Warriors-Cavs, la partita della notte è stata un massacro

Lo avran sentito. I giocatori dei Golden State Warriors avran sentito nuovamente l’odore di champagne negli spogliatoi dove qualche mese fa hanno festeggiato il titolo NBA proprio contro LeBron ed i Cleveland Cavaliers.

Non si può far altro che spiegare così la fantastica prestazione dei giocatori guidati da Luke Walton, che hanno letteralmente “put up a show” (messo in piedi uno spettacolo) per detronizzare gli avversari: 13 punti di scarto nel primo quarto, 26 punti di scarto a fine primo tempo, 37 a fine terzo quarto per poi assestarsi sui 32 punti di scarto finali: risultato finale da 132 punti complessivi da parte di Golden State e 98 per Cleveland.

Per spiegare al meglio la portata di questa sconfitta non basta far altro che sviscerare alcune curiosità statistiche. LeBron James ha fatto registrare il peggior plus/minus della sua carriera (-35), oltre al fatto che 43 punti scarto raggiunti durante il match sono stati il massimo mai raggiunto da una squadra con “il prescelto” tra le proprie fila. Cleveland è stata sotto di almeno 20 punti di scarto per 29 minuti e 53 secondi e l’unica possibilità di pareggiare il punteggio (o passare in vantaggio) l’ha avuta solamente al primo tiro del match. Poi buio totale.

Come segnalato da ESPN, i due principali infortunati alle scorse finals NBA (Kyrie Irving e Kevin Love) erano presenti ad entrambe i match stagionali tra Warriors e Cavs, ma non hanno cambiato minimamente le carte in tavola. Non hanno fatto ricredere più nessuno sul dubbio: “ma se ci fossero stati quei due lì, come sarebbe finita??” I due giocatori hanno stats combinate da 13/47 dal campo, contro Golden State, in questa stagione. Incluso un pessimo 2/17 dall’arco.

Inoltre, la scorsa notte il trio Irving, James, Love ha messo a referto 27 punti, il minimo storico in una singola partita in cui hanno messo tutti e tre piede in campo. Il loro “minimo precedente” faceva riferimento a 38 punti totali durante il match contro Brooklyn dello scorso Marzo.

Dall’altra parte, Curry ha concluso con 35 punti (16 nel solo primo quarto) in 28 minuti di gioco (12/18 complessivi, 7/12 da tre punti) conditi da 5 rimbalzi e 4 assist; Draymond Green ha flirtato con la solita tripla doppia (mancavano tre rimbalzi) e Iguodala si è trasformato nuovamente in MVP delle finals con una prestazione da cecchino (4/5 dall’arco), non esattamente la specialità della casa.

Ma attenzione, è ancora presto per dire che se si dovessero incontrare nella post-season si saprebbe già il risultato. La mentalità può ancora cambiare, l’intensità di gioco cambia, e ciò che non ti uccide ti può fortificare. In una squadra capitanata da LeBron James è lecito aspettarsi di tutto.

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Pubblicato da
Michele Ipprio

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