Gregg Popovich ne ha viste tante. Guidare da decenni una delle squadre più forti della storia NBA ti porta ad affrontare avversari sempre nuovi. Sempre più forti.
I Lakers di Kobe e Shaq, i Suns di Steve Nash e D’Antoni, i Miami Heat dei Big Three. Nemici sempre diversi, contromosse da inventare ogni volta. Gli ultimi in ordine di tempo, però, sembrano essere quelli che più preoccupano il coach dei San Antonio Spurs.
“Passo un sacco di tempo a studiare e ragionare sui Warriors, molto più di quanto abbia mai fatto in tutta la mia intera carriera. Perché loro sono meravigliosi da veder giocare. Valgono più di ogni altro il prezzo del biglietto”.
L’analisi di Popovich va più a fondo, alla radice del problema. La vera qualità della squadra di Steve Kerr.
“Non è soltanto un discorso legato a Steph Curry che segna canestri, o a Klay Thompson che lo segue a ruota o alla versatilità di Draymond Green. Tutti quelli che calcano il parquet possono passare, prendere e tirare. E tutti lo fanno. Di continuo”
Un vero e proprio incubo quindi, per chi deve cercare di arginare le folate ripetute della franchigia della Baia.
“Loro sono talentuosi, certo. Ma sono anche molto, molto intelligenti”.
Smart, per dirla in inglese. Difficile trovare una qualità migliore. In un campo da basket, o nella vita.