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Come arrivano ai Playoffs

Prima dell’inizio di questa stagione, nessuno si sarebbe sognato di pronosticare per i Trail Blazers (44-38) una simile posizione al termine della Regular Season. Era logico prefigurare il più classico dei periodi di rebuilding. Almeno un paio di anni a lavorare, amalgamando veterani e giovani promesse, per poi magari ritentare la scalata alla Conference. Ben 4/5 del quintetto base – uno dei più rodati e stabili della NBA – se ne era andato: LaMarcus Aldridge ai San Antonio Spurs, Robin Lopez ai New York Knicks, Wesley Matthews ai Dallas Mavericks e Nicolas Batum ai Charlotte Hornets. Aggiungiamo che pure un ottimo elemento come Arron Afflalo ha lasciato l’Oregon per New York, e l’approdo alla lottery è cosa ovvia. E invece no. La pensavano tutti così, tranne l’ultimo rimasto a guidare la nave che sembrava affondare: Damian Lillard. Il #0, con il contributo sostanzioso di C.J. McCollum e di una ciurma rivelatasi all’altezza, è riuscito ancora una volta a guidare la nave nel porto sicuro dei Playoffs.

I Los Angeles Clippers (53-29), invece, nel corso della free agency avevano quasi perso DeAndre Jordan (i lettori ricorderanno la curiosa vicenda). Blake Griffin lo hanno perso davvero – per un periodo – a causa di un infortunio. L’ala grande ha saltato ben 45 partite ed è tornato solamente al termine della stagione regolare. Per lui solo 123 minuti in 5 partite dal suo ritorno, con medie molto al di sotto dei suoi standard: 10.4 punti, 6.8 rimbalzi e 4.2 assist. Ciononostante, Chris Paul è stato in grado di guidare la squadra al 4° posto a Ovest, dietro Warriors, Spurs e Thunder.

La sfida: Chris Paul vs Damian Lillard

Damian Lillard e Chris Paul. Credits to: www.nba.com, via Google.

Ormai all’undicesima stagione in NBA, la parabola della carriera di Chris Paul non sembra volerne sapere di scendere, almeno numericamente. Le medie di punti, assist, rubate e rimbalzi sono in linea – se non superiori – con quelle della carriera totale e degli ultimi anni. Paul rimane lo standard per i playmaker della lega: alle arcinote abilità di passatore, aggiunge un tiro dalla media fra i più pericolosi in circolazione. Ma le qualità del trentenne ex-Hornets non riguardano solamente il superlativo trattamento di palla e la rapidità di piedi che gli permette di superare in palleggio con facilità il difensore. Non bisogna sottovalutare – a dispetto della scarsità di centimetri in altezza – la sua fisicità. Sia in attacco, che in difesa Paul usa anche la forza fisica per creare situazioni di vantaggio o mettere in difficoltà l’avversario. La qualità in cui però veramente eccelle e sulla quale ha costruito le sue vittorie è mentale: la visione di gioco fuori dal comune gli permette di mettere a frutto tutte le abilità di cui si è parlato sopra. Poi, bisognerebbe tenere conto anche di un luogo comune. Quello che ricorda che, con due compagni di squadra come Griffin e Jordan, in realtà basterebbe solo alzare la palla dalle parti del ferro

La carriera di Damian Lillard è in crescita. Al 4° anno in NBA ha raccolto senza grossi problemi l’eredità di assoluto uomo franchigia a Portland e non si è mai fatto mancare dichiarazioni sopra le righe e performance da All-Star. Lillard è un giocatore e tiratore superlativo dal perimetro. Anche lui, come Chris Paul, è decisamente sotto misura rispetto alle point-guard che girano per la lega (“Chi ha detto Antetokounmpo?”), ma sembra non curarsene particolarmente. Bisogna segnalare che nelle quattro sfide di Regular Season contro i Clippers, Lillard ha segnato 18 punti di media (a fronte di oltre 25 in stagione) con 32% dal campo e 35% da tre (quasi 42% e 37.5% in stagione). Buona la prima al Moda Center il 20 novembre (con 27 punti), meno brillanti i tre testa-a-testa successivi. Nella sfida fra due delle guardie top nella lega, sembra quindi avere la meglio l’esperienza di Chris Paul. Sarà così, anche durante gli infiammati Playoffs? Staremo a vedere.

