Warriors e Spurs, Spurs e Warriors: sono sempre loro sulla copertina della NBA non solo in questa stagione ma soprattutto in questa stagione. Nel terzo confronto della regular season i californiani hanno prevalso 112-101 sui texani portandosi avanti 2-1 nel computo degli scontri diretti e raggiungendo il traguardo dei 70 successi in stagione regolare, seconda franchigia della storia a riuscirci dopo i Chicago Bulls ’95-’96.
La sfida della Oracle Arena è stata dominata da Stephen Curry, autore di 27 punti e 9 assist alla sirena finale, ma è stata segnata anche da alcune curiosità. Protagonista assoluto Gregg Popovich che, ancor prima della palla a due, stupisce tutti schierando la rotazione classica, anziché far riposare in massa i propri big come spesso fa contro gli avversari più importanti che incontra per non scoprire troppo le carte.
Il coach degli Spurs prende subito il centro del palcoscenico dopo appena 59 secondi di gioco: tripla a bersaglio con chilometri di spazio per Klay Thompson, timeout San Antonio con Pop che rifila una ramanzina memorabile a Danny Green reo di aver perso il numero 11 dei Warriors nel primo vero possesso della partita. Un modo per strigliare non solo il prodotto di North Carolina, ma tutti i suoi giocatori per un avvio troppo soft in casa dei campioni in carica nonché rivali diretti: anche questo è Popovich.
Non se la passa meglio il collega Steve Kerr, o meglio: sul parquet tutto a gonfie vele con la vittoria Warriors che vale anche la sicurezza di avere il vantaggio del fattore campo nei prossimi Playoffs alle porte, ma il suo stato di salute non è ancora al top. Infatti, come confessato a Ramona Shelburne di ESPN, il 5 volte campione NBA da giocatore con le maglie di Bulls e Spurs ha rivelato di soffrire spesso e volentieri di terribili attacchi di emicrania, forse dovuti a qualche spostamento di liquido spinale dopo le due operazione alla schiena ma di questo non sono certi nemmeno i medici che lo seguono.
Una notte speciale per i Warriors ma anche per un giocatore neroargento, il simbolo degli Spurs, vale a dire Tim Duncan. Il numero 21 ha infatti scavalcato Reggie Miller nella classifica dei giocatori con più gare giocate nella Lega assestandosi all’ottavo posto ogni epoca con 1390, a una sola gara di distanza da colui il quale occupa la settima posizione ovvero l’attuale coach dei Milwaukee Bucks, Jason Kidd. L’ennesimo record per il prodotto di Wake Forest, qualche giorno dopo aver centrato le 1000 vittorie in carriera.