(E)Festus Ezeli: un immortale sbagliato

Nella mitologia greca il dio Efesto, figlio di Era e di Zeus, era talmente brutto che dopo la sua nascita la madre lo scaraventò giù dall’Olimpo per la vergogna di aver concepito un tale abominio. Il mito narra che Efesto precipitò nell’Oceano dove le ninfe Teti ed Eurinome si presero cura del pargolo ed Efesto da grande coltivò un rapporto di amore(poco)-odio(tanto) con la madre.

Gli americani non hanno un epica sviluppata come quella degli europei (scusate se Omero e Virgilio sono nati da queste parti) e di conseguenza tendono a compensare questo gap creandosi un epica moderna tutta loro. E i protagonisti di quest’epica non possono che essere le celebrità del mondo USA, ancora meglio se sono sportivi affermati, ancora meglio se sono sportivi affermati con un infanzia diversa da quella vissuta da chi scrive e da chi legge.
Siamo a Benin City, città situata nel sud della Nigeria dove sorge uno dei più importanti complessi industriali per la lavorazione dell’olio di palma della nazione. È il 21 Ottobre 1989 e la signora Patricia Ezeli dà alla luce il terzo figlio ma dopo due bambine finalmente nasce un bel maschietto. Da quelle parti è tradizione dare il nome e cognome del padre (Festus Ndulue quindi) un nome a piacimento(Ifeanyi) e il cognome della madre(Ezeli appunto). Nasce quindi Ifeanyi Festus Ezeli-Ndulue.
Il bambino sviluppa da subito una qualcerta predisposizione all’apprendimento e alla cultura. Al contrario non è che lo sport gli interessasse particolarmente e tranne qualche baruffa con pallone (perché chiamarlo calcio proprio non è il caso) con gli amici non è che avesse mai praticato uno sport. Ma se cresci in Nigeria negli anni ’90 e un minimo di sport lo guardi puoi impazzire per un solo personaggio: Hakeem“The Dream” Olajuwon. Quella montagna umana con passaporto nigeriano però faceva impazzire più Festus Sr. che il figlioletto il quale si concentrava, per la gioia di mamma Patricia, sullo studio. L’intelligenza del ragazzo era innegabile e a 14 anni è già diplomato. I genitori sono stupiti e il padre si ricorda di avere un fratello che lavora come pediatra a Yuba City, cittadina appartenente all’area metropolitana di Sacramento. I genitori ci pensano neanche troppo e una telefonata a questo fratello la fanno. Si può fare: Festus andrà a vivere dallo zio per studiare in America e diventare uno stimato dottore.

Ora non so se lo stupore sia stato più quello del ragazzo che appena adolescente si ritrova catapultato dalla citta natia alla California oppure quello dello zio, Chuck Ndulue, a ritrovarsi un energumeno di due metri al posto del pargoletto di tre anni che aveva visto l’ultima volta che era tornato in Nigeria. L’impatto con il sogno americano per Festus naturalmente non è dei più facili e se con la chimica andiamo forte con le relationship un po’ meno. Il ragazzo però continua a crescere soprattutto in altezza così lo zio ha una proposta. “Festus hai quindici anni e sei un gigante perché non provi a entrare nella squadra di basket della scuola, potresti farti qualche amico?”- “Bello zio, ma che sport è il basket?. Ecco appunto direi ottimo come inizio.
La scuola in questione è la Jesuit High di Sacramento e lì il ragazzo a livello accademico andava forte ma appena provò a cimentarsi con la palla a spicchi apriti cielo.

“Non sapevo assolutamente niente del gioco, ignoravo pure che si dovesse cambiare campo dopo l’intervallo”

ricorda oggi,

“ero un ragazzo di 14-15 anni a cui bisognava spiegare tutto come se fossi un bimbo di 6, era frustrante per me e per gli altri.”

Si mette a lavorare con lui tale Guss Armstead un personal trainer abituato a lavorare con le stelle liceali ma che ha visto in Ezeli un potenziale debordante. Sotto la sua guida Festus capisce un po’ come funziona questo sport e migliora almeno a livello di coordinazione atletica.
Si iscrive allo Yuba Junior College dove incontra il suo primo vero allenatore Doug Cornelius che dopo aver visto quello che effettivamente poteva fare il ragazzo con un po’ di applicazione gli disse:

“Ragazzo cosa vorresti fare da grande?”-“Coach vorrei diventare un medico.”- “Ascoltami bene perché questa è la prima e probabilmente l’ultima volta che dirò una cosa simile a un mio atleta: guadagnerai di più giocando a basket che facendo il dottore.”

