Sono passati oramai 16 anni da quel maledetto 12 gennaio 2000. “Bobby Phills era il figlio di tutti, era il fratello di tutti, era il marito di tutti, era il padre di tutti, era tutto.” Queste le parole di Ben Jobe, il coach di Southern University dove Bobby ha passato gli anni da universitario.
Quella mattina i Charlotte Hornets avevano appena concluso il consueto shootaround. Phills e il suo compagno di squadra David Wedley si stavano dirigendo a casa, improvvisamente la Porsche nera di Bobby sbanda e si schianta contro un’altra macchina. Muore sul colpo a 30 anni. I giornali parlano di una gara di velocità proprio con il compagno David, la polizia conferma che l’alta velocità (più di 150 km/h) è la causa di quell’impatto così potente che ha distrutto il lato del pilota della sportiva tedesca.
“Era la macchina che aveva sempre voluto” conferma il fratello. “Molto spesso parlo di quanto Bobby fosse un ragazzo intelligente” dice orgoglioso il padre. “E’ stato premiato per i suoi risultati accademici e atletici. Ha fatto un unico stupido errore, e gli è costato la vita.”
La maglia è stata ritirata dagli Hornets. Durante la sua carriera ha fatto registrare 11.1 punti di media, conditi da 2.7 rimbalzi e 1.3 assist.