Game, set and match. Volendo si potrebbe chiudere anche qui, ma mi sembrava doveroso iniziare con un video, con una sequenza di immagini che renda almeno in parte l’idea di ciò che Steph Curry è in grado di fare. 180 centimetri o poco più che stanno letteralmente facendo impazzire tutto il mondo NBA.
Prestazioni di livello assoluto ad aprire la prima settimana di Regular Season, un tiratore in grado di “prendere fuoco” in qualsiasi momento e travolgere tutto sin dalla prima palla a due della stagione. Qualcosa che non succedeva da tempo. Da tanto, da almeno 25 anni (se andiamo a guardare i numeri).
40.25.53.30. Quaterne così non uscivano alle prime estrazioni della lotteria dei “punti realizzati a partita” in NBA dalla stagione 89/90. Si, il nome lo sapete già. Micheal Jordan fece registrare 54, 24, 40 e 45 punti nelle gare inaugurali di quell’annata, attaccando molto di più il ferro rispetto al contemporaneo Curry e mettendo a referto soltanto 2 triple nei 4 incontri (erano tempi molto diversi).
Numeri impressionati quelli di His Airness. 40 di media, non lesinando assist e andando un sacco in lunetta (con 7,5 rimbalzi a condire il tutto). Cifre impressionanti, ma non così lontane da quelle di Curry.
Abuso a mano armata del tiro da tre, questo il reato ascrivibile al figlio di Dell. Un fondamentale che mai era stato portato a livelli così elevati, costringendo gli staff tecnici avversari ad aggiornare di volta in volta, di partita in partita, la definizione di “buon tiro da prendere”.
Un esempio per tutti. In questo inizio stagione il playmaker dei Warriors tira 3/4 delle conclusioni da distanza superiore ai 30 piedi (ossia oltre i 9 metri abbondanti). ARE YOU KIDDING ME???
I dati relativi alla distanza del difensore riportati in tabella sono dello stesso tenore. Quando Curry è libero tira con il 94% “reale” dal campo (ossia quella percentuale in cui si associa un valore maggiore al tiro da 3, in quanto esso, se realizzato, garantisce un punto in più). Vuol dire in sostanza che realizza SEMPRE 2 PUNTI.
Se il difensore è ad un metro e mezzo di distanza e la palla è partita dalle mani del numero 30, allora sono 2 punti. Non un modo di dire, un fatto. Un enorme, immenso nonsenso statistico.
Così come i suoi tiri da tre. Mai nessuno nelle prime 4 gare ne aveva mandati a bersaglio 21. La shotchart a questo punto diventa scontata e prevedibile.
Uno sconfinato mare verde, con almeno una realizzazione in tutte le zone del campo. In uscita dai blocchi, dal palleggio, in penetrazione fino al ferro, il risultato è sempre lo stesso. Il 51% dei tiri arrivano da dietro l’arco (davvero tantissimi, ma visti i risultati..), il 26% invece al ferro. E dal midrange non sbaglia mai.
Ancora più particolari “gli ultimi 2 terzi quarti” giocati da Steph, quello dei 28 punti contro i Pelicans e quello con gli 11 consecutivi ai Grizzlies.
NBA.com/Stats lo spiega come meglio non si potrebbe. In 22 minuti, 17/21 al tiro, 8 triple e due quarti vinti sostanzialmente da solo. 49 i suoi punti, 41 quelli di tutti gli avversari messi insieme.
Per rendere bene l’assurdità di quanto visto in questi primi 7 giorni di NBA si è costretti a scomodare altri nomi eccellenti.
Più punti al minuto di Chamberlain nella stagione in cui ne ha segnati 50 di media. Serve aggiungere altro? Is it enough?
Altri dati sul suo tiro (si, lo so, non i primi dell’articolo):
– Il 40% abbondante delle conclusioni prese da Curry sono scagliate nei primi 6 secondi dell’azione. La percentuale “reale” realizzativa? L’86%!
– I tiri con 0 palleggi li realizza col 64,8% (che sia percentuale reale ormai lo avete capito). “Beh, allora se palleggia tanto avrà più difficoltà!”. Neanche per sogno, con 7+ palleggi si viaggia al 63,2%.
E se sguinzagli tutta la squadra in difesa su di lui, ad inseguirlo lungo tutto il parquet, il risultato a cui vai incontro è questo.
Che cosa fare allora? Se conoscessi la soluzione avrei già scritto a Doc Rivers, prossimo avversario con i suoi Clippers questa notte dei Warriors. Chris Paul è stato uno dei pochi che (alle volte) si è dimostrato in grado di poter “limitare” l’MVP della scorsa Regular Season.
Di certo la speranza di CP3 e compagni è una sola. Non finire col sedere per terra. Non come l’ultima volta.