“Ciao, so che non mi puoi salutare ma ho alcune domande per te. So che non posso sentire i tuoi pensieri, ma eccoti le domande. Come è il paradiso? Oh, e cosa ti dice di fare Dio? Spero che potrai rispondermi nei miei sogni.” Ella Cllier
Un anno e mezzo. Questa è l’età di quella piccola e stupenda creatura che ancora non ha compreso che suo padre sia andato in cielo a 28 anni per un problema cardiaco (ingrossamento abnorme del cuore), mentre era a casa, all’improvviso. Jason Collier aveva raggiunto il sogno di giocare in NBA. E’ vero, inizialmente non da protagonista (si trattava di 15/20 partite a stagione), ma nella sua ultima riuscì a raggiungere quota 70. Quasi tutte le partite di stagione regolare! “Finalmente! L’anno prossimo farò ancora meglio” aveva pensato a fine stagione 2004/2005. La stagione successiva stava per iniziare, non mise mai più piede in campo.
La lettera di cui sopra è stata riposta in quel box, contenente le ceneri di Jason Collier, che puntualmente viene riempito dalla figlia Ella. Ogni esperienza, ogni pensiero, ogni oggetto protagonista delle sue discussioni con papà finisce lì dentro. E’ il modo in cui Jason rimane vivo, è il modo più puro per non dimenticarlo.
“Una volta a settimana mette qualcosa in quella scatola ” ha rivelato la mamma Katie, fiera moglie del “suo” campione. “Ci mette qualcosa fatto a scuola, disegna qualcosa che le piace. Parliamo molto apertamente di questa situazione. Avere cremato Jason e poterlo avere in quel box, qui a casa, è un qualcosa di incredibile, bellissimo.