La prima parola che viene in mente sentendo pronunciare le parole Kobe Bryant?
Lakers? Fenomeno?
La cosa forse più affascinante che può venire in mente sentendo quelle due parole sono gli infiniti ricordi vissuti da bambini, nelle palestre e nei campetti vicino casa; la gioia e la libertà di quei momenti, giorni passati ad imitare Kobe, con gli amici di sempre. Fascetta sopra il gomito con il numero 8, scarpette Adidas e una voglia incredibile di avvicinarsi a lui in qualsiasi modo, tecnicamente, esteticamente, spiritualmente. Kobe è stato, forse per la sua incredibile costanza e lontananza dagli infortuni, l’atleta onnipresente, anno dopo anno, per due decadi, negli occhi dei fan del basket e non solo. Come se negli anni fosse diventato per tutti un punto fisso, compagno di vita, fonte di ispirazione, uno che c’era sempre. In TV, sulle magliette, sui cartelloni, ovunque si respirasse sport e basket. Già, perché Kobe è stato, per anni, “IL basket”, specialmente per parte della generazione Y, nata troppo tardi per apprezzare appieno le gesta di Jordan, lo stesso che in un’intervista ha dichiarato:
“Battere Kobe 1vs1? Non so come potrebbe finire la sfida tra me e lui. Mi ha copiato tutti i movimenti”
E ha ragione, come spesso gli capita in questo campo, Michael Jordan. Si, perché forse, la prima cosa che dovrebbe venire in mente quando si sentono le parole Kobe Bryant è “Impegno”. E come impegnarsi meglio nel basket se non cercando di copiare pedissequamente colui che ha rivoluzionato e portato ad un altro livello il gioco? Pur dotato di grande talento, Bryant non sarebbe diventato il secondo giocatore più dominante di tutti i tempi senza la sua ossessione disumana per il gioco e la sua etica del lavoro al limite del sostenibile. Simbolo di eccellenza, professionalità e intelligenza cestistica fuori dal comune, si ritirerà tra poche ore uno dei più grandi interpreti sportivi della storia e, forse più importante, per alcuni un pezzettino della propria vita e dei propri ricordi. Le parole di Federico Buffa nel video intervista riportato sotto riassumono egregiamente l’anima e la carriera di un personaggio epico dello sport, che domani notte, nella partita contro gli Utah Jazz, scriverà l’ultimo capitolo della sua saga vissuta per 20 anni, da assoluto protagonista, sui parquet NBA.
di Marco Malvezzi