Gemelle diverse, potremmo dire. Sì, perché Miami e Charlotte condividono più di un punto nel corso della loro ancor giovane traiettoria in NBA, iniziata per entrambe nel 1988: ma se per gli Heat la via verso la gloria è stata rapida e fruttuosa, con tre titoli ed una nutrita lista di partecipazioni ai playoffs, lo stesso non si può purtroppo dire per gli Hornets, franchigia dall’esistenza ben più travagliata e fatta di fiaschi, magre consolazioni e persino un temporaneo addio alla loro North Carolina, prima di passare nelle mani di un certo MJ… Saranno questi due teams, giunti rispettivamente primo e terzo nella Southeast division, a combattere per un posto tra le migliori quattro squadre dell’Eastern Conference.

 

IL PERCORSO: MIAMI

A causa della loro appartenenza alla medesima Divisione, gli scontri tra Heat ed Hornets sono tutt’altro che rari: nei quattro matches previsti nella appena trascorsa regular season, il verdetto è stato di assoluta parità, con due vittorie a testa per le nostre contendenti. Miami, dopo una partenza altalenante, è riuscita a trovare un proprio equilibrio che l’ha vista mietere importanti vittime come Cleveland, Oklahoma City e Toronto, dandole la corona di regina del Sudest per la quinta volta in sei anni anche grazie al 3-1 ottenuto nei confronti della più diretta avversaria a livello “locale”, Atlanta. Il merito di un simile bilancio, che va a riscattare la franchigia della Florida dalla deludente stagione 2014-15, è soprattutto di Dwyane Wade e Hassan Whiteside, ormai rodati e portatori di ottimi numeri (e risultati). Non vanno però dimenticati gli apporti dello sloveno Goran Dragic e del sudanese Luol Deng, oltre all’ormai collaudato Chris Bosh, a Miami da sei anni ed al rientro dopo il lungo stop per ragioni mediche. Proprio il peggiorare delle condizioni fisiche di Bosh rende però la sua presenza sul parquet un’incognita per questi playoffs: CB4, ormai da qualche tempo afflitto da problemi a un polmone: dopo la pausa per l’All-Star Game il controllo della regia è stato quindi perlopiù compito di Dragic e Wade, con ottimi riscontri.

 

IL PERCORSO – CHARLOTTE

Nonostante alcune fasi travagliate, Charlotte ha giocato un’altrettanto buona stagione, risultando particolarmente pericolosa in casa (trenta vittorie ed undici sconfitte). Il terzo gradino del podio nella Southeast Division non mette gli Hornets in alcun modo in posizione subordinata rispetto agli Heat, con i quali (ennesimo punto in comune!) condividono anche il bilancio stagionale di 48 vittorie e 34 sconfitte. La ciurma di coach Clifford ha perso soltanto tre incontri casalinghi negli ultimi mesi, ed una rapida occhiata alle statistiche di regular season consente subito di farsi un’idea di chi sia stato il trascinatore dei Nostri: Kemba Walker, autore tra l’altro di 52 punti (suo picco stagionale) contro Utah a gennaio: il play nativo del Bronx, che in questa stagione ha raggiunto sicuramente la maturità atletica e una consapevolezza tattica dei propri mezzi, può contare peraltro sull’apporto di Al Jefferson e Jeremy Lin, quest’ultimo primo atleta americano di origini cinesi a giocare in NBA.

 

LA SFIDA

Lo scontro sarà dunque tra le due colonne portanti delle rispettive franchigie: da una parte, Dwyane Wade; dall’altra Kemba Walker, che grazie ai costanti segni di miglioramento e agli exploit della regular season appena terminata si profila come un interessante avversario del primo. Wade, che ha attraversato in lungo e in largo il periodo dorato di Miami, ha però l’esperienza e le carte in tavola per poter dire la sua nel duello con il più giovane e relativamente inesperto antagonista nella lotta per il passaggio del turno; un ottimo interscambio tra Walker e Jefferson, che permetta a quest’ultimo di penetrare in profondità nell’area di tiro della squadra della Florida di fatto “bucandone” il sistema difensivo potrebbe tuttavia causare un bel po’ di grattacapi agli Heat, che tuttavia danno il meglio di sé con Wade impegnato nei confronti uno contro uno. Il fattore decisivo, dunque, sarà l’apporto che i restanti quattro componenti del quintetto riusciranno a fornire ai loro leader, sia per quanto riguarda i titolari, sia -e soprattutto- mediante le panchine, chiamate a dare il meglio di sé specialmente in un’ottica di sfiancamento dell’avversario.

 

I COACH

La padronanza delle tattiche di gioco e la prontezza a fornire soluzioni immediate ed efficaci sarà tutta nelle mani dei due coach: da una parte Erik Spoelstra, primo allenatore americano di origini asiatiche ad allenare una franchigia nordamericana (non notate anche qui un punto di contatto con l’appena citato Jeremy Lin?) nonché traghettatore di Miami a due titoli e sei apparizioni consecutive ai playoffs; dall’altra Steve Clifford, di nove anni più anziano, dal 2013 in North Carolina: il suo palmares è sicuramente più scarno, ma i suoi numerosi anni come assistant coach nelle più svariate città dell’NBA (da New York ad Houston, passando per Los Angeles ed Orlando, ma con un passato anche nella nostra Siena) lo rendono un interessante outsider. E’ anche la sfida degli allenatori “puri”: sia Spoelstra che Clifford, infatti, hanno giocato a basket soltanto a livello universitario, focalizzandosi molto presto sul lavoro “dalla panchina”. Un ultimo, ed interessante, punto di contatto per quella che si annuncia essere una delle sfide più equilibrate di questo turno inaugurale di playoff.

di Meneghetti Marco

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MIA vs CHA

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Simone Ipprio

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