C’erano andati vicini ormai, ma i Golden State Warriors non riescono a concludere la stagione regolare con l’imbattibilità casalinga: l’Oracle Arena infatti nella notte è caduta dopo ben 54 doppie vu consecutive, in una striscia cominciata addirittura nel gennaio 2015.
Artefici dell’impresa sono i giovani e terribili Celtics di coach Brad Stevens, autore di un vero e proprio capolavoro nel campo, assieme all’AT&T Center di San Antonio, più difficile della Lega. Boston era arrivata in California addirittura in back-to-back dopo la sconfitta della scorsa notte a Portland e si presentava inoltre priva di un uomo fondamentale come Jae Crowder, rientrato proprio contro i Blazers e non ancora in forma per sostenere le due gare consecutive. Ciò nonostante la banda di Stevens ha messo in campo un pazzesco agonismo e un’ottima applicazione difensiva, che ha costretto Steph e compagni a ben 22 palle perse (di cui 9 del solo MVP uscente).
Da parte loro i Warriors si sono trovati anche stanotte a dover rincorrere nell’ultimo quarto, come spesso è accaduto nell’ultimo periodo, ma stavolta, nonostante la rabbiosa reazione di Stephen Curry che ha guidato i suoi al rientro da uno svantaggio in doppia cifra a uno di 2 soli punti negli ultimi minuti di gioco, l’ondata gialloblu non è bastata per raddrizzare la partita. Ora la più lunga striscia di vittorie tra le mura amiche è detenuta dagli Spurs con 46.
Perso il record casalingo, ai Warriors non resta dunque che il celebre miglior record stagionale di sempre da provare a inseguire: a 6 partite dal termine, i Warriors si attestano dunque al record di 68-8 e hanno ancora buone possibilità di battere il celeberrimo 72-10, ma molto dipenderà dalla doppia sfida proprio con San Antonio che caratterizzerà questo finale, e da come gli stessi Spurs affronteranno l’impegno.