Il teatro è lo stesso di tre giorni fa, l’obiettivo idem. L’AmericanAirlines Arena vede contrapposte due compagini pronti a darsi battaglia per raggiungere quella vittoria che riaprirebbe i giochi in casa Hornets e che allo stesso tempo consoliderebbe i più che mai leciti sogni di gloria in quel di South Beach. E’ tempo di Gara-2!
L’equilibrio è la costante della prima frazione di gioco, con entrambe le squadre che cercano con successo di coinvolgere i rispettivi lunghi: Whiteside e Zeller danno vita ad un’appassionante sfida sotto le plance che col passare dei minuti volge sempre più a favore del centro di Miami. Fin dai primi minuti gli Heat sono costretti a spendere un gran numero di falli che nell’economia della gara potrebbero avere ripercussioni di un certo peso e che per il momento si limitano a far accomodare in panchina Whiteside, autore di una prova offensivamente convincente. Wade e Walker prendono le redini delle rispettive squadre con la complicità delle difese, apparse fin da subito non esattamente impenetrabili. Lin scuote compagni e avversari con le sue penetrazioni, spesso premiate da viaggi in lunetta, mentre Miami non riesce per il momento a bissare la prestazione di Gara-1 perdendo molti palloni per mano dei suoi uomini chiave: il primo quarto si chiude sul 29-29, con l’impressione che gli Hornets siano scesi in campo con un altro atteggiamento rispetto a tre giorni fa.
Nel secondo quarto assistiamo ad una delle performance individuali più rilevanti di questi primi assaggi di Playoff: Al Jefferson, riserva di lusso degli Hornets, decide di insegnare qualche trucchetto del mestiere al giovane Whiteside, mettendo a segno ben 16 punti nella sola seconda frazione (solo Jordan e Hardaway meglio di lui contro Miami). Purtroppo Big Al si renderà presto conto di predicare nel deserto: soltanto Kemba Walker sembra parlare la sua stessa lingua, mentre il resto dei compagni non riesce ad incidere sulla gara. Whiteside prende sempre più confidenza con il canestro avversario e con la collaborazione di Dragic (due triple in rapida successione per lui) porta a 7 i punti di vantaggio dei suoi. Le difese sembrano preferire la sabbia di South Beach al parquet dell’AmericanAirlines e Wade trascina i suoi ad un perentorio vantaggio di 14 lunghezze, poi scalfito dal rabbioso buzzer beater di Walker che vale il 72-60. Record di franchigia per gli Heat, il cui 74,4% al tiro rappresenta la miglior percentuale realizzativa in un quarto.
Il terzo quarto si apre con una rocambolesca serie di rimbalzi offensivi degli Hornets che si risolvono in un nulla di fatto, ci penserà poi Deng ad insegnare loro l’arte della concretezza, seguito a ruota da Batum. I punti di vantaggio di Miami galleggiano stabilmente oltre la doppia cifra nella prima parte (grazie anche a qualche errore al tiro da entrambe le parti), fino all’84-69 che obbliga Steve Clifford a chiedere il timeout. Una clamorosa stoppata di Wade ai danni di Walker infiamma il suo adorante pubblico, che pochi secondi dopo ammira il giovane Richardson infilare 5 punti consecutivi che costringono coach Clifford ad interrompere nuovamente il gioco quando sono tre i minuti ancora da giocare. Jefferson prova a suonare la carica ma i suoi non sembrano essere all’altezza del loro grintoso centro; un blocco giudicato irregolare condanna Whiteside ad una nuova panchina forzata, tocca dunque a Stoudemire cercare di contenere Jefferson. Gli Hornets riescono a rosicchiare qualche punto, ma alla fine del quarto sono 13 i punti che li separano dai padroni di casa.
A’mare si dimostra un sostituto all’altezza dando vita ad un bel duello con un Jefferson in serata di grazia. Pubblico e giocatori rimangono con il fiato sospeso per la torsione innaturale della caviglia sinistra di Batum, che torna negli spogliatoi in via precauzionale zoppicando vistosamente. Dall’altra parte della barricata Winslow si dimostra a suo agio anche nella metà campo offensivo trovando anche una schiacciata degna dello Slam Dunk Contest, mentre Stoudemire dà spettacolo punendo gli Hornets con un Eurostep degno del miglior Harden e riuscendo ad arginare le iniziative dell’incontenibile Jefferson. Il tempo scorre e gli Heat gestiscono bene il cronometro, ma le folate di Walker e 2 punti di Kaminsky permettono agli Hornets di rifarsi sotto arrivando a -10 dai rivali. Una lunga serie di viaggi in lunetta per entrambe le squadre lima ulteriormente il vantaggio di 3 punti, ma ci pensa Flash a tenere lontani Kemba e soci. Quest’ultimo smarrisce la lucidità necessaria nelle azioni clou e le sue sanguinose palle perse (degna di nota la stoppata di Josh Richardson) consentono a Wade e Deng di chiudere virtualmente la gara sul punteggio di 111-100 ad un minuto dal termine. L’ultimo giro di orologio se ne va senza emozioni, con Gara-2 che si chiude sul 115-103.
Sebbene dal punto di vista dell’atteggiamento ci siano stati dei miglioramenti, a questo punto per gli Hornets di Coach Clifford si fa davvero dura. Miami vince senza troppi affanni e spera di poter chiudere la partita a Charlotte, ma è ancora presto per poter fare calcoli, ci sono ancora due partite cruciali da giocare. Ora la serie si sposta in North Carolina, con la speranza che l’aria di casa possa infondere nuova linfa nei beniamini della Time Warner Cable Arena.