Tra il record fantascientifico di Golden State e il ritiro del Mamba l’occhio di bue quest’anno si è fermato meno del dovuto sul corpo bionico del Prescelto, il quale vive di attenzioni altrui e l’ultimo scampo di regular season dimostra che ancora le merita eccome. Di fronte al tridente delle meraviglie KL, Kyrie e King James c’è una squadra che il genio Stan Van Gundy ha riportato ai playoff dopo sette lunghi anni di digiuno. Sembra un testa coda annunciato ma la coda ha vinto 3 incontri su 4 contro la franchigia dell’Ohio in regular season, precedenti che si fanno sentire in avvio di partita con Detroit avanti 11-9 dopo la tripla di Reggie Jackson. Il play nato a Pordenone è ben coadiuvato da Morris e Caldwell-Pope in grado di costruirsi tiri più che discreti e di allungare la forbice. Il solito Lebron mette le cose a posto, ne firma 10 nel primo tempo e conferma il presentimento che se vuole andare al ferro ci va, punto. Nel secondo quarto con le panchine ad accumulare minuti Detroit dà l’impressione di essere arrivata in condizioni fisiche migliori e la difesa dei Cavs fa acqua da tutte le parti consentendo agli altri di tenere la testa avanti. La squadra di Tyron Lue vive di folate dei suoi campioni e Kevin Love si dimostra un arma eccezionale per aprire il campo e per sfruttare i movimenti in post di difficile lettura da parte dei lunghi in maglia Pistons. La partita è punto a punto, nessuna delle due compagini sembra in grado di propiziare una fuga; sono due squadre che giocano a specchio e Cleveland non riesce a sfruttare il maggior talento a disposizione, complici anche le ottime rotazioni difensive degli uomini di Van Gundy. Morris continua a fare il bello e il cattivo tempo con la palla tra le mani e una tripla di Caldwell-Pope chiude il primo tempo sul 58-53 Pistons i quali tirano con un surreale 62% dal campo e 63% da tre punti. La situazione non piace particolarmente in casa Cavaliers e Irving inizia il terzo parziale con una tripla aperta su assist di James (7 assist in quel momento chiuderà a quota 11), un jumper dal palleggio che ristabilisce la parità e un altra bomba da oltre l’arco in transizione sempre su assistenza del Re. Sembra l’inizio di una nuova partita ma psicologicamente i Pistons non mollano di un centimetro; finalmente Drummond comincia a bloccare ogni qual volta Jackson ha la palla tra le mani e un pick and roll del genere crea più di qualche grattacapo alla difesa non impeccabile dei Cavs. La mossa di giocare con Tristan Thompson titolare rischia di essere un arma a doppio taglio visto che le energie profuse in difesa, e spesso vanificate dallo strapotere fisico del miglior rimbalzista NBA (anche stanotte doppia doppia da 13+11), si fanno sentire in attacco dove il suo apporto è minimo e anzi non fa altro che intasare l’area avversaria. Ogni volta che Cleveland è in difficoltà la palla va ai soliti noti che puntualmente ricordano il motivo del seed #1 ad Est. Lebron e Irving giocano una pallacanestro tecnicamente superiore ma a basket si gioca in cinque e se non bastano quei cinque c’è la panchina con quella di Detroit in serata, guidata da un Blake modalità playoff, un Reggie Bullock infallibile dal campo e quel Stanley Johnson che farà parlare di se in futuro. A inizio terzo quarto la squadra di Van Gundy è avanti di due lunghezze che con la tripla di Bullock diventano 7 e iniziano a svegliare i demoni tra le fila avversarie. Finalmente Cleveland inizia a muovere la difesa in maniera costante, prima Jefferson in angolo spara da tre punti e poi Dellavedova inizia un azione che ricorda molto il movimento di palla degli Spurs ultimato dallo stesso play australiano con un long two che vale il -2. La partita è bellissima, è una battaglia punto a punto che non sembra voler decretare un vincitore sopratutto quando Reggie Jackson in transizione spara la tripla del 88-88 pari ricordando vagamente le movenze del ragazzo con il 30 sulle spalle che gioca in California. Serve la leadership silenziosa del terzo asso del mazzo, quel Kevin Love che sembra finalmente integrato nel sistema offensivo dei Cavs e mette un paio di triple che scavano il solco decisivo. Dopo l’ennesima penetrazione di Jackson senza la minima opposizione ci pensa Lebron a catechizzare Irving e per 5 minuti Cleveland decide di difendere seriamente. Meglio tardi che mai! Negli ultimi minuti Jackson predica nel deserto, le mani di Caldwell-Pope ma soprattutto di Marcus Morris (19 punti nel primo tempo UNO nel secondo) sono congelate dalle continue scorribande del duo Lebron-Kyrie. Finisce 106-101 in favore degli uomini di Lue, in combinata i big-three ne mettono 81 dimostrando una più che ovvia dipendenza da certe bocche da fuoco. Per Van Gundy sono previste nottate in bianco a rimuginare sulla formula magica per fermare quei tre, intanto ha trovato una squadra coriacea e combattiva a sua disposizione capace di spaventare chi è condannato a vincere. Così scontata questa serie non è.