Alla chiamata di un certo Kristaps Porzingis, lungo lettone scelto alla quarta assoluta dai New York Knicks il 25 giugno, il Barclays Center di Brooklyn non ha reagito molto bene, usando un eufemismo.
La reazione dei tifosi dei Knicks (‘boo’ a non finire per il rookie) ha sinistramente ricordato quelle avute per le scelte sempre dei blu-arancio di Frederic Weis, mai nemmeno sceso in campo al Madison Square Garden, o Andrea Bargnani, non considerato dai tifosi degno di essere chiamato come prima scelta dalla loro squadra.
Come spesso accade, media e fan sono stati decisamente frettolosi nell’etichettare Porzingis come ennesimo bidone del draft, ma come dare torto ad una franchigia che sguazza ormai da anni nella mediocrità delle lega e che ha buoni ricordi legati ai rookie solamente tornando indietro al 1985, quando fu selezionato dai Knicks un certo Patrick Ewing.
Memore di quanto accaduto al Barclays Center, durante la summer league di Las Vegas il lettone è andato a parlare con Kevin Garnett, probabilmente la persona più adatta ad aiutarlo in questo senso all’interno della lega, per chiedergli consigli su come comportarsi e che tipo di approccio avere nei confronti di tifosi che lo hanno accolto in squadra a suon di ‘boo’.
“E’ stato di grande aiuto, Garnett mi ha consigliato di usare quel ricordo come una motivazione, una ragione in più per dare tutto me stesso ogni volta che scendevo in campo” ha dichiarato Porzingis a Stephan Bondy del New York Daily News.
“Certamente non è l’unica cosa che mi spinge ad impegnarmi ed essere competitivo, quello è nel mio DNA ed è mio dovere come giocatore professionista, ma ancora oggi ricordo molto bene la sera del draft e la uso come stimolo ulteriore.”
La tecnica sta decisamente rendendo per il ragazzo, che ha contribuito enormemente al record di 8 vittorie e 8 sconfitte dei suoi con 13.4 punti e 9.1 rimbalzi, issandosi come grande rivale di Karl Anthony Towns nella lotta per il premio di Rookie Of The Year.