Un primo quarto da 41 punti realizzati (record di franchigia eguagliato) a mettere subito le cose in chiaro e poi la gestione del vantaggio nei restanti 36 minuti. In molti speravano in una partita equilibrata, ma gara 1 tra Miami e Charlotte è stata sostanzialmente una mattanza: 123 a 91 in favore della squadra della Florida, con gli Hornets apparsi affannati, senza troppe idee (soprattutto in difesa) e mai in grado di riacciuffare una gara sfuggitagli subito e mai più ripresa.
Miami Heat:
WHITESIDE, 7: Alto, lungo, dominante (e fin qui, nulla di nuovo). Riesce ad adattarsi alle diverse tipologie di lungo schierate da coach Clifford, uscendo sempre vincitore dai vari “duelli individuali”. 21-11-3 in 26 minuti, is it enough? Superman.
DENG, 8: Il migliore sul parquet, in entrambe le metà campo. Decisivo il suo apporto offensivo nello strappo di inizio gara, presente come al solito in difesa, in aiuto o in 1 vs 1. Un balzo indietro nel tempo di almeno 5 anni. Ringiovanito.
WADE, 7:Il +28 di plus/minus nei 26 minuti in cui resta in campo fa ben capire quanto sia ancora decisivo l’impatto di D-Wade sulla gara. E’ palesemente il terminale offensivo più pericoloso della squadra, inventa un paio di canestri dei suoi, distribuisce a tempo perso 7 assist. Buon lavoro, D-Wade! Chioccia.
Dwyane Wade (credits to sportingnews.com)
WINSLOW – RICHARDSON – JOHNSON, 6,5: Le giovani leve degli Heat impattano alla grande con i Playoff. Partita fisica, solida in difesa ed utile in attacco. La pressione non gioca brutti scherzi e la gara va anche dove vogliono loro. Buona la prima.
STOUDEMIRE, 6,5: Se ne facciamo una questione di non dover pensare troppo alla difesa, giocare contro lunghi più statici ed attaccare il ferro, Amare resterà uno dei migliori giocatori al mondo per i prossimi 10 anni. Il suo habitat naturale, in cui sguazza per 16 minuti in uscita dalla panchina. Divertito.
Charlotte Hornets:
BATUM, 6,5: Unico terminale offensivo affidabile, chiude con 24 punti, qualche tabellata non dichiarata, in una gara che mostra chiaramente come sia uno dei pochi all’interno della sua squadra ad essere pronto per una sfida Playoff.
WALKER, 5,5: Non incide come ci si aspetterebbe dall’All Star visto negli ultimi mesi a Charlotte. Subisce troppo a livello difensivo l’agilità delle guardie degli Heat e non riesce mai a mettersi e mettere in ritmo la propria squadra. Alla fine si ritrova schiacciato sotto il fardello di un plus/minus da -32 che lascia davvero pochi dubbi. Bocciato.
PACCHETTO LUNGHI, 5: Nessuno riesce ad incidere come sperato. Zeller parte in quintetto ma viene subito surclassato da Whiteside. L’ingresso di Al Jefferson cambia non di molto le cose: certo, il numero 25 è un riferimento offensivo valido, ma questo non sposta troppo le dinamiche di una partita che aveva già ampiamente preso una piega in favore degli Heat. Alla fine il più positivo è proprio Kaminsky, che gioca 18 minuti (non quelli decisivi diciamo) e non tira mai dal campo. Mai. Forse la prossima volta, toccherà ripartire da qui. Lunghi, ma non troppo.