Negli ultimi anni la “run & gun offense” si è diffusa a macchia d’olio. Per maggiori informazioni è sufficiente citofonare a casa Warriors. Questa tipologia di gioco non ha portato dappertutto risultati esaltanti come quelli degli attuali campioni NBA, ma con il passare del tempo ha finito per oscurare un’altra importante possibilità offensiva, che viene messa sempre più in secondo piano: il gioco in post.
Il giornalista di FoxSport, Fred Katz, è addirittura arrivato a dire che il gioco in post è morto. Secondo Katz, infatti, il concetto su cui si basano le difese di oggi è semplice: meglio prevenire che curare. Si concentrano sull’impedire che i passaggi arrivino in post piuttosto che su una conseguente marcatura sui lunghi avversari che prendono la palla spalle a canestro. Queste dichiarazioni non hanno trovato particolarmente d’accordo l’Hall of Famer Hakeem Olajuwon, il quale ha espresso pacatamente il suo punto di vista:
“Le persone che dicono che il gioco in post non serve più non capiscono nulla di basket“.
Sebbene la verità sia come al solito nel mezzo, i dati registrati da RealGM.com mostrano come il numero di possessi in post-up stia diminuendo vertiginosamente. A conferma di ciò, ecco un’esauriente statistica: soltanto 8 squadre concludono più del 10% dei loro possessi con una giocata in post. Nonostante questi numeri, Olajuwon non si arrende:
“Chiunque abbia un buon gioco in post può causare molti problemi alla difesa avversaria. Se un giocatore più piccolo di me mi marcasse, il mio vantaggio sarebbe all’interno dell’area. Andrei in post contro di lui. Questa è la mentalità del gioco in post. Nel caso in cui alla fine ti raddoppino, ti lasciano l’opportunità di scaricare ai tiratori da 3 punti“.
Viste le dichiarazioni di ieri, siamo sicuri che questa analisi trovi d’accordo Gregg Popovich.