E’ tempo di playoff per i campioni in carica NBA. Tra le mura di casa i Golden State Warriors ospitano i deludenti Houston Rockets, che han conquistato i playoff solamente all’ultimo match disponibile della regular season (ringraziando i 60 punti di Kobe).
I primi minuti di gioco riflettono la stagione della franchigia della baia che parte con un secco 6-0 tanto da costringere gli avversari a rinfrescarsi le idee con il primo timeout della serie. Recepito il messaggio? Difficile cambiare le sorti di un match praticamente già indirizzato fin dalle prime battute quando gli Warriors fanno gli Warriors, che si ritrovano già in doppia cifra di vantaggio a metà quarto e volano a +15 grazie ai soliti noti (leggasi Stephen Curry & Draymond Green) con l’ulteriore apporto di un Efestus Ezeli in formato post-season. Il quarto si chiude con l’hack-a-Capela che si conferma pessimo tiratore di liberi (38% in stagione) e sancisce il punteggio di 33-18 per i padroni di casa . Nota a margine: da segnalare la solita “furbizia” fisica di Patrick Beverley che si allaccia con Curry, che non fa nulla per evitare il contatto, e causa un doppio-tecnico che non scalfisce le qualità dell’MVP in carica: sono 16 i suoi punti nei primi 12 minuti della serie.
Houston in campo non c’è, o meglio non vuole esserci, e si vede. Howard è troppo molle (chiude il match con 14 punti e 11 rimbalzi), e se la difesa non funziona, certo non si può dire qualcosa di meglio dell’attacco che troppe volte si affida sulle singole giocate improvvisate sfruttando il solito pick&roll centrale. Per questo anche il team delle riserve degli Warriors riesce a tenere bene il campo e a mantenere il largo per l’intera metà del secondo quarto, quando la palla passa ai titolari. E il protagonista è sempre lui: Stephen Curry, che chiude il primo tempo con 24 punti e anche una grandissima presenza difensiva. Da sottolineare un piccolo problema fisico per lui, va dritto negli spogliatoi a un minuto dal termine del secondo quarto a causa di un dolore alla caviglia destra che lo fermerà per quasi tutto il resto del match. Mentre per aiutarci a sottolineare l’inizio disastroso di Houston basti osservare diverse piccole cose: la palla persa in seguito di un rimbalzo contestato da Beverley e Howard, che non si accorgono di essere gli unici in zona; i tantissimi falli offensivi prodromi del nervosismo che viene scaturito ad ogni fischio da parte degli arbitri; 4 falli di un James Harden irriconoscibile; Howard che sbaglia una “bimane” in solitudine. Ecco spiegato il 60 a 33.
La storia non sembra cambiare nel terzo quarto, ma solo fino a quando Steph Curry rimane in campo. Passano poco più di 2 minuti e il giocatore natio di Akron è costretto nuovamente a chiamare timeout e prendere la strada degli spogliatoi per farsi curare la caviglia problematica. Questo è l’evento che manda in confusione i padroni di casa che senza la loro guida perdono troppi palloni e vengono bombardati da Harden, il quale colpisce con 13 punti pesanti, utili a diminuire lo svantaggio da -29 a -16. Basta un timeout riparatorio e il team di Kerr ritrova i binari giusti per concludere il terzo periodo di gioco sull’82 a 60.
Gli ultimi 12 minuti della partita sono solo una formalità. L’unico episodio del quarto-quarto fa riferimento ad un contatto di gioco un po’ troppo acceso tra Draymond Green e Donatas Motiejunas che finisce con un doppio tecnico sancito dagli ufficiali di gara. Il garbage time arriva presto e trascina il match al risultato finale di 108-74. Mente già a gara 2, con uno Stephen Curry che non dovrebbe essere in dubbio.
TABELLINO
Houston Rockets @ Golden State Warriors 78-104
Golden State Warriors: Stephen Curry 24, Thompson 16, Green e Speights 12
Houston Rockets: Harden 17, Howard 14, Ariza 9