Dichiarazioni bomba di Jimmy Butler: “Se non facciamo i Playoffs è colpa mia”

La stagione 2015/16 è stata un’assoluta doccia fredda per i Chicago Bulls, fuori dai Playoffs per la prima volta dall’annata 2007/08. Anche in una stagione così negativa, però, la franchigia della Windy City sembrava aver trovato una nota lieta in un Jimmy Butler perennemente in ascesa e ormai arrivato con pieno merito al rango di All Star. Nonostante ciò, Butler ha rilasciato delle dichiarazioni sorprendenti a Teddy Greenstain del Chicago Tribune, assumendosi tutta la responsabilità del fallimento dei Bulls:

Sono io il motivo per cui non facciamo i Playoffs. Ne sono consapevole. Non ne sono felice, ma ne sono consapevole. Perché mi renderà soltanto migliore e più forte.

Dichiarazioni apparentemente inspiegabili, dal momento che quest’anno Butler è stato il migliore dei Bulls: leading scorer dei chicagoini (20.9 pts a partita), miglior assistman (4.8 ass a partita) e il più efficace difensore perimetrale della squadra, Butler è stato il catalizzatore della maggior parte dei successi dei Bulls. Lo dimostra il fatto che, quando un infortunio al ginocchio lo ha tenuto fuori dal parquet per 15 partite la squadra ha collezionato un record di 5-10 (il record dei Bulls con lui in campo è stato di 37-30).

Ma anche così, Butler non pensa di aver fatto abbastanza:

Non sono stato abbastanza costante. Ho giocato ottime partite, buone partite, partite decenti e partite orribili. Non voglio più giocare partite orribili o decenti. Delle buone partite possono aiutarci a risalire la china. Le ottime partite possono farci vincere.

Probabilmente i problemi di Butler sono più interni allo spogliatoio che relativi al suo gioco. Indiscrezioni e pettegolezzi parlano di compagni di squadra esasperati dall’ego del giocatore e dal trattamento preferenziale che sembrerebbe ricevere da parte del mangement dei Bulls, mentre Butler avrebbe avuto di che discutere, durante la stagione, sia con il coach Fred Hoiberg, che con Derrick Rose. Ma questi problemi relazionali sono qualcosa a cui il #21 di Chicago vuole porre fine già da questa estate, nella quale si propone di lavorare insieme a Rose:

Penso che lo faremo. Quando si perde bisogna trovare qualcosa di cui parlare, e perché non parlare di quello? Di sicuro è una grande storia. Penso che non abbia nulla a che fare con questo. Ma, sì, ci alleneremo insieme, e troveremo un modo per coesistere sul campo.

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Pubblicato da
Simone Simeoni

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