Road to Draft 2016: Ben Simmons

Dopo il lungo e, ad alcune latitudini, pure piuttosto rigido inverno, marzo, perlomeno nell’emisfero boreale, è il mese del nuovo inizio, della rinascita primaverile. Nella NBA, così come nella maggior parte dei campionati sportivi che vanno grossomodo dall’autunno all’inizio dell’estate, è il mese dei primi bilanci, delle seppur parziali somme tirate tra una stagione grandiosa o quantomeno buona, o al contrario deludente, quando non fallimentare. Ma marzo è il mese della rinascita, e si può dunque guardare con ottimismo al futuro, sia da un punto di vista climatico, che da quella sportivo: perché anche nel caso di stagione da dimenticare, almeno per quanto riguarda gli sport americani, si può iniziare a fare i conti e a sfregarsi le mani in vista della Lottery e del successivo Draft.

Come ogni anno, anche stavolta vi sono squadre che, fin dai nastri di partenza o quasi immediatamente dopo, han messo tutte le proprie fiches proprio sulle lotteria delle palline: e per avere il controllo del cavallo favorito, han scelto di prendere un anno sabbatico in termini di risultati. Ma anche per chi farà i playoff o non li mancherà di molto, il Draft rimane fondamentale per cercare di pescare qualche comprimario adatto a puntellare la squadra, sognando di aggiudicarsi la proverbiale steal. Il Draft insomma, pur svolgendosi lontano da un parquet, resta uno dei momenti topici della stagione, tra i più sentiti e affascinanti sia per le squadre che per i tifosi, che sognano di vedere il nuovo astro nascente indossare proprio i loro colori.

Ecco perché anche quest’anno NbaReligion vi racconterà cosa aspettarvi dalle presunte prime scelte del prossimo giro di scelte nell’ormai tradizionale rubrica Road to Draft. La quale, da buona osservatrice delle citate tradizioni, prenderà di nuovo il via da uno dei talenti più cristallini della nuova class: quel Ben Simmons che sembra avere veramente tutte le carte in regola per guidare la tanto attesa rinascita della franchigia che riuscirà ad accaparrarselo.

BEN SIMMONS

L’infanzia del futuro sogno di mezza NBA non è esattamente convenzionale, ma dimenticatevi pure la madre single e il contesto disagiato: la madre single, Julie, in effetti però c’è, e ha pure 4 figli dal primo marito quando incontra a Melbourne l’american boy Dave Simmons, stella newyorkese della squadra di basket locale. Ben diventa dunque l’ultimogenito di una della ormai numerosissime famiglie composte da genitori risposati, peraltro provenienti da continenti diversi, e vede la luce nel luglio del 1996 nella metropoli australiana; si trasferisce però quasi subito a Newcastle (versione australiana, non inglese) al seguito del padre professionista, salvo tornare a 10 anni a Melbourne e mostrare velocemente a versione migliore dei geni cestistici paterni. A 15 anni gioca il mondiale under 17 con la nazionale australiana, l’anno dopo invece è già in Florida a fare il liceo, a Montverde Academy, dove gioca con D’Angelo Russell e vince 3 titoli nazionali in altrettante stagioni da protagonista.

Nella corsa dei colleges per portarselo a casa almeno per un annetto la spunta Lousiana State, che trova il biglietto vincente della lotteria grazie a David Patrick, assistente allenatore e padrino del ragazzo. Alla quarta partita NCAA della propria vita, poco più che 19enne, mette a segno una prova da 21 punti, 20 rimbalzi e 7 assist in faccia a Marquette, dieci giorni dopo ne scrive 43, 14 rimbalzi, 7 assist, 5 recuperi e 3 stoppate con North Florida. Al momento di scrivere, dopo 31 gare totali con la maglia dei Fighting Tigers viaggia a 19.6 punti, 12 rimbalzi, 5 assist e 2 recuperi a gara, con il 56% dal campo.

Il classico periodo di adattamento del freshman alle prime gare al college (credits to: ballislife.com)

CARATTERISTICHE TECNICHE

E’ difficile indicare con certezza il ruolo di Simmons su un parquet: l’erede di Dave infatti è un all arounder di 2.08 per 109 chili, convenzionalmente considerato come un’ala. Solo per convenzione però, per l’appunto: Simmons è un giocatore perfettamente in grado di prendere il rimbalzo difensivo nel traffico, partire in palleggio e chiudere il coast to coast con una schiacciata o un preciso scarico, perché dotato di enormi fondamentali in quasi ogni aspetto del gioco. In primo luogo, l’australiano può contare su un’impressionante potenza fisica e atletismo, che lo rendono un eccellente rimbalzista su entrambi i lati del campo e un giocatore letale in campo aperto. Potente, rapido, atletico, dà il meglio quando ha spazio per attaccare il ferro, anche contro il difensore, che a livello di college tende a spazzare via assorbendo tranquillamente i contatti. Simmons però non è solamente un ariete che va dentro a testa bassa: è un giocatore con una visione di gioco e una capacità di passaggio ampiamente sopra la media, in grado di fare ottime letture e di trovare sempre il compagno smarcato, soprattutto in situazioni di transizione. A questa elevata intelligenza cestistica associa un ball-handling a dir poco sorprendente per un giocatore di quella stazza, che gli consente di guidare in prima persona la transizione mostrando spiccate doti di playmaking: talvolta è stato addirittura utilizzato come regista per sfruttarne queste doti unite agli inevitabili mismatch, ed è quasi diabolico nell’attaccare il canestro per poi trovare lo scarico sia in area che per i tiratori sul perimetro. La citata intelligenza cestistica gli consente inoltre di essere un buonissimo realizzatore anche in prima persona, che legge la situazione e reagisce di conseguenza: letale nei pick ‘n roll, sa attaccare i closeout, partire con improvvisi cambi di velocità, è coordinato nell’andare al ferro e chiudere con entrambe le mani anche nel traffico.

