sogno
[só-gno] n.m.
immaginazione di cose irrealizzabili o considerate tali; dolce illusione, vagheggiamento della fantasia: i sogni della giovinezza; il suo sogno è di diventare giocatore di basket; il mio grande amore è solo un sogno. [garzanti linguistica]
North Dakota.
Il giovane James ha il viso sporco di terra. Sbatte costantemente le mani per scrostare tutta la sporcizia. Deve poter pettinare continuamente i suoi bellissimi capelli biondi. Per l’ennesima volta porta indietro una ciocca caduta liberamente sulla fronte. Lo sguardo è perso nel vuoto.
I genitori sono dei modesti agricoltori, vivono con James in una roulotte vicina al campo in cui coltivano mais. L’adolescente dallo sguardo torvo sogna ogni giorno una vita diversa. Tutte le notti spera di potersi elevare da quello che reputa un carcere a cielo aperto. La sua mente disegna ogni singolo passo che lo porterà lontano da lì. Quando non lavora vive con la fantasia il momento in cui sarà milionario e dovrà essere rispettato da tutti.
Una mattina uscirà da casa per non farvi più ritorno, porterà con sé lo stretto necessario per vivere. Abbandonerà tutto del passato. Anche il suo nome. Non più James. Tutti lo dovranno chiamare Jay Gatsby.
Oakland.
“Welcome To Oakland, one of the three most dangerous cities in USA”. Oakland rappresenta il fallimento del sistema americano. Perfettamente descrittiva di come l’età post industriale possa aver influito in maniera drammatica sulla popolazione che, in cerca di speranze, aveva costruito la propria casa in prossimità delle innumerevoli industrie metallurgiche che riempiono la skyline della città. Criminalità, corruzione e povertà. La primogenita mal riuscita di una famiglia che ha attenzioni solo per la figlia minore. La piccola sorge al di là della baia e ha il ritmo frenetico di chi è conscio del suo potenziale. San Francisco, il miglior luogo dove realizzare un desiderio. Oakland, il luogo perfetto dove perdersi nei propri sogni.
La cultura della palla a spicchi, soprattutto quella del playground, fa di Oakland la miglior palestra a cielo aperto d’America. Tra tutti i bambini che immaginano un futuro da giocatori nel basket professionistico Damian è quello che, oltre a sognarlo, fa di tutto affinché possa realizzarsi. Vive nella parte peggiore della città, a lui non importa. Ogni giorno gli viene ricordato che è troppo piccolo ed esile per poter competere ad alti livelli, a lui non importa. Gioca nella Oakland High School ma le partite che lo coinvolgono maggiormente sono quelle giocate al playground, contro ragazzi più grandi e grossi di lui. In una di queste non viene scelto da nessuno dei due capitani delle squadre.
“Ragazzino, vai a giocare con quelli della tua età”
Infuriato corre per il quartiere cercando quattro “giocatori” che possano completare la sua squadra. Ritorna al campetto pronto a sfidare i vincenti. All’ingresso in campo si alzano grida fragorose. Vincerà da solo quella partita. Dominerà in lungo e in largo senza che nessuno possa contrastarlo. Non più “ragazzino”. Tutti lo dovranno chiamare Damian Lillard.
Ossessione
[os-ses-sió-ne] n.f.
pensiero fisso, preoccupazione assillante, incubo: l’ossessione della morte, della gelosia; ho l’ossessione di dimostrare a tutti quanto realmente valgo, il mio amore è un’ossessione,
New York.
Jay Gatsby è uno degli imprenditori più rispettati della New York degli anni venti. Il proibizionismo ha sortito l’effetto contrario. Denaro sporco, facili costumi e una smodata voglia di eccesso. Gatsby ha in mano la città. Chiunque abbia a che fare con lui rimane ammaliato dal suo modus operandi, affascinato dalla sua immensa voglia di emergere. Ogni singola persona si interroga sulle modalità di tale ascesa verticale che prende corpo in un passato oscuro a tutti. Nessuno sa chi sia realmente e come possa avere tutto questo potere.
Il segreto di Gatsby non sono i soldi, non potere né corruzione. Custodisce dentro di sé qualcosa di effimero che sembra scappare via, un’ossessione lancinante che scava un solco che non può essere coperto: l’amore per una donna. Prima di diventare ricco si era perdutamente innamorato di una ragazza, Daisy. Il loro fu un amore dirompente, un fiume che rompe ogni argine, un dipinto così bello da essere indescrivibile. Fu chiamato alle armi. In quei cinque anni lontani lei fu costretta a sposare un degli uomini più ricchi della città. Gatsby si ritrovò immerso nell’ossessione di salvare la sua amata da una vita che non la rendeva felice, di portare via un’opera d’arte dallo scantinato di un lurido rigattiere. Aggrappato ad un passato che vive florido nei suoi ricordi. Daisy e Gatsby cosi vicini con il cuore, cosi lontani con la vita. La sua ossessione lo porterà al fallimento e poi alla morte. L’anima della sua amata era con lui, il corpo e la mente troppo lontani per stringerli.
Portland.
Damian Lillard è uno dei playmaker più forti del mondo. Il lavoro sul suo arresto e tiro lo ha reso una macchina da punti senza eguali. Attacca il canestro con la rabbia di chi ha avuto paura di non farcela. Del ragazzo gracilino neanche l’ombra, è in grado di accomunare esplosività e tecnica come nessuno in NBA. Portland ha smantellato la squadra in prospettiva di una stagione di basso profilo. L’obiettivo è quello di assicurarsi una delle prime scelte al draft. Lillard non ha neanche per un secondo ragionato su questa ipotesi trascinando, letteralmente da solo, la squadra ai play-off ad Ovest. Lasciando dietro squadre con caratura e ambizioni decisamente superiori. Da solo. Come al playground da ragazzo si carica di responsabilità facendo impazzire chi prova a fermalo.
Quando riceve la notizia di non essere stato selezionato per l’All Star Game è in palestra ad allenarsi. L’ossessione che nessuno creda realmente al suo potenziale brucia ardentemente. Dopo quel giorno colleziona partite completamente fuori da ogni più assurda previsione. Distrugge da solo i Golden State Warriors affossandoli con 51 montanti in pieno viso. Le sue medie realizzative si impennano vertiginosamente. Dopo ogni canestro esulta come fosse quello decisivo. La sua rabbia è incontenibile. Il suo compito è convincere tutti di quanto realmente sia determinante, di quanto possa spostare gli equilibri. Sogni ed ossessioni in lui ora viaggiano sulla stessa strada.
Vennero da Gatsby col sospetto della sua corruzione mentre lui stava in mezzo a tutti nascondendo un sogno incorruttibile. Era venuto da così lontano e il suo sogno deve essergli sembrato così vicino da non credere di non poterlo afferrare.
Un sogno che non viene realizzato è come una lettera che non viene mai letta.
Gabriele Manieri
@manieri11