Kyrie Irving è stato il protagonista assoluto dell’ultima partita dei Cleveland Cavaliers vinta 99-98 ai danni dei Dallas Mavericks alla Quicken Loans Arena. Nella serata in cui LeBron James ha osservato un turno di riposo per recuperare un po’ di energie e rimettersi da qualche acciacco, il secondo violino dei Cavs si prende sulle spalle la baracca e trascina i suoi al successo con 33 punti.
Una grande prestazione in campo da parte di Irving, i cui punti a referto balzano all’occhio nel tabellino delle statistiche così come anche un altro dato significativo: nella casella “assist” si trova il numero 1. Un po’ poco per un playmaker di una squadra in generale, a maggior ragione troppo poco per un giocatore del suo calibro e con le sue capacità di assistenza ai compagni.
Già i compagni, poco serviti durante la sfida con Dallas e non proprio entusiasti della vicenda. Non sono pervenute dichiarazioni ufficiali a riguardo in interviste postpartita o in parole rilasciate nei giorni successivi ai media, ma un giornalista sempre molto ben informato sulle vicende dei Cavs come Chris Haynes del Cleveland.com ha riportato alcuni mugugni riguardo alla gestione della palla di Irving.
Mugugni non dovuti all’egoismo di giocatori che si sono sentiti oscurati dalla prestazione super del prodotto di Duke, ma dovuti proprio alla performance a livello cestistico di Irving. Tenere ferma la palla non è nell’interesse di nessuna squadra, dalla NBA agli amatori, nemmeno se tra le tue fila puoi vantare fenomeni come LeBron o lo stesso Irving.
Qualche tirata d’orecchie dallo zoccolo duro dello spogliatoio sarà arrivata nei confronti di Uncle Drew, le cui giocate di talento da solista serviranno eccome in certe situazioni cruciali nei prossimi Playoffs ma servirà soprattutto anche una maggiore consapevolezza nella distribuzione dei palloni in attacco e nel coinvolgimento di tutti all’interno del sistema. Un compito non semplice, più mentale che tecnico, affidato a coach Tyronn Lue.