carta non valeva quasi niente visto il penoso record e il tanking già avviato dei T-Wolves, contagia tutto il Target Center. Al punto da rivedere anche un altro grande ritorno.
Una selvaggia, rumorosa e dominante vittoria orientata difensivamente per 97-77 su una squadra con grandi aspirazioni da playoff come i Wizards. Era quello che ci voleva per sbloccare la colonna sinistra del bilancio di squadra, dove di solito si contano le W e dove Minnesota era ferma a 12.
“Quando ho vinto il titolo a Boston, è stato un momento speciale. La nascita dei miei figli è stato un altro momento importante. Ma ora il cerchio si chiude, tornando a casa. Ero già tornato in questa arena e non avevo mai fatto attenzione alla dose di affetto ancora presente qui, per me.“
Per riportare Garnett a Minneapolis, Saunders cede Thad Young ai Nets e decide di muoversi sul mercato per liberarsi di altri giocatori ingombranti come Mo Williams e Corey Brewer. Purtroppo il suo ritorno non fa svoltare la stagione, anzi, la squadra precipita. Vince altre tre partite e chiude la regular season con 16-66, il peggior record NBA. A gettare altro fango al rendimento arriva la valanga di infortuni. Il quintetto composto da Rubio, Martin, Wiggins, Young, Pekovic è sceso in campo nello starting five solo per 3 volte in stagione. I Timberwolves finiranno con 6 giocatori a bordo campo e il secondo più alto numero di assenze( 335) della lega.
Ma la trade e gli infortuni trasformano la stagione 2014-15 in una sorta di test di ingresso per i giovanissimi. Così ha inizio l’anno I dei Bounce Brothers. Wiggins ci mette un po’ a sincronizzarsi al gioco NBA, catapultato da una situazione in cui doveva essere il gregario ad una in cui gli si chiede di essere il trascinatore. Per Lavine il discorso è un po’ diverso. Sostituisce Rubio in cabina di regia, fermo ai box da marzo, con il risultato di ritrovarsi per tanti minuti a gestire l’attacco T-Wolves. Anche il parco lunghi beneficia delle assenze. Payne, che a novembre doveva essere poco più che un progetto, finisce subito in rotazione. Dieng gioca persino titolare per via dell’infortunio al posto di Pekovic. Alla luce delle aspettative sui giovanissimi, il test è stato ampliamente superato.
Da ultimissimi in classifica, vincono la Draft Lottery e puntano sul prodotto di Kentucky, Karl Anthony Towns. Classe 95’, ma mentalmente ben più maturo di quanto dica l’anagrafe. Sarà lo stabilizzatore difensivo. In Summer League ed in Preseason ha fatto vedere cose eccellenti su entrambi i lati del campo.
la cover presenta altre due varianti veterano-rookie: con Kobe-Russel e Wade-Winslow
E l’investitura di KG a prossimo leader di questa franchigia, forse vale più della copertina di Sport Illustrated che lo ritrae proprio con “The Kid”.
Garnett non avrà risollevato le sorti dei Timberwolves come faceva nel 2004, ma sta ricoprendo perfettamente il ruolo di “chioccia”, pronta a lasciare il nido una volta che i piccoli saranno diventati autonomi.
IL DRAFT E I NUOVI ARRIVI
Non sono state fatte molte aggiunte a roster, la dirigenza si è chiaramente mossa nel consolidare le due parti del branco. Quella dei lupi anziani, con KG da maschio alpha. E quella dei più giovani, capitanata da Andrew Wiggins.
Il gruppo dei veterani si è riempito con l’arrivo di Tayshaun Prince e del venerabile maestro Andre Miller. Due giocatori che come Garnett hanno vissuto il loro prime nella prima metà degli anni 2000, che conoscono bene l’habitat dei playoffs e che possono dare consigli utili ai pariruolo più freschi nelle due diverse posizioni che ricoprono.
Tyus Jones, Bjelica e il fratellone di Andrew, Nick Wiggins sono il trio di rookie che viene integrato nella frangia di giovani. Il prodotto di Duke è una delle point guard più mature per qualità di playmaking uscita dall’ultimo draft. Farà più che comodo ai T-Wolves in fase di transizione, grandissimo interprete dell’outlet pass, ha un più che affidabile tiro da fuori e già da questa stagione potrebbe dare minuti di respiro a Rubio entrando stabilmente nelle rotazioni di coach Mitchell. Bjelica darebbe una pericolosità da dietro l’arco che l’anno scorso era quasi del tutto assente. Già in preseason si sono visti giochi chiamati esclusivamente per lui. Non è impossibile che Nick Wiggins possa diventare nel corso della stagione qualcosa di più di un garbage player. Soprattutto se i T-Wolves dovessero incrociare il loro nemico numero uno: gli infortuni.
