Dopo i due successi consecutivi targati Miami Heat, la serie si sposta in North Carolina, dove i padroni di casa sperono di riaprire la serie tra le mura amiche, trascinati dal calore del pubblico della Time Warner Cable Arena. Compito non certo tra i più semplici, visto che l’infortunio di Nicolas Batum in Gara-2 obbliga Steve Clifford ad inserire l’inesperto Kaminsky in quintetto, spostando Marvin Williams nello spot di Ala Piccola e sostituendo un deludente Cody Zeller con l’ispirato Al Jefferson. Nessuna novità invece nel quintetto di Erik Spoelstra, che schiera i soliti Dragic, Wade, Johnson e Deng a supporto di Whiteside, incaricato di dettare legge nel pitturato.
Il primo quarto si apre sotto il segno di Luol Deng, che mette a segno ben 4 triple rischiando di compromettere l’equilibrio della gara già nei primi minuti. Fortunatamente per gli Hornets ci pensa il solito Jefferson a tenere a galla i suoi, coadiuvato dalle folate offensive di Walker e del subentrante Jeremy Lin. Marvin Williams mostra incoraggianti segnali di ripresa dopo le immotivate ferie delle prime due partite, mentre tra i Miami Heat sorgono i primi problemi legati ai falli di Whiteside e Dragic. Le due squadre lottano alla pari per tutti i primi 12 minuti di gioco e la prima frazione si conclude 29-28 per la squadra di casa, che chiude il quarto con il fiato sospeso per un colpo subito da Lee (nulla di grave per lui).
La giocata della notte porta la firma del redivivo Williams: è lui ad aprire le danze nel secondo quarto grazie alla sua penetrazione con schiacciata in testa al malcapitato Stoudemire. Anche nella seconda frazione di gara la partita si dimostra equilibratissima e apparentemente alla portata di entrambe le squadre; Spoelstra dà spazio ai suoi promettentissimi rookie, che però stavolta deludono le attese a causa dell’ottima difesa imbastita dagli Hornets, che costringe Miami a perdere molti palloni importanti. Lin non fa rimpiangere Kemba Walker dirigendo le sortite offensive dei suoi, guadagnandosi parecchi viaggi in lunetta e caricando di falli gli avversari. Whiteside torna dall’esilio forzato in panchina e dimostra a tutti di essere il pericolo numero uno in entrambe le metà campo, il tutto a spese del povero Zeller, costretto ben presto a lasciare spazio a Jefferson. Una lunga serie di errori, intervallata da qualche sporadico canestro, fa scorrere i titoli di coda sul primo tempo, al termine del quale le squadre rientrano negli spogliatoi sul punteggio di 49-44 per Charlotte; a fare la differenza, al netto delle triple di Deng che rappresentano un terzo della produzione offensiva di Miami, sono i punti nel pitturato (26-14) e soprattutto quelli in uscita dalla panchina (17-5).
Johnson sbaglia due tiri consecutivi dal coefficiente di difficoltà non elevatissimo, dall’altra parte invece gli Hornets protestano per due presunti falli non fischiati su Jefferson e Walker. E’ Deng ad approfittare del momento di confusione dei locali mandando a bersaglio l’ennesima tripla della serata, seguita a ruota da un jumper di Dragic che costringe Steve Clifford a chiamare il timeout sul punteggio di 51-49. I consigli del coach danno immediatamente i loro frutti: gli Hornets difendono alla perfezione cancellando qualsiasi tentativo d’attacco degli avversari e nella metà campo glamour le spaziature si rivelano essere quelle giuste per mandare in tilt la difesa degli Heat. Kaminsky si ricorda soltanto a metà del quarto di essere soprannominato “Tank” e realizza il suo primo canestro contro Miami, che nei minuti successivi non riesce a contrastare efficacemente il carro armato di Winsconsin: Frank The Tank sfrutta il matchup favorevole contro il povero Winslow e con la collaborazione dei fidati Kemba e Lin porta i suoi alla doppia cifra di vantaggio. Gli animi si scaldano e Dragic, dopo aver realizzato una tripla, ha qualcosa da ridire a Walker, che però lascia parlare il campo con un paio di ottime penetrazioni in area nemica. Il quarto fallo di Whiteside è l’ennesimo segnale negativo per la difesa di Miami, ormai in balia degli avversari: i 22 punti realizzati da Charlotte negli ultimi 7 minuti contro i miseri 5 di Miami rappresentano un’esaustiva spiegazione del 75-58 con cui si chiude il terzo quarto.
Wade e compagni tentano timidamente di rifarsi sotto nell’ultima frazione ed è proprio l’idolo di South Beach a mettere per primo la firma sul tabellino dei marcatori, ma la tripla di Williams e il canestro di Zeller sembrano ribadire che non si può arrivare a Charlotte e pensare di vincere facile come in Florida. Perfino Spencer Hawes, rimasto nell’ombra nelle due precedenti gare, riesce a trovare la via del canestro, eppure Whiteside non si rassegna e tenta la rimonta in solitaria con la consueta ed intensissima difesa e qualche azione degna di nota nel pitturato avversario. Per sua sfortuna però i suoi compagni hanno dimenticato negli spogliatoi il coltello da mettere tra i denti e ben presto anche lui viene frenato dal suo quinto fallo e dalla cronica difficoltà nel tiro libero (in linea con le percentuali della squadra). Zeller si rivela un efficacissimo rimbalzista e segna con costanza, i suoi compagni invece non approfittano degli errori di Miami e sprecano molte occasioni, ma ormai le sorti della gara sembrano inesorabilmente volgere a favore dei padroni di casa. A pochi minuti dal termine il margine è ormai troppo ampio da colmare e i due coach inaugurano ufficialmente il garbage time, dando spazio alle seconde linee; il punteggio finale è di 96-80, con gli Hornets che ottengono una vittoria che ai Playoff mancava dal 9 maggio 2002.