Categorie: Primo Piano

Debutti coi fiocchi

Estasiati dalla partenza al fulmicotone di Steph Curry contro i Pelicans? Entusiasmati dalle prime prodezze di Karl-Anthony Towns con la maglia dei Timberwolves o di Jahlil Okafor con quella di Philadelphia? Benvenuti nel meraviglioso mondo del season opener NBA.

Si sa, la prima partita ha sempre un sapore speciale. L’attesa spasmodica dopo mesi di digiuno cestistico, magari accompagnata da una sana voglia di rifarsi dopo una stagione deludente. La volontà da parte dei migliori giocatori a mettersi subito in mostra e, d’altro canto, i rookie alle prese con i primi minuti della propria permanenza nella Lega. La prima notte di stagione regolare può regalare, oltre a partite e prestazioni decisamente sottomedia, a causa di meccanismi non del tutto oliati, anche performance da ricordare, con degli indelebili marchi subito griffati sulla neonata annata NBA.

Ne sa qualcosa un certo Michael Jordan, capace subito di metterne 54, ovviamente record NBA, contro i soliti malcapitati Cleveland Cavaliers al debutto della stagione 1989-90. A chi tolse il precedente primato? Ovviamente allo stesso MJ, che esattamente 3 anni prima ne stampò 50 al Madison Squaare Garden contro gli odiati Knicks. Al terzo gradino del podio troviamo appaiati, a quota 47, Alex English (in maglia Nuggets contro i Warriors nel 1985) e Kiki Vandeweghe, che un anno prima, con la casacca dei Blazers, mise a ferro e fuoco il parquet dei Kansas City Royals. Più recentemente, esattamente nell’Ottobre 2010, Monta Ellis ne mise a segno 46 contro Houston, un punto in più di quanti realizzati da Kobe Bryant, sempre curiosamente contro i Rockets, nel 2007.

Per quanto riguarda invece il meraviglioso mondo delle matricole, negli ultimi 50 anni, un po’ a sorpresa, nessuno ha fatto meglio dei 32 punti messi a referto da John Drew degli Atlanta Hawks, nell’ormai lontano 1974. Non sono riusciti a sopravanzarlo né Isiah Thomas, fermatosi a 31 nel 1981, né un terzetto giunto a quota 30 e composto da Willie Anderson, Allen Iverson e Lamar Odom. Anderson, tra l’altro, non si segnalò particolarmente per timidezza all’esordio, tirando dal campo ben 25 volte, cifra che vagamente può ricordare gli 11 palloni persi al debutto da Emmanuel Mudiay.

Andando ad analizzare la prima gara in carriera di tante stelle note, tra passato e presente, notiamo come non sempre riescano le classiche ciambelle col buco. Vuoi per l’emozione, vuoi per l’adattamento non immediato o per l’inserimento in contesti poco salutari, alcune celebrità della pallacanestro a stelle e strisce non brillarono al proprio esordio. Prendiamo lo stesso Air Jordan, capace, come abbiamo visto, di distruggere gli avversari sin dall’opener: la sua prima partita in maglia Bulls, datata Ottobre 1984, lo vide “protagonista” di una magra prestazione: 16 punti e 5-16 dal campo.

Non andò meglio all’allora KB8, nel 1996, tenuto a 0 punti in 6 minuti di gioco in una vittoria interna contro Minnesota. Ed il suo rivale Shaq? Non molto meglio, con 12 punti ed 8 palle perse (ma 18 rimbalzi) all’esordio con i Magic contro gli Heat.

In maglia Lakers, invece, Magic Johnson fece subito notare il proprio immenso talento, con 26 punti (non proprio la specialità della casa) ed il super abbraccio al match winner dell’incontro con San Diego, quel Kareem Abdul-Jabbar che qualche anno prima, col nome di Lew Alcindor, mise a referto 29 punti e 12 carambole catturate per marchiare il proprio ingresso nella Lega, con la maglia dei Bucks. Dallo showtime passiamo rapidamente al suo antagonista principale: Larry Bird, all’esordio con la maglia dei Celtics nel 1979, realizzò solo 14 punti contro Houston, pur conditi da rimbalzi e assist, un preludio di quanto sarebbe accaduto su scala industriale da lì a poco.

Sotto la doppia cifra all’esordio anche un bel gruppetto di futuri Hall of Famer: 8 per Kevin Garnett e Karl Malone, 4 per John Stockton, appena 2 invece per Clyde Drexler e Dirk Nowitzki. Appena meglio andò a Reggie Miller (10 a Philadelphia con i Pacers) e Charles Barkley, 11 vestendo per la prima volta la maglia dei Sixers. Statistiche decisamente superiori per Julius Erving, (un altro esponente della città dell’Amore Fraterno) i cui 17 punti però seguivano ad annate da mattatore ABA. Da ricordare gli esordi di Ewing (18 con i fidati Knicks) e di un subito straripante Olajuwon, autore di 24 punti alla sua prima partita per i Rockets.

Venendo ai giorni nostri, iniziamo con l’immortale Tim Duncan, subito in doppia doppia (e non poteva essere altrimenti), con il canonico 15+10 nei suoi primi 48 minuti nella Lega, nell’ormai lontano 1997 in casa dei Nuggets. Sempre in trasferta avvenne l’esordio di LeBron James, che nel 2003, nonostante la sconfitta dei suoi Cavs, ad appena 18 anni, fece registrare a Sacramento un curioso 25+6+9+4 (recuperi). Della stessa nidiata di Draft, Carmelo Anthony si fece prendere dall’emozione contro gli Spurs campioni in carica, segnando appena 12 punti con 11 errori al tiro. Meglio, almeno alla voce punti, fece Dwyane Wade, con 18 punti sui 74 totali degli Heat impegnati a Philadelphia.

Ancora più recentemente, Kevin Durant, in maglia Seattle SuperSonics, segnò 18 punti sul campo dei Denver Nuggets, pur con un pessimo 7 su 22. Per rimanere in casa Thunder, abbastanza anonimo l’esordio di Russell Westbrook nel 2008, con 13 punti fatti. E l’attuale MVP che risiede a Golden State? 14 punti, 7 assist, 4 recuperi ma un laconico ed ironico 0/1 dall’arco alla sua prima partita alla Oracle Arena, contro gli Houston Rockets. Sempre meglio dei 5 punti fatti registrare da James Harden contro i Kings in maglia OKC, ma decisamente sotto i 21+7 rimbalzi di Anthony Davis nel 2012.

Chiudiamo con una spruzzata di puro vintage anni’60. Jerry West fu subito letale in maglia Lakers, con un ventello nell’Ottobre del 1960. Stesso dicasi per Elgin Baylor, che due anni prima ne mise 25 per la franchigia ancora ubicata a Minneapolis, ed anche per Oscar Robertson, anche lui oltre quota 20. L’immenso Bill Russell, invece, giocò la sua prima gara NBA solo a Dicembre, dopo esser tornato dalle Olimpiadi, ovviamente vinte, di Melbourne 1956. In quella partita, non partito in quintetto, prese la bellezza di 16 rimbalzi in appena 21 minuti di presenza sul parquet, dando inizio alla propria leggenda immortale. Dite che ci stiamo scordando qualcuno? Giusto, Wilt Chamberlain. La prima volta che uscì dal campo, il refertista ebbe subito un sussulto: 43 punti e 28 rimbalzi. No, forse i rookie di quest’anno, ma anche delle future stagioni, farebbero meglio ad avere altri termine di paragone dell’eterno Wilt.

Alessandro Scuto

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