Il pezzo da novanta dei lupetti è Karl-Anthony Towns, la primissima scelta del draft in uscita da Kentucky. Sinora ha mostrato: tocco morbido in post quando si tratta di isolarlo, compattezza in qualità di rim protector e- cosa da non sottovalutare se bisogna chiamare un aiuto- comunicazione nella propria metà campo. E’ vero che i big man maturano più lentamente, ma se queste sono le premesse…
IL QUINTETTO TITOLARE
Garnett è da considerare come un fake starter. Partirà titolare, ma difficilmente giocherà più di 20 minuti*
LA SECOND UNIT
Kevin Martin
Tayshaun Prince
Shabazz Muhammed
Gorgui Dieng
Nikola Pekovic
L’ALLENATORE
La dipartita di Flip Saunders ha sconvolto tutta la dirigenza di Minnesota, incluso il primo allievo, da lui forgiato tecnicamente quasi venti anni fa.
Il saluto del giocatore più rappresentativo degli ultimi 20 anni di questa franchigia al suo primo maestro in campo.
Saunders stava combattendo, da quando gli è stato diagnosticato lo scorso agosto, una durissima lotta contro il linfoma di Hodgkin. Inizialmente i medici avevano sostenuto che la malattia fosse ancora arginabile, essendo in uno stato molto precoce, e che con la chemio e le giuste cure il coach e president of basketball operation dei Timberwolves sarebbe tornato in panchina, alla guida della squadra.
La situazione poi, si è tristemente aggravata. Venerdì è uscito il comunicato dei T-Wolves in cui veniva annunciato il forfait di Flip per la stagione che sta per iniziare. Infine la drammatica notizia. Un’emittente radio locale ha scritto un articolo-tributo (molto toccante, senza retorica e che fornisce un ritratto del Saunders persona e del Saunders allenatore/dirigente NDR ) al coach che teneva una rubrica proprio su queste frequenze, Flip’s Funkadelic Friday, in cui parlava di basket e sport.
L’allenatore non-più-ad-interim Sam Mitchell ha davanti a sé un lutto da metabolizzare e una squadra da portare avanti fino ad aprile. E’ dal 2008 che non allena da capo allenatore, il suo ultimo mandato risale ai Toronto Raptors di Bosh e di un Andrea Bargnani al secondo anno nella lega.
All’organizzazione piaceva prima come giocatore- quando militava da ala piccola proprio sotto Saunders e si trovava nel ruolo di mentore per KG, la stessa figura che ora Garnett ricopre con le nuove leve- e piace adesso come tecnico. Mitchell conosce bene la squadra, avendola seguita da assistente l’anno scorso e i suoi obbiettivi saranno principalmente due: far coesistere la parte dei veterani assieme alla parte dei giovani e allargare il campo in attacco alla ricerca di più tiri aperti da fuori.
IL GIOCATORE CHIAVE OFFENSIVO
Se continua da dove ha lasciato, il Rookie Of The Year 2015 potrebbe avere i numeri per partecipare alla partita delle stelle. Rivedendo le azioni in cui punta il ferro, risulta incredibile la sua capacità di assorbire il contatto in entrata, contro avversari di 15/20 kg più grossi. Il tutto conservando l’eleganza di un puma con le molle. Qui c’è la raccolta di tutti i tiri realizzati la scorsa annata, sono cinque parti, sbizzarritevi.
In estate ha lavorato sodo per perfezionare il tiro dalla lunga distanza che dopo la pausa dell’All Star Game era sceso al 16%. Tende ancora ad avere un discreto repertorio di Kobe-moves, creando la giusta separazione per un tiro dalla media cadendo all’indietro con più di un uomo addosso. Il che non è necessariamente un male. Lui è l’unico giocatore in maglia Timberwolves che in attacco può essere pericoloso sia in situazioni di post up, che direttamente sugli scarichi, con il piazzato. E quando non si riuscirà a creare nulla di concreto, queste soluzioni andranno più che bene.
IL GIOCATORE CHIAVE DIFENSIVO
Ultimi per defensive rating. Nella scorsa stagione i Timberwolves hanno concesso agli avversari 112.2 punti su 100 possessi. Peggior difesa della lega. Un bel filo scoperto che quest’anno si tenterà di isolare e coprire con Karl-Anthony Towns. A Kentucky rifilava 4 stoppate a partite proiettate su 40 minuti di gioco, un muro vivente per tuttò ciò che passava nei pressi del ferro. KAT ha dimostrato anche di essere un solido difensore sul pick & roll, altra area difettosa per Minnesota, cambiare sulle guardie NBA è un’altra storia, questo è vero. Tuttavia, ha sufficiente mobilità negli spazi brevi per difendere degnamente sui pick and roll anche a livello NBA e avere un grosso impatto sul rivedibile effort difensivo dei Timberwolves.