Fattore X: Il backcourt

C.J. McCollum vs J.J. Redick. Credits to: news.yahoo.com, via Google.

Lo scontro fra Clippers e Blazers vede affrontarsi due fra i backcourt più affidabili e produttivi della lega.

J.J. Redick, miglior tiratore dall’arco in stagione, affianca Paul ai Clippers. Redick ha tirato con il 47.5% in da tre in stagione. La coppia ha messo insieme 35.8 punti in combinata a partita. Aggiungiamo dalla panchina l’eterno candidato a sesto uomo dell’anno, Jamal Crawford (14.2 punti a partita) e Austin River, per ottenere un backcourt con grandissimo potenziale e facilmente adattabile alle situazioni.

A far coppia con Lillard c’è la rivelazione e candidato al premio di Most Improved Player C.J. McCollum. Durante il corso della stagione, i due hanno mostrato di essere in grado di infiammarsi e dominare offensivamente nelle più disparate occasioni. Sono 46 i punti di media in combinata in stagione (quasi 21 quelli di C.J.), e a mali estremi la soluzione potrebbe essere quella di lasciare briglia sciolta ai due prolifici marcatori.

Sull’esperienza, anche in questo caso, la differenza si nota. McCollum può vantare in curriculum solamente 11 partite di post-season, quando era ancora un (buonissimo) comprimario. Crawford conta 56 partite di Playoffs all’attivo, con una media in doppia cifra in tutte le 5 occasioni.

Punti di forza: Clippers

Frontcourt e panchina. Se per il backcourt l’unico discriminante evidente fra i due contendenti è l’esperienza, I Clippers hanno un vantaggio molto più netto nel frontcourt. Con un DeAndre Jordan da 12.7 punti, 13.8 rimbalzi e 2.3 stoppate a partita possono dominare il gioco vicino a canestro su entrambi i lati del campo. Tanto più se aggiungiamo Blake Griffin, che dopo il lungo stop deve ancora tornare a pieno regime, ma è pur sempre Blake Griffin. In panchina siedono “The Truth” Paul Pierce, ancora in grado di distinguersi, il versatile Jeff Green e due giocatori come Wesley Johnson e Cole Aldrich che hanno saputo rispondere “presente” durante la lunga assenza di Griffin. Considerando anche l’infortunio di Myers Leonard per i Blazers, Coach Terry Stotts ha molte gatte da pelare.

Punti di forza: Trail Blazers

La squadra, zero pressioni. I marcatori designati sono Lillard e McCollum, anche perché fare affidamento su Al-Farouq Aminu, Allen Crabbe, Mason Plumlee, Gerald Henderson, Maurice HarklessNoah Vonleh ai Playoffs sembrerebbe, con tutto il rispetto, poco saggio. Ciononostante, sottovalutare questa squadra è stato uno degli errori più comuni ed evidenti nei pronostici di inizio stagione, visto il risultato finale. Nel periodo più roseo per Portland, dal 10 gennaio all’1 marzo (18 vittorie in 22 partite), Aminu ha giocato la miglior pallacanestro della propria carriera e Harkless si è rivelato a propria volta una possibile arma offensiva, con doppia cifra in 5 occasioni consecutive e una partita da 32 punti. Se il peso dell’attacco dovesse veramente dividersi fra i compagni e non solo fra Lillard e McCollum, allora Coach Doc Rivers potrebbe avere qualche grattacapo in più nel trovare la quadra.

I quintetti e le statistiche essenziali

Los Angeles Clippers – Chris Paul (19.5 ppg, 10.0 apg), J.J. Redick (16.3 ppg, 1.4 apg), Luc Richard Mbah a Moute (3.1 ppg, 2.3 rpg), Blake Griffin (21.4 ppg, 8.4 rpg), DeAndre Jordan (12.7 ppg, 13.8 rpg)

Portland Trail Blazers – Damian Lillard (25.1 ppg, 6.9 apg), C.J. McCollum (20.9 ppg, 4.3 apg), Maurice Harkless (6.4 ppg, 3.6 rpg), Al-Farouq Aminu (10.2 ppg, 6.1 rpg), Mason Plumlee (9.1 ppg, 7.7 rpg)

Pronostico

Clippers 4 – Blazers 2

di Alessandro Bonfante

LAC vs POR

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Pubblicato da
Simone Ipprio

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