Pure in difesa il figlio di Dave sfrutta ampiamente la sua spiccata intelligenza cestistica abbinata alle doti fisiche: pur dando il meglio in fase offensiva, è un più che discreto difensore sulla palla, tenace e reattivo sia difendendo sul perimetro che in area, e soprattutto, anche in questo caso, sa leggere la situazione di gioco, adeguare la difesa, ruotare e andare in aiuto. Anche da un punto di vista caratteriale gli occhi dei vari GM già brillano abbastanza da illuminare le notti più buie: nonostante i 19 anni infatti Simmons è un ragazzo molto maturo, responsabile, disponibile al lavoro duro e al sacrificio, che presenta già una mentalità vincente e spiccate doti di leadership. Il ragazzo insomma pare veramente una fuoriserie del parquet, in grado di fare quasi tutto con profitto, nonché di migliorare ciò che ancora manca: non ci sono quindi limiti alle sue potenzialità.

Al momento comunque qualche limite tecnico c’è, eccome. In primo luogo Simmons è un tiratore tutt’altro che affidabile: già la tecnica di tiro è piuttosto macchinosa, e ciò lo rende non certo infallibile già ai tiri liberi (al college sta tirando con il 68% ed è il miglior dato nella sua pur giovane carriera). Non parliamo poi del tiro dalla lunga: semplicemente, Simmons nemmeno lo prende, con appena 3 tentativi in 31 gare a Lousiana State. Ciò ovviamente limita fortemente il suo arsenale offensivo, non permettendogli di essere pericoloso da fuori e consentendo così alle difese di adeguarsi contenendo maggiormente le sue devastanti incursioni in area. Inoltre, pur essendo potente e atletico, manca di un efficace gioco spalle a canestro che gli consenta di sfruttare i mismatch fisici che genera.

Anche difensivamente ha qualche lacuna, soprattutto contro lunghi di ruolo e di fisico, con cui fatica a tenere la posizione a rimbalzo (non a caso è più un rimbalzista offensivo che difensivo) e in generale a battagliare in area. Anche le braccia, non lunghissime, non lo aiutano, e lo rendono uno stoppatore al di sotto delle proprie possibilità considerato l’atletismo (solo 0.8 tiri cancellati a LSU). Lo stesso problema talvolta lo limita pure al ferro, dove non sempre va su bene o prende il contatto, anticipando o cambiando talvolta il tiro. Inoltre, come molti altri talenti cristallini, tende a volte la staccare la spina della concentrazione, prendendosi pause soprattutto difensive; e, paradossalmente, proprio l’innato talento e facilità a giocare lo portano a volte ad avere un po’ di sufficienza, perdendo veramente troppi palloni (3.4 a gara). Ma il problema maggiore, soprattutto al piano di sopra, saranno proprio i difetti tecnici che al momento lo rendono limitato sia da esterno (per il tiro) che da lungo (per il fisico e la predisposizione): potrebbe dunque diventare un jolly o, al contrario, un senza ruolo nel senso negativo del termine.

PROSPETTIVE NBA

Nonostante questi difetti, la giovane età e la buona predisposizione al lavoro autorizzano ad essere più che ottimisti sul futuro NBA di Ben Simmons, considerato che la base su cui lavorare è veramente eccezionale: non a caso, per questa versatilità e il fisico potente abbinato a ottime doti di passatore, nonché per il tiro non infallibile, è stato spesso paragonato al primo Lebron James. E scusate se è poco… Con il Prescelto e Magic, Simmons è già stato indicato come uno dei giocatori potenzialmente più completi che si siano mai visti, ed è ovvio che chiunque farebbe carte false per assicurarselo: ad esempio, se Philadelphia dovesse vincere la Lottery, chissà che Hinkie non inizi finalmente la ricostruzione intorno a lui, anche perché sarà quasi certamente la prima scelta assoluta, con il solo Brandon Ingram a poterlo forse insidiare. Difficile, comunque: come vedremo, anche Ingram è un prospetto notevolissimo, ma chi non punterebbe su un potenziale Lebron per costruire la propria squadra?

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Pubblicato da
Giacomo Sordo

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