LA RIVELAZIONE
Una delle prime operazioni di Mitchell da head coach è stata promuovere Zach Lavine a SG titolare al posto di Kevin Martin. Durante i training camp( quindi a pochi giorni dall’inizio della preseason) ha preannunciato l’avanzamento di grado:
“Il nome di Zach nella second unit è segnato in matita. Gli ho chiesto ‘ cosa vuol dire secondo te?’. Lui ha risposto: ‘ che posso cancellarlo con la gomma’.“
Ma le uscite prestagionali di Zach non sono state così brillanti. In primis per la selezione di tiro. Un ritorno di fiamma per i long two di cui si era innamorato la scorsa stagione. L’alto volume di tiri dalla media non ha favorito le percentuali del vincitore dell’ultimo dunk contest. Piuttosto basse( 22% dal campo e 18% da tre) non solo a causa del dove sono arrivati i tiri, ma anche del come. Troppo presto sul cronometro dei 24 o troppo forzati, con 2 o 3 uomini addosso.
Polveri bagnate sul tiro in ala
Quindi perchè rivelazione? Perchè il suo insensato atletismo gli consentirà comunque di segnare di più e di essere la seconda opzione offensiva dei T-Wolves. Rubio lo affiancherà in campo levandogli le responsabilità di costruire per gli altri. Potrà tenere di meno la palla in mano e attaccare di più il ferro. Se riesce ad incanalare i folli mezzi atletici di cui dispone e uscire dalla non-così-comfort-zone del tiro dalla media, gli avversarsi si troveranno con due grossi problemi da difendere, spesso e volentieri ad altezze proibite: i Bounce Brothers vol. II.
L’INNESTO
Bjelica arriva in NBA a 27 anni, quanto visto ad Eurobasket al fianco di Teodosic non sarà riproducibile allo stesso modo. Nel senso che fungerà un po’ meno da scorer ed un po’ di più da coltellino svizzero per Minnesota. L’ala serba insieme a Martin è l’unico tiratore da tre seriamente pericoloso disponibile in squadra. In preseason è stato positivamente sperimentato da stretch 4.
Qui Lorenzo Brown prende il doppio blocco di Bjelica e Payne
Il primo si apre in pick & pop, il secondo taglia dentro. La difesa decide di uscire forte sul portatore, Bjelica ha spazio e ritmo per tirare indisturbato.
I PUNTI DEBOLI
Giovinezza. Per darvi il quadro generale sul livello di esperienza a roster:
Rookies:
Towns
Jones
Bjelica
Giocatori al secondo anno:
Adreian Payne
Zach LaVine
Andrew Wiggins
Giocatori al terzo anno:
Gorgui Dieng
Shabazz Muhammad
E siamo a 8. Otto giocatori con meno di 4 anni di militanza in questa lega che saranno elementi fissi nelle rotazioni di coach Mitchell. Considerando che uno tra Lorenzo Brown e Rudez non verrà tagliato, l’età media si abbassa ulteriormente. C’è un mucchio di talento, il rebus sarà farlo funzionare.
Il tiro da tre continuerà ad essere un problema. I Timberwolves resteranno impostati sul tiro dalla media distanza e l’aggiunta di Bjelica non potrà capovolgere la situazione. Da questo punto di vista sono nettamente sotto la curva di scviluppo.
COSA ASPETTARSI?
Il record di vittorie-sconfitte non sarà di vitale importanza per il percorso intrapreso da Minnesota. Nello scenario più roseo, con un Rubio sano dal day 1, i Timberwolves potrebbero toccare le 30 vittorie. Passerà molto dallo spagnolo, uno dei giocatori più brillanti della Lega nel pick & roll, ma la sua scarsa abilità al tiro da fuori ne ha sempre limitato la pericolosità. In una squadra dove non è il solo a riscontrare questi problemi (forse solo Kevin Martin e il nuovo arrivato Nemanja Bjelica sono affidabili dalla lunga distanza), rischia di essere un ulteriore freno.
Passerà da lui perchè se dovesse aggiustare il tiro da fuori e rappresentare finalmente una minaccia in attacco non solo come facilitatore, quei 55 milioni per i prossimi 4 anni peserebbero di meno e la squadra potrebbe finalmente abbandonare uno stile di gioco old-school con tanta esecuzione e molte situazioni di post-up ( che proprio non si addice a triplisti come Wiggins, Lavine e lunghi che sanno correre il campo come Anthony-Towns e Dieng)e dare lo spettacolo in contropiede che la fan-base dei Timberwolves sta già sognando ad occhi aperti.