Festus rimase sbalordito anche perché per lui era ancora piuttosto complicato arrestarsi e schiacciare senza nessuno davanti (intanto era diventato 211 centimetri) ma gli volle credere. Anche perché Festus aveva un intelligenza tale da permettergli di riprodurre esattamente lo stesso movimento di un suo compagno dopo averlo visto un paio di volte. Quindi su consiglio di coach Cornelius frequentò lo Yuba Junior College da studente part-time per non perdere la possibilità di essere chiamato da università militanti nel campionato NCAA.

Un giovane Festus al Reebok All-America camp

Ezeli passa un anno a migliorare i fondamentali e all’età di 17 anni gioca la sua prima partita di pallacanestro con i NorCal Pharoahs nel torneo AAU. In quel torneo emerge talmente tanto il potenziale del ragazzo che viene invitato al Reebok All-America camp di quell’estate. Ad attenderlo ci sono una serie di scout che seguono i ragazzi presenti al camp da quando avevano 8-9 anni. Quando si trovano davanti questo bronzo di Riace rimangono stupefatti anche perché il ragazzo ormai ha capito come si gioca a basket e impressiona tutti gli scout presenti.
Il telefono di coach Cornelius è bollente, chiamano i college più importanti nel panorama cestistico americano. Alla fine Festus si trova davanti alla prima decisione importante della sua vita. Già perché l’università di Harvard gli ha offerto una borsa di studio e lui la sta per rifiutare perché ormai il medico non lo vuole fare più. Bisogna dirlo a mamma Patricia però. Da un capo del telefono la mamma che non riesce a trattenere le lacrime perché il figlio vorrebbe andare a giocare per Boston College o per Connecticut dall’altro Festus, che per quanto sia convinto dei suoi mezzi non è sicuro che il basket gli possa dare da mangiare e inoltre vuole far felice mamma in qualche modo che tanti sacrifici ha fatto per concedergli questa opportunità. La scelta alla fine cade su Vanderbilt che vuol dire buonissima istruzione e buon programma di basket. Su un punto però Patricia deve cedere, il figlio non ce la fa a studiare medicina e a giocare a livelli di Division I. Nella vita di Festus si è rotto qualcosa, prenderà si una laurea in economia ma non coronerà mai il sogno di mamma Patricia. Oggi Ezeli parla così della sua scelta:

“I miei genitori pensavano che stessi buttando via la mia vita, mia madre solo ora sta accettando l’idea che io sia un giocatore di pallacanestro. Quando sono entrato in NBA lei non aveva guardato una singola partita di basket”.

A Vanderbilt il ragazzo diventa un eccellente rim-protector ma emerge tutto il suo lato più timido e introverso che lo portano spesso a scomparire dalla partita perché a guardarlo ci sono quindicimila spettatori di media a sera. Soffre di ansia da prestazione come pochissimi suoi colleghi; è capace di limitare i migliori prospetti collegiali in allenamento e faticare a fare un salto in partita. Il talento grezzo però va coltivato e il terzo anno di college esplode scrivendo 13 punti e 6.3 rimbalzi ad allacciata di scarpa. Adesso è convinto anche lui, il basket può veramente diventare il suo mestiere e d’altronde quando ti chiami Ifeanyi che nella sua lingua vuol dire “nulla è impossibile a Dio” puoi fare veramente tutto.
Uscito da Vanderbilt è il miglior stoppatore nella storia dell’università con 204 tiri rimandati al mittente, e la scelta di rendersi eleggibile per il draft 2012 è solo una formalità. Le previsioni lo vedono in fondo al primo giro ma David Stern il suo nome non lo legge e arrivato alla trentesima Festus vede tutto nero. I Golden State Warriors (detentori della trentesima scelta assoluta) in quel draft hanno già preso un “lungo” come Harrison Barnes e un difensore come Draymond Green e a roster c’è Bogut…e quando lo chiamano! E invece no il GM della franchigia di Oakland Bob Myers sceglie con la trenta proprio il centro nigeriano per fare da backup a Bogut, e lui torna in California dove sei anni prima aveva imparato a giocare a pallacanestro. Il resto è storia: tanta panchina tanto lavoro e alla fine la gioia più grande, playoff 2015 da incorniciare e anello al dito che mai si sarebbe aspettato di infilare. Quest’estate ha coronato un altro sogno in occasione degli Nba African Games a Johannesburg dove ha conosciuto l’idolo di suo padre e per discendenza il suo; quell’Hakeem Olajuwon che a detta dello stesso Ezeli ancora oggi è capace di spiegarla ai lunghi Nba ma questo ci sorprende fino a un certo punto.

Ormai direi che il ragazzo salta!

 

Efesto alla fine per il volere di altri ha sposato Afrodite, lui brutto e inetto lei bellissima e impossibile, un anello al dito in ogni caso il nostro eroe se lo è messo, d’altronde gli americani non hanno un epica loro ma di spunti ne hanno a profusione. Good Job Festus!

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Pubblicato da
Paolo Stradaioli

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